“Predicatore: Ricordati che devi morire!
Mario: Sì, sì… no… mo’ me lo segno…”
Non ci resta che piangere (stasera alle 21:20 su Rete 4) è uno dei grandi classici intramontabili più belli e divertenti del cinema italiano. Uscito nel 1984, il film è diretto, scritto e interpretato da due capisaldi del cinema comico come Roberto Benigni e Massimo Troisi (qui potete trovare la nostra recensione del film).
Nonostante alcune incongruenze, la comicità del toscano e quella del napoletano rendono questa pellicola una delle più apprezzate dal grande pubblico. “Non ci resta che” scoprire insieme 16 curiosità che forse non conoscete di quest’opera che non smetterà mai di farci ridere.
1) Un titolo poetico
“A Troisi dicevo “ti leggo una poesia dimmi quale ti piace di più per il titolo”. Arrivato a Non ci resta che piangere mi fermò dicendo “questa mi piace””. In questo modo buffo e scanzonato è nato il titolo di questa pellicola, tratto quindi da una poesia del poeta trecentesco Francesco Petrarca.
La poesia recita così: “Non omnia terre / obruta: vivit amor, vivit dolor; ora negatur / regia conspicere, at flere et meminisse relictum est.” Tradotta in italiano suona così: “Non tutto in terra è stato sepolto: vive l’amor, vive il dolore; ci è negato veder il volto regale, perciò non ci resta che piangere e ricordare.” La scelta del titolo è stata spiegata dallo stesso Benigni nel 2010 in occasione dell’uscita del blu-ray del film.
2) Un successo senza tempo
Non ci resta che piangere è (purtroppo) la prima e unica collaborazione alla regia di Benigni e Troisi. Il film è arrivato nelle sale italiane per la prima volta il 21 dicembre 1984 ed ha riscosso un ottimo successo. E’ stato anche campione d’incassi al botteghino nello stesso anno e in quello successivo con oltre 15 miliardi di vecchie lire di incasso.
Amanda Sandrelli, al suo esordio al cinema, ha sostenuto che Non ci resta che piangere: “rimane l’unico film, rispetto a quelli che recitai immediatamente dopo, di cui vado fiera e che mostro con piacere ai miei figli. È un film che non invecchia mai. Lo paragonerei a Frankenstein Junior per freschezza e perché credo che anche su quel set si divertirono molto a fare la storia del cinema”.
3) Una preparazione infinita
Benigni e Troisi non erano inizialmente molto ispirati e quindi chiesero ai produttori del tempo per scrivere il copione. Dopo un ritiro a Cortina d’Ampezzo, che duro più di un mese, tutto a spese della produzione, chiesero altro tempo per trovare l’idea giusta. Decisero quindi di cambiare paesaggio e dalla montagna passarono al mare. Non ancora convinti, poco dopo si trasferirono in Val d’Orcia.
Alla fine di questa vacanza/ritiro, Benigni e Troisi si presentarono davanti a produttori Mauro Berardi e Ettore Rosboch con soli due appunti. Sopra era scritto che la storia sarebbe stata ambientata nel medioevo e che loro avrebbero fermato Cristoforo Colombo.
4) L’improvvisazione
A causa del ritardo sulla scrittura della sceneggiatura, Non ci resta che piangere è stata una pellicola basata molto sull’improvvisazione. Per questo motivo molte scene vennero poi eliminate in fase di montaggio perché dovettero essere riviste o ripetute, anche a causa delle risate di tutti gli interpreti.
Troisi e Benigni, infatti, erano cosi spontanei e esilaranti da aver creato un film fantastico nonostante sia stato quasi totalmente inventato sul momento.
Un esempio di improvvisazione si può notare nella scena in cui Benigni e Troisi sono a letto nella locanda. Roberto si agita in continuazione perché non trova la posizione e Massimo si mette a ridere prima della sua battuta, cosa che non era prevista.
“Non c’è mai stato un copione, non l’ho mai visto, al massimo c’era una sorta di canovaccio per qualche scena. […] Massimo e Roberto la mattina si ritrovavano in roulotte, scrivevano qualcosa, poi si iniziava a girare” ha ricordato Amanda Sandrelli in un’intervista.