Non si parla piĂ¹ solo di situazioni socialmente instabili, come quella di Compton, narrata a piĂ¹ riprese da Dr. Dre fino a Kendrick Lamar. Nell’era dei social, anche i rapper hanno cominciato ad indagare su sfumature piĂ¹ sottili, riguardanti la condizione di alienazione dell’individuo nel mondo di oggi.
Ecco quindi l’auto-celebrazione parossistica di Kanye West; l’escapismo minimale di Earl Sweatshirt; l’aggressiva fragilitĂ sonora di Tyler, The Creator; e così via. In DAMN., del 2017, Kendrick Lamar ha diviso in diversi brani concettuali tutti i diversi aspetti della vita contemporanea, esplorandoli e vivisezionandoli uno alla volta.
Memorabile anche This Is America di Childish Gambino, critica semplice ma traumatizzante (specie nel relativo videoclip) ad un’America che ormai ha perso, e specie nell’era Trump, molti diritti ad essere considerata un grande paese.
In Italia, come è accaduto spesso, tutto è cambiato per non cambiare niente. Le principali tendenze degli anni ’10 nel nostro paese si sono raccolte attorno al rap/trap e all’indie/itpop. La prima, derivante dalla rinnovata popolaritĂ del rap italiano, esploso definitivamente nel mainstream con Applausi per Fibra di Fabri Fibra (2006), ha toccato sia apici impegnativi che fondi volutamente “ignoranti”: da una parte Salmo, dall’altra Sfera Ebbasta; da un lato Murubutu, dall’altro Young Signorino.
Il confine tra rap e trap è spesso stato definito, oltre che dal divario puramente “intellettuale”, anche dalla mediazione di contesti come il talent show X Factor e il Festival di Sanremo. Figure come quelle di J-Ax e Fedez hanno contribuito allo sdoganamento del rap anche presso le generazioni meno giovani, pure se la divisione marcata tra rap “finto” e “vero” rimane imprescindibile, come sempre avviene per le forme di arte italiane.
Un po’ lo stesso discorso vale per il cosiddetto “indie”, che a inizio decennio, prendendo le mosse da varianti piĂ¹ art rock (Le Luci della Centrale Elettrica, Baustelle, Marta Sui Tubi, Ex-Otago) sembrava costituire quella tanto attesa nuova speranza per una musica italiana moderna e consapevole. Speranza in gran parte vanificata dopo la metĂ del decennio.
In qualche modo è stato l’album Completamente Sold Out di Thegiornalisti a segnalare la perdizione dell’indie nell’itpop: molto meno “rock”, sicuramente non impegnato, il genere è stato (ed è tuttora) l’adeguamento della musica italiana pop piĂ¹ tradizionale ai suoni moderni (synth in primis). Un grande riflusso, che ha visto in copertina un artista come Calcutta, istintivamente simpatico e amato da tutti per la sua musica semplice e accattivante.
Caso a parte, e un po’ apice di tutte queste tendenze, è stato Fabio Rovazzi. Personaggio perfetto, showman, cantante, rapper, attore, conduttore: rassicurante, un po’ comico, un po’ umile, un po’ provocatore, Rovazzi ha costituito per certi versi il non-plus-ultra della musica italiana anni ’10.
Musica per le masse, raccolta in un bassissimo numero di singoli (cinque) di grande successo; collaborazioni, comparsate, rime audaci e riferimenti alla pop culture accuratamente pensati hanno completato il tutto. Rovazzi ha dimostrato come la musica italiana nello scorso decennio abbia contato soprattutto su appariscenza, progettazione e tratteggio. Il che, naturalmente, una volta capito, non impedisce di gustarsi comunque appieno queste musiche.
D’altra parte non sono mancate, naturalmente, delle realtĂ piĂ¹ impegnate, spesso ben tenute presenti dai musicofili piĂ¹ attenti: da Iosonouncane agli Eugenio in Via di Gioia, da La Rappresentante di Lista ai Fast Animals and Slow Kids, per culminare con il quasi idolatrato NiccolĂ² Contessa e il suo progetto I Cani.
Tutti questi nomi hanno fatto da contrappunto alla musica italiana piĂ¹ “reazionaria”, proponendo una complessitĂ e una ricercatezza che affonda concettualmente nell’alt rock anni ’90 e nel prog anni ’70, pur adagiandosi comunque su suoni contemporanei. Insomma: la musica italiana di qualitĂ , per chi la sa cercare, resiste e si fa sentire eccome.
Questo è piĂ¹ o meno tutto. Per parlare compiutamente di tutto quello che è successo nella musica degli anni ’10 servirebbero pagine e pagine di saggi dedicati. Per ora ci accontentiamo di questa panoramica, sperando di avervi chiarito le idee su tutto quello che è successo, e magari di avervi incuriositi o spinti ad aprirvi verso musiche nuove. Seguiteci, nel nuovo decennio come in quello passato, sempre sulla nostra pagina Facebook ufficiale, La Scimmia sente, la Scimmia fa.