Un pezzo importantissimo della storia della televisione italiana. Quando si concluse, nell’ormai lontano 2010, Romanzo Criminale diede la prova che sul mondo seriale le produzioni nostrane possono giocare ad armi pari con la grande distribuzione internazionale. Una serie coincisa e robusta, che in sole due stagioni riuscì a segnare un nuovo, e forse più eguagliato, standard qualitativo.
E a prescindere dall’orchestrazione perfetta di tutti i comparti tecnici dell’opera, Romanzo Criminale non sarebbe il cult che è oggi senza l’attenzione maniacale che gli autori hanno dedicato alla ricostruzione di una certa atmosfera. I costumi dei personaggi e la loro straordinaria caratterizzazione, le vedute su quella Roma opaca e delittuosa, la scelta delle musiche. Alcuni dei momenti più iconici della serie sono stati consegnati alla leggenda grazie ad alcuni dei successi di quell’epoca così lontana e dimenticata, dipinta con tanta maniacale cura.
Si pensi alla straordinaria sequenza della morte del Terribile, che si snoda in montaggio incrociato sulla musica diegetica di Tutto il resto è noia di Franco Califano. Scene impresse nella memoria di chiunque abbia visto questo piccolo capolavoro. Altrettanto memorabile è l’uccisione di Satana, a cui presta la voce questa volta il compianto Pino Daniele, che oggi vogliamo ricordare per questo matrimonio audio-visivo così speciale.
Pino Daniele proprio in quegli anni si avvicinava alla consacrazione totale.
E Je so’ pazzo uscì proprio nel 1979, anno in cui si svolgevano gli eventi della narrazione. Una scelta, quindi, non solo perfettamente coerente, ma che contribuisce ancora a caratterizzare la verosimiglianza di quest’opera. In questa scena il triumvirato Libanese-Dandi-Freddo agiscono insieme per l’ultima volta: la morte del Libanese è sempre più vicina, e con essa lo sfaldamento della banda. Così la voce di Pino Daniele sembra essere quasi il canto del cigno del capo della Magliana, che compie un ultimo e clamoroso gesto prima dell’inizio del suo declino.
Ma allo stesso tempo si intravedono già le prime crepe all’interno trio. Se da un lato abbiamo il Freddo, d’accordo con i metodi mafiosi del Libanese, dall’altro il Dandi non cela le sue perplessità . Si preannuncia già la scissione tra i due personaggi, che prenderanno strade completamente diverse.
Il primo colpo di pistola allora sembra davvero un punto fermo, il silenzio a cui il Libanese costringe Satana, in preda a deliri quasi profetici sul destino della banda. E Pino Daniele sembra ammutolirsi anche lui di fronte a quello sparo. La simbiosi audio-visiva è perfetta: il colpo di pistola si sostituisce al charleston e al rullante prima di non ci scassat ‘o cazz.
Ma Pino non c’è più.
E nemmeno Romanzo Criminale. Così a cinque anni dalla sua scomparsa riguardare queste scene non è solo un tuffo nel passato, una malinconica riesumazione. Significa ricordare Pino Daniele, il valore sedimentato della sua arte e la bellezza della musica di un artista immortale, consegnato all’eternità grazie anche a queste perle indimenticabili.