Gli anni più belli, Recensione del film di Gabriele Muccino

Gabriele Muccino torna al cinema con Gli anni più belli: personale omaggio a C'eravamo tanto amati di Ettore Scola, mutato nel tempo e lo spirito. Muccino resta comunque fedele al suo linguaggio d'elezione, quello del film corale, trovando nuovi grandi protagonisti in Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti ed Emma Marrone.

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Sono passati 2 anni da A casa tutti bene: film che segna il ritorno di Gabriele Muccino in Italia dopo una lunga trasferta hollywoodiana. Si trattava forse dell’opera più complessa e riuscita nella filmografia del cineasta romano. Un film corale fondato sull’equilibrio perfetto di ben 20 storie, dove non esistono personaggi secondari, e nessuna linea narrativa prevale sull’altra.

Quest’anno, a ridosso del giorno di San Valentino, arriva invece Gli anni più belli. Muccino sembra ora volgere uno sguardo indietro, per scrivere il suo personale omaggio al cinema che ha ispirato il suo immaginario, dal linguaggio tecnico alla struttura di una commedia, che cerca i contrasti più estremi nel romanticismo e nel dramma.

Gli anni più belli
Gli anni più belli di Gabriele Muccino è al cinema dal prossimo 13 Febbraio

C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, più che un’eco è un’ombra insistente su Gli anni più belli di Gabriele Muccino. Tanto che il film, a tratti, appare forse come un reboot, una riedizione di quel capolavoro della Commedia all’italiana.

Non si dichiara remake, Gli anni più belli, ma forse definire apertamente l’operazione come un reboot sarebbe stato più consono al contenuto dell’opera. Che il termine sia troppo statunitense per un film che, verosimilmente, sarà un altro grande successo per gli spettatori del belpaese?

Gli anni più belli ha il fascino ma anche i limiti pesantissimi di un’opera che rimette sostanzialmente in scena C’eravamo tanto amati: affresco che nel lontano 1974 consacra Ettore Scola nuovo maestro della nostra Commedia, narrando 30 anni di vizi e virtù all’italiana attraverso gli occhi di Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefania Sandrelli e Stefano Satta Flores.

Ma a un’analisi più attenta, anche nell’omaggio Muccino conserva la sua personale attitudine di action-painter, insieme a tutti gli elementi cardine del suo linguaggio: la struttura del racconto corale, la macchina da presa che cerca la prossimità fisica coi personaggi, per rivelarne l’anima nei momenti di gioia, poi di disperazione estrema.

Troveremo allora una miriade di altre immagini cinematografiche, che pure, nel nuovo film di Muccino, si rivelano spesso citazioni mancate. Come se negli scenari del centro storico romano, e nelle dinamiche di un’amicizia e un amore oltremodo rocamboleschi, la realtà somigliasse naturalmente a un film, sospeso tra La Dolce Vita e il Dramma della gelosia.

Poi sul più bello, in queste sequenze l’incanto si spezza, la realtà prevale di nuovo sul sogno. E il desiderio di sovrapporre il cinema alla vita, lascia spazio a una più misera, causa realtà. Il meccanismo della citazione mancata è il cardine del plot. Ma qui si inserisce anche il vero elemento dirompente del film: l’intensità di un incredibile cast di attori.

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In termini critici, sarebbe davvero desolante relegare in eterno Muccino a quel vecchio cliché, antico come l’arte cinematografica: aspre condanne dalla stampa specializzata, lauti incassi, emozioni e calde lacrime da parte del grande pubblico. Per questo, aggiungeremo che in un film poco innovativo, l’energia e l’autenticità di Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart, rappresentano comunque una sorta di riscatto.

Tra gli elementi di talento che vanno riconosciuti a Gabriele Muccino, c’è una visione che esalta ogni sfumatura delle performance attoriali, dalla stendy-cam al dolly, dal piano sequenza al primo piano, sempre in cerca dell’anima del personaggio. E per Gli anni più belli, Muccino può contare su un cast veramente in stato di grazia, compresi gli interpreti più giovani, che racconteranno i protagonisti dall’inizio degli anni ’80.

Gli anni più belli: la trama del film

Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart e Claudio Santamaria sono Giulio Ristuccia, Paolo Incoronato e Riccardo Morozzi, tre adolescenti che condivideranno sogni e delusioni, successi e fallimenti attraverso trent’anni di amicizia.

