Il garage è un ambiente unico. Non è neanche un vero e proprio ambiente, ti si costruisce intorno come la Banca Mediolanum quando ascolti determinati pezzi e poi dici “Fra, ci sei proprio tu in quei pezzi” ad un fratello che non conosci. Un grosso basement show è quello che ci serve, non un baluardo di integrità , ma un’alternativa in un mondo di palazzetti.
Luca Galizia, per i fratelli fidati Generic Animal, ce ne regala uno in Presto, uscito il 21 febbraio per La Tempesta Dischi.
Scrivere per se stessi e poi, forse, per gli altri.
La prima cosa che riusciamo a capire, in un disco, è il destinatario: l’artista o il pubblico. Se è stato scritto per se stessi o per gli altri. Sono passati quasi due anni dall’ultimo disco di Generic Animal, non era troppo presto per un nuovo lavoro: quindi sicuramente è troppo Presto per lui.
Ripensando a qualcosa che non abbiamo vissuto, prendendosi una nostalgia che si sviluppa nell’attimo presente: in Nirvana la generazione Z, Generic Animal compreso, è tagliata fuori da qualsiasi anacronismo. Allora di cosa avere nostalgia? Di quello che ci è successo ieri, o qualche minuto fa? O di quello che sta succedendo adesso? Senza chiamarla ‘filosofia’, ce l’abbiamo davanti agli occhi.
Ogni strumento in grado di fare domande, ne fa più di quante dovrebbe.
Dal primissimo disco, che avevamo definito “quasi perfetto”, si sentiva benissimo come Generic Animal non volesse rinunciare alla causa che aveva perorato con i Leute: l’emo. Ritroviamo la chitarra acustica dei primi brani, però in 1400 c’è una batteria hardcore e ora si sentono anche le chitarre elettriche. Poi, non c’è mai stato del rap nelle produzioni di Generic Animal; soltanto nell’attitudine: usare solo la lingua che si conosce, le parole che ci sono familiari anche se non sono belle da pronunciare. Stavolta il disco si è spostato ancora più in là anche nelle strumentali, rubando l’intuizione dei fiati in Scarpe #2 all’emo americano. Ma non c’è gloria, forse neanche sperimentazione, viene tutto fuori insieme alle parole. Piuttosto che scuotere in una scatola vari generi musicali, Generic Animal si ritaglia la sua nicchia, larga abbastanza da farci entrare solo lui. E si colloca ancora più in là nel percorso che già aveva avviato con EMORANGER, in una personale revisione della modalità di portare qualcosa che si chiama “musica”.
Generic Animal è arrivato a qualcosa, forse davvero troppo presto. Abbastanza in tempo da poter affermare, sostenuto da Jacopo Lietti dei Fine Before You Came, “i soldi non fan la felicità ”.