Dolci ricordi ambientati a Sanremo con i Placebo nel lontano 2001
Anno 2001. I Placebo sono, assieme ai Muse e ai Coldplay, una delle più forti realtà del rock alternativo inglese. Reduce dalla pubblicazione dell’album Black Market Music (2000), il trio si presenta a Sanremo sotto la direzione artistica di Mario Maffucci, per suonare Special K. Il gruppo viene introdotto da Megan Gale e si scatena subito in un rock spacca-timpani che la platea del Festival sembra non gradire. Forse consci dell’accoglienza estremamente scettica e negativa, i tre terminano la loro performance tra i fischi e gli insulti. Le chitarre stridono, e i tre sono, si vocifera, alticci.
Brian Molko, storico leader, cantante e chitarrista della band, cerca di sfasciare la sua chitarra sull’amplificatore come Pete Townshend, per poi rivolgersi a brutto muso contro la platea. Si odono grida di “buffone” e “a casa”, alle quali Molko risponde con un ironico inchino. Come direbbe Marty McFly: forse il pubblico di Sanremo non è pronto per i Placebo, ma ai loro figli piacerà (e infatti piace). In sostanza, un momento di imbarazzo e di ingenuità indimenticabile, che fa sempre piacere rivisitare in memoria dei tempi in cui il confine tra musica “commerciale” e musica “alternativa” era ancora chiaramente demarcato.