Un’amicizia fraterna che inizia nel 1982, parte da una manifestazione studentesca che si trasforma praticamente in scenario di guerra. Dalla povertà estrema della Trastevere popolare, Ristuccia compirà il classico balzo verso una vita da multimilionario, accantonando gli ideali per un matrimonio infelice con l’avvenente Margherita (Nicoletta Romanoff).

Fin da ragazzo, Paolo invece s’innamora perdutamente di Gemma (interpretata prima dalla giovane Alma Noce, poi da una splendida Micaela Ramazzotti). La ragazza parte da una condizione familiare a dir poco drammatica, e dovrà commettere molti sbagli prima di prendere in mano la sua vita.

Morozzi tenterà invece l’infausta carriera del giornalista di spettacolo, salvo trovarsi a combattere per una professione che, a quanto sembra, non possiede più la dignità di un mestiere. Anche la sua vita sentimentale sarà complicata, già che la moglie Anna (Emma Marrone) sembra badare più al soldo, o nella migliore delle ipotesi, al benessere del figlio Leonardo (Ilan Muccino).

La caduta del muro di Berlino, Tangentopoli, l’11 Settembre, fino al Movimento che in Italia, per una fugace stagione, sembra davvero pretendere il Cambiamento. I grandi rovesci della Storia attraversano queste tre decadi di vita, eppure, l’assetto del film storico resta la componente più debole del film. E a tratti, i riferimenti storici risulteranno perfino pretestuosi, superficiali e freddi come un fondale dipinto.

I sentimenti, le difficoltà e gli imprevisti che trasformano in istante la quotidianità in tragedia: questa è la vera colonna portante de Gli anni più belli.

Grazie a The Irishman di Martin Scorsese, negli ultimi mesi si è parlato spesso dei processi di invecchiamento e ringiovanimento in CGI, e di come le moderne tecnologie permettano di rappresentare un grande affresco storico. Il passato ricostruito da Muccino ha invece poco del processo digitale, scegliendo la classica via del trucco e del casting.

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Scelta che in compenso si rivela decisamente fortunata. I ragazzi che interpretano i protagonisti adolescenti – Alma Noce, Francesco Centorame, Andrea Pittorino e Matteo De Buono – non sono solo incredibilmente somiglianti, ma soprattutto efficaci. Dato che, senza nulla togliere ai ragazzi, conferma la capacità di Muccino di dirigere gli attori. E aggiungeremo che anche la cantante Emma Marrone, alla sua prima prova cinematografica, ha il carisma di una co-protagonista.

Il nome Giulio Ristuccia vi ricorda qualcosa? In effetti, molti grandi protagonisti dei film di Muccino portano questo stesso cognome, da Come te nessuno mai a Ricordati di me, fino all’ultimo A casa tutti bene.

Il film, oltre ai riferimenti costanti a Ettore Scola e Federico Fellini, ospiterà anche tante citazioni allo stesso immaginario del regista. Il personaggio di Micaela Ramazzotti è il fulcro, il punto di collisione tra la commedia all’italiana e il cinema secondo Muccino, mentre l’icona di Stefania Sandrelli si alterna alle citazioni della giovane Martina Stella ne L’ultimo bacio.

Il primo atto resta la parte più preziosa del film. E nei primi 15 minuti Muccino esprime la quintessenza del suo cinema: la felicità sfrenata degli adolescenti affamati di vita, amore ed erotismo; l’amicizia e la lealtà come risposta alla crudeltà del reale.

Bastano queste prime sequenze e l’impegno degli attori a riscattare un lungometraggio intero? Stavolta, probabilmente no.

Ed è probabile anche che questo non sia il miglior film di Gabriele Muccino, agli occhi dei suoi detrattori, e perfino di una parte dei fan.

Così, anche questo San Valentino, pubblico e critica si divideranno nelle solite opposte fazioni. E tra gli stessi spettatori, prevediamo le stesse reazioni di amore e odio, chi adora la via di Muccino al melodramma, chi invece sente solo troppe grida.

Magari, tra chi non ha neanche mai visto C’eravamo tanto amati, qualcuno avrà perfino voglia di recuperare quest’imprescindibile pezzo di Cinema italiano. In questo senso, forse Gli anni più belli rappresenta anche un invito.

Un invito che naturalmente vi consigliamo di cogliere, già che oggi più che mai, si conferma un’opera dalla modernità sconcertante.

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