Nella serata di apertura dell’edizione 2020 del Festival di Sanremo uno dei momenti più toccanti è stato quella che ha riguardato il monologo che la giornalista italo-palestinese Rula Jebreal ha fatto sul tema della violenza sulle donne.
La donna si è presentata sul palco dell’Ariston leggendo due libri da due diversi leggii, uno bianco ed uno nero. In quello bianco sono state riportate diverse frasi di celeberrime canzoni scritte da artisti uomini in omaggio alle donne, come La cura di Franco Battiato, La donna cannone di Francesco De Gregori o Sally di Vasco Rossi.
In quello nero invece sono state riportate varie argomentazioni, dati, ed esperienze riguardanti gli episodi di stupro subiti dalle donne. Il monologo si è aperto con alcune pagine prese proprio da quel libro nella quali sono state scritte diverse frasi reali, rivolte alle vittime di violenze sessuali nelle aule di tribunale, con le quali vengono in qualche modo giustificati gli stupri, dando una parvenza di colpa proprio alle donne
Si ricorda di aver cercato su internet il nome di un anticoncezionale quella mattina?
Se le donne non vogliono essere stuprate devono smetterla di vestirsi da poco di buono
L’agghiacciante storia della madre di Rula Jebreal
Da quello stesso tomo poi, dopo aver letto gli impietosi numeri che riguardano i crimini riguardanti le violenze sessuali in Italia e di come spesso e volentieri i colpevoli siano persone di cui le vittime si fidano, Rula Jebreal ha raccontato una storia agghiacciante, quella di sua madre Zakia che si è data fuoco a causa delle violenze sessuali subite durante tutta la sua vita da parte di suo marito che ha assistito al suicidio della donna.