Brad Pitt ringrazia i suoi collaboratori…e i loro piedi
Questa notte si è tenuta la 26esima edizione degli Screen Actors Guild Award (SAG), cerimonia che ha premiato Brad Pitt per la sua performance in ‘Once Upon a Time…in Hollywood‘ come Cliff Booth controfigura del protagonista Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) conferendogli lo SAG per il miglior attore non protagonista (Outstanding Performance by a Male Actor in a Leading Role).
L’attore vincitore ha, come di consueto, tenuto un discorso che ha riscosso un’enorme favore tra il pubblico, composto perlopiù dagli stessi attori, grazie alla profonda umiltà…e ai riferimenti a Tarantino (potete ascoltare il discorso completo in lingua di seguito).
“Devo aggiungerlo al mio profilo Tinder” – esordisce Pitt salendo sul palco per ricevere la statuetta e comincia subito con i dovuti ringraziamenti. “Voglio ringraziare le mie co-stars: Leo, Margot Robbie, i piedi di Margot Robbie, i piedi di Margaret Qualley, i piedi di Dakota Fanning” – riferendosi chiaramente alla “passione” di Quentin Tarantino per le estremità delle gambe – “Seriamente, Quentin ha separato più donne dalle loro scarpe che la TSA (Sicurezza Aeroportuale)”.
Dopo la battuta, però, Brad Pitt torna serio e fa quasi commuovere: “Ad ogni modo, voi tutti mi avete trasmesso qualcosa, e certamente spero di aver fatto lo stesso per voi. Siamo onesti, era una parte difficile: un tipo che si droga, sta senza camicia e non va d’accordo con sua moglie; è stato un grosso sforzo.” – racconta umilmente l’attore mentre la telecamera inquadra l’ex-moglie Jennifer Aniston nel guardarlo assorta e sorridente.
“Ognuno di noi in questa stanza” – conclude l’attore non protagonista – “lo sapete, conosciamo il dolore, conosciamo la solitudine e li portiamo sullo schermo. Conosciamo momenti di grazia, abbiamo avuto momenti di saggezza e li portiamo sullo schermo. Tutti ci siamo fatti una risata per il nostro essere ridicoli, conosciamo il divertimento, e lo portiamo sullo schermo. E penso che ne valga la pena: lavoro senza sosta a questa cosa da 30 anni; penso che la semplice matematica è alcuni progetti funzionano, altri no, e non c’è ragione di fissarsi su nessuno dei due, ma bisogna muoversi verso il progetto successivo e continuare a raccontare storie.“.