A pochi mesi di distanza dal suo ultimo album, Why Me? Why Not., il sempre attivo Liam Gallagher decide di pubblicare una sessione acustica di canzoni registrate in un’atmosfera intima e minimale. Un po’ quello che negli anni ’90 si chiamava unplugged. Nessun pezzo inedito, e anzi, ben tre “cover” degli Oasis. Eppure, in qualche modo, in questo disco Liam suona più sincero e autentico che in entrambi i suoi album da solista, o nei lavori coi Beady Eye. Niente fronzoli, niente arroganza, niente schitarrate per “spaccare”. Solo lui, una chitarra acustica, orchestrazioni e tanta, tanta semplicità . In alcuni punti sembra addirittura di rivivere (ci si perdoni il paragone azzardato) l’atmosfera magica del concerto unplugged per eccellenza, quello dei Nirvana.
Più bello ancora è che Liam riconosca il debito, indissolubile, con il fratello Noel. Apre infatti con una canzone scritta da lui (la classica Cast No Shadow) e ne infila altre due: Stand By Me, da Be Here Now (1997) e Sad Song, b-side di Definitely Maybe (1994). Ammesso o non ammesso, questo debito è eterno ma qui viene da Liam affrontato con dignità e risolutezza, senza la pretesa di appropriarsi di qualcosa che non è suo ma conferendo alle canzoni un’impronta caratteristica in fondo insostituibile. A completare il tutto, naturalmente, c’è una serie di composizioni tratte dall’ultimo album dell’artista. Di certo non al livello dei pezzi degli Oasis, ma in questa cornice sempre comunque apprezzabili e ben piazzate. Per una volta, bel lavoro Liam.