Beatrice Straight, ovvero come vincere un Oscar in 5 minuti
Solitamente siamo abituati a vedere premiati con l’Oscar prestazioni magnetiche, di grande impatto e lunga durata. Alle volte, però, bastano pochi minuti per lasciare la propria impronta indelebile e stregare l’Academy. Se è vero che è particolarmente famoso il caso di Anthony Hopkins ne Il silenzio degli innocenti, sono molti (ed anche più sorprendenti) i casi che battono i 16 minuti circa di Hopkins.
Beatrice Straight infatti trionfa su un ipotetico podio per la prestazione più breve, affiancata da Judi Dench in Shakespeare in Love e da Anthony Quinn in Lust for Life (entrambi di circa 8 minuti). E lo fa con un grande scarto: le sono bastati infatti 5 minuti e 2 secondi totali per scolpire il proprio nome sulla statuetta per la migliore attrice non protagonista in Quinto potere.
Il film, diretto da Sidney Lumet (La parola ai giurati, Serpico, Quel pomeriggio di un giorno da cani), è uscito nel 1976 ed ha da subito avuto un grande successo di pubblico e (in parte) critica. Potente critica ai media americani, in particolare la televisione, Quinto potere è stato un vero e proprio caso in patria, alimentando un forte dibattito pubblico.
TRAMA
La storia è quella di una fittizia rete televisiva, la UBS, e del suo anchorman, Howard Beale (Peter Finch)
Gli ascolti non vanno molto bene e così Beale viene messo alla berlina. In una delle sue ultime conduzioni però Beale annuncia che la settimana successiva si sarebbe suicidato in diretta. Il suo capo Max Schumacher (William Holden) lo licenzia, ma riesce ad ottenere di tornare un’ultima volta per smentire quanto detto pochi giorni prima. La dirigenza nota però che gli ascolti sono aumentati e propone a Beale di tornare e di diventare una sorta di pazzo profeta dell’etere.
Beatrice Straight interpreta la moglie di Schumacher, che viene lasciata per il capo della programmazione dell’azienda Diana Christensen (Faye Dunaway). E le basta soltanto una scena (quella appunto in cui viene lasciata dal marito) per conquistare la statuetta più ambita ad Hollywood. Su youtube è anche possibile trovare parte del suo discorso di ringraziamento durante la cerimonia, seguito dai 5 minuti “di fuoco” in cui interpreta una donna distrutta dal tradimento del marito.
Chiamata sul palco dall’improbabile coppia Muhammad Ali e Sylvester Stallone (avete letto bene) che fanno finta di scazzottarsi, non è un caso che l’attrice ringrazi prima di tutto lo sceneggiatore Paddy Chayefsky, già vincitore di altri due Oscar per le proprie sceneggiature. Nonostante il suo personaggio sia quasi al margine nel disegno complessivo, Chayefsky le dona uno spessore determinante su cui lavorare. Curioso notare come lo sceneggiatore dichiarerà in seguito di non aver voluto indirizzare la critica al mondo televisivo, quanto alla disumanizzazione delle persone.
Quinto potere otterrà ben 4 delle 10 statuette a cui fu candidato nel 1977
Vinse infatti anche miglior attore protagonista (Finch), miglior attrice protagonista (Faye Dunaway) e miglior sceneggiatura originale (Chayefsky). L’Oscar a Finch venne dato postumo, dato che l’attore scomparse due mesi prima della premiazione. Ad oggi è ancora l’unico ad aver vinto il premio da protagonista postumo. Il film venne invece battuto da Rocky, che si aggiudicò la statuetta come miglior film. Sembra che Lumet non la prese benissimo, tanto da definirsi in seguito furioso per l’esito finale.
Vi lasciamo con il video della premiazione (Ali e Stallone inclusi).