Come ogni anno, arrivati a dicembre, arriva il momento di tirare le somme del cinema che è stato, decretando quali sono stati i Migliori film del 2019.
In questa classifica non prenderemo in esame i Migliori film prodotti nel 2019, ma considereremo esclusivamente quelli usciti al cinema in Italia nell’anno corrente.
Troverete dunque opere prodotte nel 2018, mentre altre non ancora uscite nel nostro Paese avranno spazio nel nostro prossimo resoconto. Sperando che questa lista possa alimentare una sana discussione e, perchè no, regalare qualche spunto di riflessione, vi auguriamo buona lettura e un felice nuovo anno cinematografico!
Il Traditore è un film potente, intenso, incentrato su una delle parentesi più crude e drammatiche della nostra storia recente. Attraverso il racconto della storia di Tommaso Buscetta, Bellocchio si addentra nei meandri più oscuri del nostro passato e, forse, del nostro presente.
Dalla fuga in Brasile all’arresto, dal rapporto con Falcone ai suoi ultimi giorni, Buscetta, interpretato da un grandissimo Pierfrancesco Favino, ci “accompagna” attraverso tre decadi, fra faide e stragi, processi e l’incontro con Giovanni Falcone che sfociò nel maxiprocesso del 1986.
Il Traditoreè sicuramente uno delle vette più alte della filmografia di Bellocchio. Un film caratterizzato da un realismo spietato, che ben incarna il vero volto di Cosa Nostra e la sua inarrestabile ferocia.
C’è però anche il racconto dell’uomo Buscetta, una figura controversa eppure fragile: una persona tormentata dai venti della vendetta, braccata perchè rea di aver tradito il Male assoluto. Trovano quindi spazio le incursioni nei sogni e negli incubi del collaboratore di giustizia, oltre che immagini dalla forte carica allegorica.
Attraverso la storia di Buscetta, Belocchio mette a nudo il sistema Cosa Nostra, i suoi orrori, i suoi rituali, le sue allusioni.
Quello che resta è un’opera narrativamente e visivamente spietata, che spoglia il crimine organizzato di qualsiasi aura, incollandolo alla sua brutale vogarità. Un film che punta dritto alle nostre coscienze, perchè i demoni di ieri sono più cauti ma non esorcizzati. Per sapere di più, troverete qui la nostra recensione.
Uscito nelle sale italiane il 3 gennaio 2019, Vice – L’uomo nell’ombra è il film che sancisce la definitiva consacrazione del talento di Adam McKay. Se con La Grande Scommessa ci aveva raccontato la follia dietro al disastro dei mutui subprime, con quest’ultima opera il regista americano ci accompagna alla scoperta di Dick Cheney, figura potente e quasi invisibile, capace di sopravvivere a 50 anni di politica americana.
Attraverso l’ascesa di Cheney, eminenza grigia e vero uomo al comando dell’aministrazione George W. Bush, McKay racconta il declino della nostra civiltà, dove il potere si piega a logiche spietate, oltre l’interesse, specchiandosi nella proprio gelido autocompiacimento.
Quella che sembra esordire come la più classica parabola dell’american dream, viene presto digerita e metabolizzata dallo stile schizofrenico di McKay. La struttura narrativa si piega, si spezza, si disintegra sotto le sue “perfide” dita.
Balzando con disinvoltura dalle stanze dei bottoni ai dettagli più intimi della vita di Cheney, il regista partorisce un mosaico articolato, fatto di black humor e dramma, amore e terrore, edificato sulle solide fondamenta della ricerca storica.
Vice è un’opera innovativa e multiforme libera da ogni vincolo, che gioca con lo spettatore, disorientandolo ma al contempo chiamandolo in causa direttamente grazie alla rottura della quarta parete. Il caos ponderato di McKay risulta essere lo strumento perfetto per raccontare 5 decadi di delirio statunitense.
Al centro di tutto troviamo un grandissimo cast, guidato dell’ennesima e (forse) ultima trasformazione di Christian Bale. Al suo fianco, Amy Adams nei panni della signora Cheney, epicentro e motore immobile dell’epopea di Cheney, oltre al fedelissimo Steve Carrell nel ruolo di Donald Rumsfield.
Sebbene McKay avesse già mostrato il suo occhio critico in Anchorman 2 e ne I poliziotti i riserva, con La Grande Scommessa prima e con Vice è riuscito ad affermarsi definitivamente come uno dei narratori più lucidi della contemporaneità americana.
Continua così Adam: solo capendo chi eravamo possiamo sperare di non ripetere le stesse str… gli stessi errori.
Il corriere – The Mule di Cint Eastwood
13° Posto
“Vedi, il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi scava.”
Come già avevamo sostenuto nel nostro articoli dedicato ai Pessimi Film di Grandi Registi, esistono due Clint Eastwood: quello delicato e introspettivo, in grado di adentrarsi nei tormenti della natura umana, raccondandoli con pathos e sensibilità… e quello con la pistola carica, pronto a trivellarci a colpi di nazionalismo.
Con Il Corriere – The Mule, Clint torna a fare appello alla sua metà più umana e, probabilmente più autentica. Protagonista della vicenda (interpretato dal nostro ex-biondo), è Earl Jones, un reduce novantenne rimasto senza alcune fonte di sostentamento.
Earl è un imprenditore che ha sacrificato tutto per il suo lavoro: dopo una vita dedicata alla floricoltura, sempre in vaggio a bordo del suo pick-up, la sua ex moglie (Dianne Wiest) e sua figlia Iris (Allison Eastwood, una delle vere figlie di Clint) non vogliono più avere contatti con lui.
Quando anche la sua ttività viene pignorata, il vecchio Earl si presenta al brunch matrimoniale della nipote Ginny (Taissa Farmiga), prossima alle nozze con un certo Mike. Di fronte alla gelida reazione della famiglia, si offre di pagare le spese del matrimonio, pure sapendo di non averne la possibilità.
Il destino bussa però alla sua porta: gli viene infatti offerta la possibilità di diventare un corriere della droga per i cartelli messicani.
Accettano controvoglia questa occasione di illusorio riscatto, Earl da il là ad un road movie atipico, che lo condurrà di nuovo attraverso gli States, lontano dalla rovina, verso (forse) una nuova speranza (DEA permettendo).
Con una regia essenziale, Clint torna a dipingere una storia dolce eppure amara della sua America, tratteggiando i personaggi con la mano attenta di chi “sa scavare” nel profondo della natura umana.
Saltando dalla commedia al dramma al thriller , Eastwood torna a dirigere un film sincero, che sa dove andare a colpire. Clint scava, e noi speriamo che la pistola si sia scaricata per sempre.