Tra le tante statuette a cui è candidato Parasite, acclamato film di Bong Joon-ho, troviamo anche quella per le migliori scenografie. Scontro aperto con un altro film di spessore come C’era Una Volta a… Hollywood, anch’esse candidato ed in odor di vittoria, al pari delle possibilità del film coreano.
Curate da Lee Ha Jun, le scenografie di Parasite sono frutto di un accuratissimo ma soprattutto costosissimo lavoro. Ovviamente, ci sono alcune curiosità dietro la bellissima villa della famiglia Park. Recentemente intervistato, il regista Bong ha infatti affermato che, prima di ogni altra cosa, era fondamentale avere la corretta struttura generale per il film, dove tutto è stato meticolosamente ricostruito.
Ecco quindi che una volta trovata questa, tutto sarebbe stato in discesa per la creazione di Parasite. Tuttavia, non è stata cosa facile. Bong e Lee hanno collaborato insieme per creare un set che funzionasse sulle linee di blocco, tali che i personaggi potessero nascondersi dagli altri. Tutto nel segno del minimalismo.
Un lavoro meticoloso che, racconta Bong, portava lo scenografo ad avere un esaurimento nervoso quotidiano. Soprattutto per l’altissimo costo degli oggetti di scena, come ad esempio il cestino dal valore di 2.300$. Un feticcio per l’intera troupe che, come racconta il regista, suscitava domande del tutto lecite circa il senso di acquistare un cestino da oltre duemila dollari.
Costo analogo anche per le sedie, dieci volte tanto invece per il tavolo da pranzo dove la signora Park parla con Kevin per la prima volta: 22.300$. Dettagli fondamentali per restituire un senso di estremo lusso ed accentuare ancor di più la differenza sociale tra le due famiglie protagoniste di Parasite.
Tornando sul cestino, il prezzo così alto è giustificato dalla precisa scelta di Bong di avere un oggetto pressoché perfetto nel suo funzionamento. Infatti, aveva richiesto un cestino con un coperchio che si aprisse senza intoppi. Ma soprattutto che facesse un rumore tagliente che si potesse sentire distintamente. Insomma, dettagli.
Si sa che il diavolo si nasconde nei dettagli. Ed ecco quindi che queste scelte iniziano ad assumere un senso, soprattutto se, come nel caso di Parasite, lusso non diventa sinonimo di sfarzo. Sebbene l’alto costo degli oggetti presenti sul set, il minimalismo regna sovrano.
Tutti e quattro i set ricreati per questo “film sulle scale“, come lo definisce Bong, non lasciano nulla al caso. Il più macabro ed inquietante tra questi è sicuramente il seminterrato, dove, racconta Lee, lo spazio ricreato era talmente ampio da sembrare ridicolo. Ma poco importa visto che, continua Lee, un set così accurato è riuscito ad aiutare il cast a recitare molto bene.
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