Stando alle prime charts del 2020, 23 6451 e “blun7 a swishland” in esso contenuto risultano essere rispettivamente il disco e il singolo più venduti in Italia.
La prima volta che vi hanno nominato Tha Supreme, qualche settimana fa, avete risposto con uno sprezzante “Non ho idea di chi sia“. Non è vero? Già dal nome eravate straconvinti si trattasse del solito fenomeno trap che porta avanti le menate da pischelletto ribelle romano a ‘mo DPG. Questo fino ad un paio di giorni fa, quando avete notato distrattamente in televisione le immagini di un videoclip il cui protagonista sembrava una versione più articolata e moderna di Robin, il protagonista di Paranoid Android, fortunato brano dei Radiohead. E lì qualcosa vi ha incuriosito.
Il giorno successivo, in mezzo al traffico infernale dell’ora di punta, saltellando distrattamente da una stazione all’altra, vi siete fermati su un brano che, almeno di primo achitto, sembrava incomprensibile. E lì avete dato la colpa alla stanchezza, a quella visita dall’otorino che state rimandando da tempo… Che lingua è: italiana? Inglese? Jamaicano? Fatto sta, che nella sua cripticità linguistica, il brano vi ha stregati, e state fischiettando il ritornello da allora. Stiamo parlando dell’ormai ovvia blun7 a swishland.
E’ un brano che nella sua semplicità funziona.
Senza troppe pretese, sia chiaro, si tratta pur sempre di un genere che nasce con un certo disimpegno sociale e ideologico (qui in Italia). Ma suona diversamente rispetto all’intero panorama. Dopo che il fenomeno della Trap è scoppiato, si sono diffuse a maccchia d’olio produzioni scadenti che si limitavano a riprodurre più o meno allo stesso modo le prime formule vincenti della trap. Ad un certo punto è diventato difficile riconoscere Sfera Ebbasta, Ghali e soci dai millemila video caricati su YouTube da giovani trapper in erba che abbozzavano un insignificante Sku Sku tra un verso e l’altro. Con Tha Supreme invece assistiamo a qualcosa di diverso: per la prima volta, si riesce a marchiare una produzione con un’originalità tale da renderla unica. E’ ovvio che la sue doti più grandi stanno nel producing: tutte le sue basi colpiscono nel segno, sembrano essere confezionate su misura per divorare le classifiche.
Sono orecchiabili, fresche e hanno quei motivetti ipnotici che restano in testa per un giorno o due.
Ora vi preghiamo, se fino a questo momento state storcendo il naso e la vostra più grande critica può essere riassunta con un “Eh facile, è un personaggio costruito a tavolino”, vi facciamo due sole domande, invitandovi caldamente a smettere di leggere dopo che vi sarete dati una risposta: ma perché, gli altri invece sono frutto di una particolare ricerca artistica? E se vi sembra così facile costruire delle hit tanto efficaci da scalare le classifiche in un battito di ciglia, perché non tutti ci riescono?
Fatto sta che questo Tha Supreme ha colto nel segno. Ed è riuscito in qualcosa che solo i più grandi sono stati in grado di fare: a crearsi un marchio di fabbrica. Che significa? Che se doveste risentire un qualsiasi suo altro brano in radio, riuscireste a riconoscerlo pur avendo ascoltato solo due sue canzoni, distrattamente, una volta o due.
Chiariamoci fin da subito: è eccessivo gridare al capolavoro. Tha Supreme non è il nuovo messia musicale; allo stesso modo, non è giusto collocarlo acriticamente nel calderone trap insieme agli altri. Perché è molto diverso dagli altri.
La prima diversità sta nella più totale spersonalizzazione della sua figura.
Tha Supreme non ha un volto ben definito: è un fumetto in stile Rick e Morty. E se da una parte questo rappresenta un buon espediente di marketing, come hanno già intuito Myss Keta, Liberato a altri prima di lui, resta comunque una scelta in totale contraddizione con la tendenza dei nostri tempi. The Supreme avrebbe potuto piazzare la sua faccia ovunque tra social e canali di streaming, camminando come un Dio per le strade, assalito da fan bramosi di foto e autografi. Invece ha preferito mantenere l’anonimato. Fin dove possibile eh, perché qualcosa su di lui sappiamo. Sappiamo che il suo vero nome è Davide Mattei, che è nato a Fiumicino nel 2001 e che divenne famoso nel 2016, a 16 anni, quando produsse il singolo Perdonami per Salmo.
Ma, tornando al discorso, quanti di voi si sarebbero fatti oscurare dal proprio “avatar” piuttosto che beccarsi tutti i vantaggi che la fama regala? Nell’era in cui praticamente chiunque si nutre di like e love reaction per alimentare il proprio ego e sentirsi accettato dal branco, è una scelta importante.
In un mondo pieno di finte modelle, finti cantanti, finti influencer che senza apparenti meriti piazzano con prepotenza il proprio volto su Instagram, in una cascata di Hastag che farebbero rabbrividire Zuckerberg stesso, c’è qualcuno che, per controtendenza, per fini commerciali, e forse per un pizzico di amor proprio, si colloca volutamente al di fuori.
L’altro aspetto che ci piace di Tha Supreme, è il suo essere così genuino. Non è un ragazzetto di 18 anni che gioca a fare il gangsta. Parla di argomenti più vicini alla vita di ogni adolescente, scuola, tipe, canne, paranoia. E parla solo agli adolescenti! Chiedete ai vostri genitori se conoscono il significato di “Swisha un blunt”: 9 su 10 non sapranno di cosa state parlando. E come se non bastasse, sembra criticare chi, fino a questo momento, ha dominato la scena trap:
“Me ne andrei, frate’, fossi in te, ehi Io farei solo Gucci gang, Fendi flex, every, every day“, canta in blun7 a Swishland.
Oltre al fatto che siamo convinti che abbia davvero un buon background musicale, visto che l’intro in acustica di blun7 a swishland strizza l’occhio a un non troppo celebre brano dei Ten Years After, I’d Love To Change The World.
Tha Supreme non è il fenomeno del decennio.
E’ 23 6541 – che cifrato si legge Le basi – non è un capolavoro. Ha qualche brano apprezzabile, ma preso nel complesso convince a tratti, anche perché non tutte le canzoni hanno quella ventata di novità di cui blun7 in a swishland vantano- Ma il ragazzo ha talento, ed è innegabile. Come innegabile è il fatto che sia dotato di una notevole inventiva. Quindi complimenti Tha, ora hai l’attenzione di tutta Italia. Sei riuscito a far parlare (bene) di te, distinguendoti da chi, prima di te, aveva faticosamente tentato di ritagliarsi un posticino nel music system. Ora non resta che dimostrare che non sei l’ennesima meteora destinata a scomparire dal circuito musicale.