A meno di un anno di distanza dalla pubblicazione del primo volume dedicato al Clan dei Lupi, in libreria è appena arrivato La Leggenda dei Quattro – Il Clan delle Tigri, titolo che va ad arricchire il già variegato catalogo de Il Battello a Vapore (Edizioni Piemme).
Il romanzo di Cassandra O’Donnell, un fantasy di formazione per lettori giovani e ancora assetati di sorpresa e magia, si presenta immediatamente con una copertina dalla grafica meravigliosa e sebbene sia vero il detto per cui un libro non va mai giudicato dalla copertina, è altresì corretto dire che una buona copertina rappresenta comunque un ottimo biglietto da visita, specie se poi la lettura si rivela essere piena di magia e avventura.
Il Clan delle Tigri, la trama
Per gli Yokai, esseri mutaforma che dirigono il mondo, i tempi non sono dei migliori. Come si era già visto nel primo capitolo della saga, infatti, dopo innumerevoli anni passati sotto il gioco di queste creature soprannaturali, gli esseri umani hanno alzato la testa e hanno deciso di controbattere.
La guerra con la fazione umana, però, è solo uno dei molti problemi che gravano sui quattro protagonisti, ognuno facente parte di un clan diverso. Maya, del clan Lupai è considerata la responsabile pressoché assoluta della guerra con gli esseri umani.
Bregan del clan dei Taigan è occupato a resistere ad una sorta di lotta interna, dal momento che nessuno lo vuole al trono. Come se non bastasse la sua preoccupazione (e i suoi sentimenti) per Maya rappresentano tanto una distrazione, quanto un punto debole.
Wan, dei Serpai, si presenta ad un primo sguardo come l’unico personaggio che non ha alcuna preoccupazione, ma ben presto farà emergere un suo lato quantomeno inedito. Nel, invece, principessa dei Rapai ha come maggior preoccupazione quella di proteggere i suoi nuovi amici, contro i dogmi dettati dalla divisione in clan.
Il futuro del mondo e degli Yokai, dunque, oscilla tra le mani di questi giovani eroi che non vogliono sottostare a regole vetuste e che faranno di tutto per sopravvivere e migliorare l’esistenza del proprio popolo.
Si sopravvive insieme
Il Clan delle Tigri, come secondo volume di una saga, correva il rischio di essere un titolo di transito, così come Il Clan dei Lupi si era mostrato prettamente introduttivo per il mondo degli Yonkai e delle sue regole.
Invece questo secondo titolo di Cassandra O’Donnell si presenta immediatamente con una marcia in più e un’attenzione maggiore verso il ritmo e l’azione, che passa attraverso le sfide che i molti personaggi devono affrontare.
Lo stile lineare, pulito e lucido della scrittrice permette ai lettori – giovani o meno che siano – di entrare in questa storia che sa un po’ di fiaba e un po’ di romanzo storico, con intrighi tra i vari clan e diatribe politiche che sebbene vengano trattate con il tono giusto per un middle grade, arricchiscono il quadro generale.
Tuttavia il vero cuore pulsante de Il Clan delle Tigri è l’amicizia che lega i quattro protagonisti. Un’amicizia che non sarebbe dovuta esistere, secondo i dettami della suddivisione in clan, dove ogni estraneo può e deve essere considerato una minaccia, un nemico da abbattere. Un’amicizia che era vietata e impensabile e invece si trasforma in quel proverbiale fil rouge che lega le anime indissolubilmente e crea un ponte tra culture e pensieri diversi.
Una riflessione a tratti banale, ma che sembra fondamentale in un’epoca come quella che stiamo vivendo, dove la xenofobia e il razzismo più o meno serpeggiante la fanno da padrone. Ed è questo il messaggio che, in modo molto onesto e diretto, Il Clan delle Tigri vuole trasmettere: accettare la diversità e soprattutto abbracciare la consapevolezza che l’unico modo per vincere contro le minacce è stare insieme, fare fronte unito.
Il clan delle tigri: il serpente e la tigre
Come è forse facilmente intuibile dal titolo di questo secondo capitolo, Il Clan delle Tigri mette sotto il microscopio il clan Taigan. Bregan si presenta all’occhio del lettore come un personaggio estremamente positivo: un bravo fratello maggiore, un ragazzo determinato, una persona estremamente leale.
In questo senso, egli rappresenta il canone dell’eroe positivo, il role-model che appare sempre nei romanzi di formazione e rappresenta un po’ l’emanazione di quello che, crescendo, dovremmo aspirare a diventare. Ma, allo stesso tempo, in questo secondo capitolo appare anche molto più titubante e insicuro, pieno di interrogativi e dubbi che, in qualche modo, ne rappresentano la fallacità e, dunque, il suo essere profondamente verosimigliante.
Ma forse la vera sorpresa de Il Clan delle Tigri è Wan, re dei Serpai, che abbiamo conosciuto come un ragazzo dalla doppia faccia, che tende a volgere il viso a seconda della direzione da cui soffia il vento. In questo secondo romanzo, invece, Wan rappresenta un po’ la calamita dello sguardo di chi legge. Il suo lato più nascosto, meno velenoso e meno vicino alla natura del serpente, lo rende probabilmente il personaggio più interessante della saga.
Una sensazione che Cassandra O’Donnell deve aver inseguito con piena consapevolezza, come se anche lei avesse subito il fascino del personaggio. La “preferenza” verso Wan la si evince anche dal rapporto che ha con Maya: per i lettori più romantici o che quando leggono cercano la fantomatica ship, Maya e Wan sono davvero estremamente affascinanti. Anche solo per loro, Il Clan delle Tigri meriterebbe una lettura. Ma fortuna nel romanzo c’è molto di più: c’è l’avventura, la guerra, gli sbagli, il dolore. C’è il mondo dell’adolescenza, coi suoi limiti e i suoi picchi di luce.
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