Dolor y Gloria di Pedro Almodòvar
9° Posto
Anche quest'anno è arrivato il momento di fare il punto sul cinema che è stato: eccovi dunque la nostra classfica dei migliori film del 2019!
Tra i protagonisti del Festival de Cannes 2019, con C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino, Parasite di Bong Joon-ho e Il Traditore di Marco Bellocchio, c’è anche Dolor Y Gloria: il film che segna una nuova pietra miliare nella cinematografia di Pedro Almodovar.
Cannes premia Antonio Banderas per quella che è in assoluto la più grande interpretazione della sua carriera. Nel mentre, tramite il suo fido alter ego, Pedro Almodovar firma un’opera struggente, che non è un semplice viaggio a ritroso, ma un autentico film di rinascita.
Chi si aspettava un film nostalgico, testamentario, riflesso di un maestro sul viale del tramonto, ritroverà invece un Almodovar mordente, melanconico e vitale. L’appartamento è l’esatta replica della casa del regista. Ovvero, una galleria d’arte contemporanea dedicata alla ruggente Madrid degli anni ’80.
E in questa bolla iper-realista, si dimena la figura un cineasta in crisi, tormentato dalla depressione e dal dolore cronico, ossessionato dal terrore di non reggere più il set. Il tratto autobiografico è il cuore di Dolor Y Gloria: un’opera dirompente, capace di restituire l’essenza della depressione e dell’infermità fisica. Ma al tempo stesso c’è il sogno, l’incanto e quell’irresistibile menzogna che rende il cinema “larger than life”. E nella sintesi di realtà e finzione, Almodovar celebra il circuito continuo di desiderio e sofferenza, cinema e vita.
A cura di Marta Zoe Poretti
8° Posto
Joker è un capolavoro o non è un capolavoro?
Allo stato dei fatti, non risulta che Amleto né il Cinema in persona abbiano fornito risposta, ponendo fine a questa dolorosa, sofferta diatriba. In compenso, è impossibile parlare dei Migliori film del 2019 senza riservare un posto d’onore al film di Todd Phillips.
Prodotto da Martin Scorsese e presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia la mattina del 31 Agosto, Joker era forse il film più atteso dell’anno. E dopo pochi minuti, l’interpretazione di Joaquin Phoenix segnava già un passaggio storico.
Dalla sequenza di apertura, forse perfino dal trailer, Joker era la promessa di riscrivere il confine tra cinecomic e cinema d’autore. Un confine apparentemente invalicabile, difeso da opposte fazioni, armate e forse immobili nel tempo.
Todd Phillips e Joaquin Phoenix hanno sfidato i guardiani della soglia, l’orda dei social e delle polemiche internazionali. E quando la giuria di Venezia 76 assegna a Joker il Leone d’Oro, è una vittoria senza precedenti.
Forse, con il privilegio del distacco storico, sapremo tutti analizzare il film con maggiore freddezza. Per il momento, quella di Joaquin Phoenix resta un’interpretazione da Oscar. Una prova che definisce il più grande attore del cinema americano contemporaneo.
Più oltre, il Joker sfida le nostre convinzioni, presentandosi come una inaspettata variazione sul tema. Un villain che racconta le ferite della società occidentale. Il chaotic evil dell’Universo Dc Comics, ma anche un uomo di nome Arthur Fleck. E sulle note di That’s Life di Frank Sinatra, il nostro anti-eroe divide e conquista. Se volete approfondire, troverete qui la nostra recensione.
A cura di Marta Zoe Poretti
7° Posto
L’ultimo film, o forse sarebbe meglio definirla “provocazione”, di Gaspar Noé. Un regista mai banale, la cui filmografia e costantemente all’insegna dell’estremo. L’amore malsano di Love e l’extrasensorialità allucinogena di Enter The Void trovano una vera e propria unione in Climax, un film (all’acido) lisergico dove Noé mette a nudo alla società francese e le sue maschere, raccontando l’inconscio attraverso una grandissima metafora di novanta minuti circa.
Non un mero esercizio di stile ma un delirante viaggio in quella baita, dove l’emozione e la felicità di un viaggio a New York per portare il proprio spettacolo di danza, diventa una tragedia. Qualcuno ha messo dell’LSD nella sangria e le allucinazioni devasteranno la ridente compagnia di danza.
La centralità delle tematiche affrontate fino ad oggi nei suoi precedenti film esplodono, mantenendo il suo solito stile fatto da piani sequenza e long-take. I più maliziosi potrebbero pensare, forse a ragione, che una chiave di lettura di Climax potrebbe trovarsi nella descrizione accurata degli impulsi cerebrali sotto acido, in cui il cervello stesso è rappresentato dalla baita. E conseguentemente, i freni inibitori scivolano via andando a rompere ogni tabù, dall’omicidio (Thanatos) all’incesto. Conoscendo Gaspar Noé, non è certamente da escludere!
A cura di Lorenzo Pietroletti