Giordana Angi e Solis String Quartet – La nevicata del ’56 [7/10]
Quella di Mia Martini è una delle sfide canore (e non solo) per antonomasia, e quindi particolarmente difficile da affrontare. Giordana Angi, tuttavia, ci riesce eccellentemente, fornendo un’interpretazione carismatica e ineccepibile. Il suo ruolo lo fa naturalmente anche l’accompagnamento di archi, che aiuta la cantante a immergersi completamente nell’esecuzione e a sentire la canzone dentro di sé in tutto e per tutto. Cosa che, per inciso, arriva bene anche al pubblico.
Le Vibrazioni e Canova – Un’emozione da poco [7/10]
Nell’interpretare il classico di Anna Oxa, scritto da Ivano Fossati, improvvisamente le Vibrazioni sembrano ricordarsi di essere un gruppo rock. Anche se in questo senso fa il suo effetto la presenza dei ben più entusiasti Canova, il gruppo milanese sembra finalmente recuperare un po’ di quella grinta per cui è noto, e che nella loro canzone in gara a Sanremo assolutamente manca.
Antonio Diodato e Nina Zilli – 24.000 baci [7/10]
Diodato si inoltra in una riproposizione del classico di Celentano con tanto di coreografia e sonorità a metà tra tradizione e itpop. La performance riesce in quanto altamente scenografica, se pur chiaramente nullificata in quanto carisma data la necessaria assenza di Celentano. Diodato e Zilli compensano bene, ma la loro non è certo la performance più memorabile della serata.
Un Lucio Dalla molto latino, con metà del testo in spagnolo, vista la nazionalità dell’illustre ospite che accompagna l’interpretazione di Tosca. L’arrangiamento è certamente pregevole, e le due cantanti evidentemente si divertono, il che è sempre un bene. Che l’eredità di Dalla sia stata adeguatamente riproposta con questa esecuzione, è poi un altro discorso. Ma non si può negare un’esibizione d’effetto.