Forse tra i film “minori” di Federico Fellini, Giulietta degli Spiriti è una pellicola in cui il regista di Rimini torna a parlare della crisi dell’individuo, affidando i suoi dubbi ad un personaggio femminile che, proprio come in Le Notti di Cabiria e La Strada, ha le fattezze di Giulietta Masina. La storia è abbastanza banale: una donna dell’alta borghesia, cresciuta dalle suore e desiderosa di svolgere il proprio compito di moglie amorevole e ospite invidiabile, scopre che il marito la tradisce. La scoperta le fa crollare il mondo addosso e la spinge a seguire la tentazione di inoltrarsi in un mondo vizioso e vuoto, nel quale risalta come il proverbiale pesce fuor d’acqua.
Se da una parte il film può far storcere il naso per un uso quasi eccessivo di sentimentalismo, va riconosciuto a Giulietta degli Spiriti di essere caratterizzato da uno splendore figurativo davvero eccellente, quel gusto estetico che porterà Fellini a contraddistinguersi dai suoi contemporanei proprio per la sua capacità di creare un linguaggio figurativo non solo personale, ma anche estremamente affascinante.
Lo Sceicco Bianco
Secondo film di Federico Fellini, Lo Sceicco Bianco è un film dai toni comici con cui il regista entra per la prima volta in contrasto con l’ideologia del neorealismo in cui si era formato. La storia è quella di una coppia che si reca a Roma in viaggio di nozze: lui con l’intento di poter far carriera, lei con il desiderio inconfessabile di incontrare l’eroe del suo fotoromanzo preferito: lo sceicco bianco, interpretato da Alberto Sordi.
Non è un caso che Fellini abbia scelto proprio una storia ambientata nel mondo dei fumetti, essendo lui prima di tutto un vignettista. Si riscontra così l’intento – di nuovo – di scendere a patti con il proprio passato, di riconoscerlo e guardarlo in faccia, sebbene coi toni di una commedia quasi rocambolesca.
Inoltre, nota a margine, in un tempo in cui il cross-over doveva essere solo una parola ignara al popolo italiano, ne Lo Sceicco Bianco il protagonista incontra una prostituta romana di nome Cabiria che sarà l’ispirazione per Le Notti di Cabiria, a dimostrazione che Federico Fellini aveva una visione d’insieme del suo cinema. E non è un caso che ci siano non solo tanti temi, ma anche tante situazioni che si rincorrono lungo la linea della sua carriera.
Ginger e Fred
Amelia Bonetti (Giulietta Masina) e Pippo Botticella (Marcello Mastroianni) un tempo erano famosi al grande pubblico come Ginger e Fred, due grandissimi ballerini di Tip Tap. Il tempo, però, li ha trasformati in due attempati ballerini che sono passati attraverso i tiri mancini di una vita non sempre troppo facile: la possibilità di prendersi una piccola rivincita, però, arriva quando vengono invitati a ballare in TV durante uno speciale di Natale.
Ben resto i due, però, capiranno di essere all’interno di una macchina fatta solo per fagocitare soldi, sottomessa al nuovo dio della pubblicità e all’egocentrismo soverchiante del presentatore. Con questo film di fine anni Ottanta Federico Fellini realizza una visione lucida e quasi profetica dell’avvento della televisione commerciale. Ginger e Fred diventa dunque una malinconica e quasi rassegnata riflessione sul mondo dello spettacolo, in grado di cancellare valori universali come quello dell’amore e dell’arte.
L’Intervista
Tra i titoli forse meno noti di Federico Fellini questa specie di mockumentary, dove Federico Fellini sembra voler girare una trasposizione di Kafka e viene raggiunto a Cinecittà da una troupe che gli permette di raccontarsi e raccontare la sua poetica, così come la sua carriera. Si tratta di un film fatto per giocare coi confini della realtà e con quelli della finzione, dicotomia che, come abbiamo visto, rappresenta forse il fil rouge più potente di tutta la produzione felliniana.
Tra i film più conosciuti e anche più citati al mondo, La Dolce Vita (stasera su Cine34 alle 23:03) è senza dubbio il titolo di Federico Fellini che più di tutti non ha bisogno di introduzioni o spiegazioni. La storia di uno scrittore/giornalista in crisi, nel quale ancora una volta Fellini può specchiarsi, è estremamente nota, ed è stata d’ispirazione anche per il più recente La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino.
Lo spettatore si trova davanti dunque ad un racconto frammentario, fatto di incontri e di intellettuali che hanno fallito il loro compito, sullo sfondo di una Roma decadente e corrotta, che riesce a corrompere anche coloro che ancora non sono cadute nelle sue spire putrescenti.
Il Marcello Rubini interpretato da Marcello Mastroianni è un uomo che cammina sperduto in una società in cui non si riconosce e che vaga alla ricerca dell’essenza dell’esistenza, che appare irraggiungibile come la ragazza che insegue.