Dave Grohl e i suoi amici (e parenti) ancora sul palco a restituire il gruppo di Seattle all’adolescenza.
Al caro Dave Grohl i Nirvana mancano, e come dargli torto. Mancano anche a Pat Smear, mancano a Krist Novoselic, mancano a tutti. Perché sapere che un gruppo come i Nirvana era in cima alle classifiche significava rendersi conto di quanto lontana fosse andata l’adolescenza e sentire di non averla sprecata.
Il 4 gennaio all’Heaven Gala, una serata di beneficenza organizzata dall’associazione The Art Of Elysium a Los Angeles, i membri restanti dei Nirvana si sono voluti scrollare di dosso la nostalgia. Hanno lanciato sul pubblico una scarica di brani con una line-up molto particolare: Novoselic, Grohl e Smear sono stati affiancati da St.Vincent e Beck. Probabilmente i Nirvana più insoliti della storia (escludendo QUESTI per compassione).
La grande sorpresa è stata Violet Grohl, figlia tredicenne di Dave, che è salita sul palco del Palladium per cantare “Heart-Shaped Box”. Per far respirare davvero l’odore dell’adolescenza che rotola via e che Kurt Cobain ha chiuso nelle sue canzoni.
Forse la forza dei Nirvana è proprio questa: avere colpito così forte da non essere più un gruppo, ma un’idea
L’esibizione dei “Dave Grohl & Friends” non era una vera e propria reunion, anzi: vista da lontano (e non ascoltata) somigliava ad una tribute band non proprio preparatissima, di quelle che se ne fregano dei vestiti di scena ma finiscono con l’essere per metà punk fattoni e per metà vestiti come Elton John. Immaginate St.Vincent vestita come la zia acida, Violet che sembra tornata dal concerto dei Black Flag, Novoselic che scintilla nella sua camicia rosa, Smear e Grohl impeccabili nel total black, Beck che ha appena finito di prendere schiaffi a Little Big Horn.
Ma non siamo stilisti. Per l’appunto: nonostante il mischione inverecondo di stili, anche e soprattutto musicali, le canzoni sono arrivate diritte e potenti quasi quanto lo facevano con Cobain. La scaletta si è snodata attraverso “Lithium” cantata da St.Vincent, “In Bloom” con Beck alla voce, “Been A Son”, “Heart-Shaped Box” e ha concluso con “The Man Who Sold The World”. Linda Perry, curatrice del Gala (e frontwoman dei Four Non Blondes) , non ha esitato a chiamare l’evento “reunion”, perché l’impatto dei Nirvana non si esaurisce nella loro attività o nella travagliata storia di Kurt: è vivo nei loro pezzi, che è di chiunque, ed il miglior modo di ridarlo a tutti è cantarlo, non importa chi sia a farlo.