Una Rita Pavone sempre incredibilmente energica trascina la composizione di Minghi quasi per la manica, strattonandola, contrastando con la malinconica nostalgia del cantante e riuscendo miracolosamente a tenere sveglio il pubblico all’una di notte inoltrata. L’interpretazione va ascoltata tutta con l’orecchio teso all’energia, al climax e al coinvolgimento dei due cantanti. Un momento certo emozionante, specie per chi c’era nel 1983.
Achille Lauro e Annalisa – Gli uomini non cambiano [8/10]
Un Achille Lauro mandato scandalosamente in onda a notte fonda (forse per paura di un’altro “spogliarello”) procede con la sua sistematica (e efficace) distruzione dei cliché maschili, presentandosi vestito e truccato da David Bowie, e scegliendo una canzone di Mia Martini che degli uomini appunto sottolinea difetti e incoerenza. Annalisa è una brava cantante, ma la carica trasgressiva è ancora tutta di Lauro, che ne approfitta per mostrare un lato di sé meno chiassoso e più sensibile. L’effetto è, ancora una volta, irresistibile.
Dopo una battuta da X Factor, Morgan si appresta a dirigere l’orchestra dal palco come Frank Zappa, per poi scatenarsi al piano con tutta la sua nota competenza. Il duetto con Bugo procede tra imprecisioni vocali e tecnica pianistica eccelsa. L’orchestra riprende, Morgan fa del suo meglio ma poco può con un Bugo evidentemente stanco e sottotono, forse provato dalla lunga attesa per l’esibizione. L’effetto scenografico c’è, ma l’esecuzione manca alquanto di energia e di convinzione.
Irene Grandi e Bobo Rondelli – La musica è finita [6/10]
Numero canonico, regolare, che lascia spazio a tutta l’abilità che ci si aspetta dai due cantanti ma non regala praticamente null’altro. Arrangiamento prevedibile, tecnica precisa, atmosfera sempre quella. Ormai è tardi, e difficilmente un’esecuzione come questa può sperare in qualche modo di risaltare sulle altre.