The Lodge, la recensione del nuovo film di Veronika Franz e Severin Fiala

The Lodge sarà nelle sale a partire da 16 gennaio. Ecco la nostra recensione.

The Lodge, la Recensione del nuovo film di Franz e Fiala
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L’atmosfera predomina, caricata all’inverosimile e giocando con la tensione. Un costante dubbio viene inculcato in chi guarda The Lodge, il nuovo film firmato Veronika Franz e Severin Fiala che, dopo il buonissimo Goodnight Mommy, riprendono l’argomento principale a loro tanto caro, ossia l’orrore del dramma familiare. Non aspettatevi il solito horror fatto di jumpscare e spaltter. In questo caso si salta molto poco ma quando accade sarà per scene che difficilmente verranno dimenticate.

Perfetto, in tal senso, l’uso del sonoro, che si tratti di musica perfettamente diegetica o che si tratti di un semplice rumore. Contestualizzate, queste scene mostrano l’ottima capacità del duo, zia e nipote, di stare dietro alla macchina da presa, seppur con alcune derivazioni che forse fanno peccare di originalità questo The Lodge. 

Derivazioni però di spessore, come ci mostra l’incipit del film che deve molto ad Hereditary di Ari Aster. Ci troviamo di nuovo dentro una casa delle bambole ma qui il movimento è opposto. Se nell’opera prima del regista di Midsommar, altro film a cui The Lodge deve molto in termini visivi, assistiamo al meraviglioso gioco casa delle bambole/casa reale, qui avviene il movimento opposto. Dopo una serie di stacchi continui che ci mostrano questa casa, uguale allo chalet di montagna da cui il titolo del film, ecco che ci troviamo in una camerata per bambini.

The Lodge, la Recensione del nuovo film di Franz e Fiala

Laura Hall, una rediviva Alicia Silverstone, sta ultimando i preparativi per portare i due ragazzi, Aiden e Mia, dal padre. La coppia è separata e apprendiamo che il padre Richard è intenzionato a formalizzare la cosa per potersi sposare con Grace. Chi è Grace? Interpretata da Riley Keough, Grace è una trentenne con problemi psichici superati e causati dall’essere l’unica superstite di una setta ultracattolica che ebbe la brillante idea di compiere un suicidio di massa per espiare i propri peccati una volta per tutte. Laura prende la cosa a dir poco male così come i due figli.

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Richard le tenta tutte per far empatizzare questa seconda famiglia ma Aiden e Mia non ne vogliono sapere. E se il pranzo conoscitivo salta miseramente causa rifiuto, ecco che l’unica alternativa possibile è la costrizione. Vacanze di natale nello chalet in mezzo al nulla, nell’esatto momento in cui Richard dovrà andare a lavoro, lasciando soli figli e compagna. Da qui in poi, inizierà un vero e proprio incubo. 

Come detto prima, è evidente che The Lodge debba moltissimo al dittico firmato Aster e composto dai suoi primi due (e unici) film, quantomeno a livello di costruzione visiva. Tutto avviene alla bianca luce del giorno, riflessa sull’abbondante neve che cade incessantemente. Tuttavia, il duo Franz-Fiala ci mostra come sappiano ben gestire la macchina da presa, lasciando indizi sparsi per tutta la durata del film, apparentemente dimenticabili, per arrivare al doppio plot twist che caratterizza lo script del film.

Scritto a sei mani con l’aggiunta dell’italo-scozzese Sergio Casci, The Lodge è uno di quei film che esaspera l’atmosfera al punto da renderla insostenibile in alcuni momenti. La realtà che si va a delineare dentro quello chalet diventa sempre più claustrofobica, minuto dopo minuto. Molto facile immedesimarsi in Grace, la cui tensione è costante. Da un lato, il suo passato che sta inevitabilmente tornando, dall’altro la volontà di familiarizzare con i figli del suo compagno e rompere le loro eccessive resistenze. Lo spettro della madre diventa troppo grande da sostenere per Grace ma questo non la fa demordere in alcun caso. Ora la bambola di Mia, inquietante feticcio che crea un unico collegamento, ora le icone religiose sparse in tutta la casa.

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Il gioco, la rappresentazione del sacro e di quello che dovrebbe essere il bene per eccellenza. Oggetti feticcio che non aggradano Grace e che richiamano in lei il rimosso freudiano che inevitabilmente si fa spazio nella sua fragile psiche, attraverso sogni di ogni forma e genere. Incubi, anzi. Incubi dove domina il simbolismo, costruiti alla perfezione e che piegano a loro la realtà, dove la regia si può sbizzarrire nel riuscire a mostrare il peso di un passato represso e reprimente.

The Lodge, la Recensione del nuovo film di Franz e Fiala

Tuttavia, duole dire che non è tutto oro ciò che luccica. Il problema di The Lodge risiede molto nella scrittura, soprattutto nella gestione del doppio twist finale, eccessivamente diluito. Pur mantenendo una certa coerenza con il dover essere un colpo di scena, l’eccessivo dilungarsi della parte finale fa venire a galla anche i problemi legati alla scrittura del film. Il rischio di far crollare quanto di buono visto fino a lì è alto ma, con una mano sul cuore, possiamo anche chiudere un occhio. Soprattutto grazie ad alcuni momenti di altissima regia.

The Lodge non è il solito horror canonico. L’atmosfera è l’unica cosa che conta perché in fin dei conti è meglio avere un costante senso di inquietudine che fare un salto dalla poltrona una tantum. Ci rendiamo conto però che per chi è facilmente impressionabile, è meglio il contrario. Intanto, tra Peele, Eggers e Aster, anche il duo austriaco Franz-Fiala vuole farsi spazio. E non possiamo che esserne contenti. Anche per il fatto che qualcosa vi lascerà sicuramente, positivo o negativo che sia. Difficile rimanere indifferenti.

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Lorenzo Pietroletti
Classe '89, laureato al DAMS di Roma e con una passione per tutto ciò che riguardi cinema, letteratura, musica e filosofia che provo a mettere nero su bianco ogni volta che posso. Provo a rendere la critica cinematografica accessibile a tutti, anche al "lattaio dell'Ohio".
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