Molta tradizione e molti “passi indietro” per Amadeus e i suo concorrenti a Sanremo 2020
Sanremo 2020 non è partito esattamente all’insegna dell’innovazione. Almeno, per quanto riguarda le esibizioni canore e le canzoni in gara. La classifica finale è scoraggiante: sono stati premiati i numeri più tradizionali, prevedibili, innocui. Quel poco di “rinnovamento”, o perlomeno di diversità, che si è potuto sentire tra queste prime dodici canzoni, non ha incontrato il gradimento del pubblico.
Di buono, c’è il fatto che Amadeus abbia scelto una conduzione umile, non straripante e chiassosa come quella di Claudio Baglioni. Pochi numeri comici (quindi, poco cringe), e per fortuna in gran parte affidati al sempreverde Fiorello, che mostra di essere sul palco dell’Ariston ben più a suo agio rispetto ad Amadeus. Finora, insomma, non siamo esattamente entusiasti.
Ma ecco le nostre pagelle su tutte le canzoni in gara. Per saperne sempre di più continuate a seguirci sulla nostra pagina Facebook ufficiale, La Scimmia sente, la Scimmia fa.
Irene Grandi – Finalmente io [6/10]
Irene Grandi sale sul palco da professionista, da veterana, e conquista subito la scena. La voce, come sappiamo, ce l’ha, e la grinta anche. Peccato che la canzone, scritta come un pezzo per Vasco Rossi (e da Vasco Rossi) ricada in tutti i cliché del caso: un pop/rock energico ma piatto, senza particolare innovazione, che funziona per quello che deve fare ma va poco oltre.
Un ritorno forse da non auspicarsi, almeno per coloro che non sono fan sfegatati del cantore d’amore per eccellenza degli anni ’90. Masini propone il classico lento Sanremese, lamentoso, forzatamente emotivo, e accuratamente tradizionale. Uno di quei pezzi che riportano il Festival indietro, verso un completo disinteresse per il nuovo.
Rita Pavone – Niente (Resilienza 74) [8/10]
Rita Pavone torna al Festival di Sanremo dopo circa trecentomila anni, anno più, anno meno, e in qualche modo porta un pezzo che è assolutamente più rock e convinto di quasi tutti quelli presentati dai giovani. La sua performance è quella di un’artista che vuole dimostrare, a un’età avanzata, di essere ancora “in gamba”. E, contro ogni previsione, ci riesce appieno.
Achille Lauro – Me ne frego [9/10]
L’unico momento della serata, almeno per quanto riguarda le canzoni in gara, veramente notevole. Il che è tutto dire, dato che Achille Lauro non fa nulla che non abbiano già fatto un Renato Zero o un David Bowie. E anzi, l’eco che ha seguito la sua performance è la prova provata di quanto ancora, davvero, la musica italiana (e il suo pubblico) siano indietro.
La sua canzone, di per sé, non è particolarmente notevole. Il voto va all’esibizione, dato che la medesima canzone interpretata da un altro e in un altro modo non avrebbe certo avuto lo stesso impatto. E poi, che dire: è sempre piacevole vedere a Sanremo un momento di provocazione, anche se ingenuo come questo, e immaginarsi sconvolto lo spettatore medio del Festival.