Non sarà difficile per l’edizione 2020 della Notte degli Oscar alzare il tono, dopo la mediocre serata dello scorso anno; i titoli ci sono, le star affollano il carpet della serata come raramente negli ultimi tempi, e quattro film di natura estremamente popolare si preparano a fare incetta di premi in tutte le categorie. Probabile che nessuno resti veramente deluso; e se Quentin Tarantino dovrà rinunciare (definitivamente?) al sogno dell’Oscar alla Regia, è possibile che arrivino consacrazioni importanti per nuove leve del mainstream come Taika Waititi e Greta Gerwig.
La grande festa dei professionisti dell’industria, il gioco autoreferenziale e benvoluto della Hollywood che piace, cerca come al solito nuovi idoli da proporre agli spettatori, vecchie glorie da celebrare e recenti istanze popolari a cui associarsi e da cui dissociarsi. Ancora una volta, non avrà che da scegliere. Per fugare l’attesa di una stagione dei premi quest’anno più sbrigativa che mai, andiamo allora a ripassare sette momenti chiave nella storia della cerimonia. Dai gloriosi primi anni in radio, fino allo sfarzo sanremese dello star system americano moderno.
I più giovani, i più anziani, discorsi infiniti e statuette homemade: ecco una serie di curiosità sulla storia passata e recente della Notte degli Oscar e dell’Academy Of Motion Picture Arts
Il primo e ultimo Miglior Film muto
L’Academy of Motion Picture Arts nasce nel 1927, e dal 1928 assegna il primo dei suoi oltre novanta Best Picture Awards. Una data significativa: lo stesso anno, The Jazz Singer inaugurerà l’era del film sonoro, spazzando via precocemente una generazioni di eroi del muto. Il primo premio dell’Academy sarà dunque anche l’ultimo vinto da un film senza traccia audio: l’eletto è Wings di Lucien Hubbard, primo Miglior Film e unico muto mai premiato. E The Artist? Non vale: poche parole sul finale lo squalificano.
Il monologo più lungo
“Cerca di non contare i secondi” e simili sono le battute probabilmente più frequenti nella cronistoria recente dei discorsi di ringraziamento. L’imposizione di scalette serrate, spazi di 60, 40, 30 secondi a diminuire hanno via via limitato il tempo a disposizione per i pasticciati, balbettanti e divertentissimi acceptance speeches dei premiati. Altri tempi quando, prima di tv e spazi pubblicitari, la cerimonia andava in onda via radio. A quel periodo mitologico risale infatti il monologo più lungo della storia dell’Academy: quello di Greer Garson, miglior attrice non protagonista nel 1943 per La Signora Miniver, che arringò gli ascoltatori d’America per ben sette minuti consecutivi.
Il più premiato di sempre
Facile ricordarsi di attori e registi, ma il nome più premiato della storia degli Awards è quello di un produttore. Cinquantanove nominations e 22 riconoscimenti per lui, non esattamente un peso piuma: si tratta infatti di Walt Disney, che tra il 1932 e il 1969 arrivò a collezionare statuette per riempire una libreria. Categorie per lo più estinte, risalenti alla Golden Age dei corti e delle pizze in celluloide: non che valgano meno.
La più giovane di sempre
Quanto sia sensato elargire premi all’arte di bambini e bambine a malapena capaci di comprendere il concetto di script e recitazione è tutto da valutare (lo sa bene il povero Rick Dalton, insidiato sul set di Lancer da una rivale prepubescente). Eppure al nominare l’infante difficilmente si resiste. Il caso più clamoroso è quello di Tatum O’Neal, che nel 1974 fu addirittura premiata come Miglior Attrice per Paper Moon. Aveva dieci anni: è la più giovane della storia. E dire che ci siamo andati vicini, nel 2013, quando la piccola Quvenzhané Wallis (nove anni) si ritrovò al Dolby Theatre per Beasts of The Southern Wild di Benh Zeitlin.
La più vecchia di sempre
Si è parlato di bambini, ma che dire dell’altro spettro dell’età? Dopo i sessantacinque anni, come noto, i ruoli per attori si restringono; per le attrici la data di scadenza è drammaticamente ancora più breve. Vale dunque doppio ogni qualvolta una anziana star riesca a smuovere i membri dell’Academy convincendoli a consegnare il premio. Il record è quello della Miss Daisy Jessica Tandy, 81 anni nel 1990. Anche in questo caso, gli anni recenti sono andati vicini a ridefinire il guinness: lo ha sfiorato Emmanuele Riva, per Amour, 87 anni nel 2014.
Il Miglior Film meno visto
Gli Highest Grossing sono facili: Titanic lordo, Via Col Vento per inflazione. Meno ovvio a chi spetti il titoli di Miglior Film ad aver incassato di meno nella storia del cinema: a sorpresa si tratta di The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, autentico low budget a distribuzione minima, capace di conquistare sindacati e giurie dopo un’uscita praticamente tecnica da 21 milioni mondiali. Solamente dopo il premio, il film fu recuperato e ri-distribuito decentemente; a suo modo, operazione antesignana di Moonlight nel 2017.
Fatevi una statuetta a casa
Nonostante ne sia formalmente proibita la vendita, il valore dei Premi Oscar non è alto quanto si pensi. L’oggettone placcato in oro e personalizzato è infatti stimato nell’ordine dei 500 dollari complessivi, per fabbricazione e lavorazione. Una spesa che diventa considerevole se rapportata a tutte le statuette necessarie nel corso della serata, ma non certo proibitiva nell’ottica di un singolo premio. Farsene una personalizzata non è vietato.
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