Lo scorso 20 dicembre, erano trapelate diverse notizie riguardo uno dei registi più importanti del cinema contemporaneo, stiamo parlando di Martin Scorsese. Il regista statunitense di recente aveva rilasciato un’intervista al The Guardian riguardo The Irishman e i progetti futuri. La notizia non ha tardato ad arrivare anche da noi, ma le parole di Scorsese sembrano non esser del tutto comprese: e alcuni titoli hanno fatto credere che The Irishman potesse essere il suo ultimo film.
In seguito a queste incomprensioni, cerchiamo di fare chiarezza riguardo l’intervista di Scorsese soffermandoci principalmente su una domanda in particolare che è stata fraintesa dal pubblico.
Riportiamo la domanda del The Guardian fatta a Scorsese e la riposta del regista:
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“Il suo intervento sui film della Marvel e sui supereroi quest’anno si è trasformato in una grande notizia. Quanto è stato preso in considerazione?”
“Ovviamente, ne abbiamo discusso molto, le sale sono state requisite dai film sui supereroi, sapete, solo gente che vola in giro che sbatte e si schianta, il che va bene se volete vederlo. È solo che non c’è spazio per un altro tipo di cinema. Non so quanti altri film io posso fare, forse questo avrebbe potuto essere l’ultimo. Quindi l’idea era di farlo fare almeno e magari mostrarlo per un giorno al NFT, magari un giorno alla Cinémathèque di Parigi. Non sto scherzando.”
“Ora siamo in una situazione in cui le sale proiettano solo gli ultimi film di supereroi. Ci sono 12 schermi e 11 sono i film di supereroi. Ti piacciono i film sui supereroi, bene, ma hai bisogno di 11 schermi? È pazzesco per un film come Lady Bird o The Souvenir. Questi film non sono necessariamente molto commerciali, ma ci sono film modesti e genuini che trovano un grande pubblico. Solo perché un film è commerciale non significa che non possa essere arte. Ciò che ha consumato le sale è il prodotto. Un prodotto è da consumare e da buttare via. Guardate un film commerciale come Singin’ in the Rain. Lo si può guardare più e più volte. Quindi la domanda è: come proteggeremo la forma d’arte?”
“The Departed è stato fatto a dispetto di se stesso, la potenza delle star ha aiutato. Ci siamo resi conto, mentre portavamo avanti questo progetto, che le porte si stavano chiudendo. Allora, cosa sta succedendo? Ho guardato i cinema in fondo all’isolato, 10 schermi che mostravano la stessa immagine.”
“La gente si lamente perchè abbiamo mostrato questo film nelle sale solo per quattro settimane. Abbiamo cercato di ottenerne di più, ma i proprietari delle sale e Netflix non sono riusciti a venirne a capo. Ma ho fatto in modo che le immagini venissero proiettate almeno per una settimana. Negli Stati Uniti, Re per una notte ha chiuso in una settimana. Quel film è stato ignorato per 10 anni.”
“Una volta accettato di fare il film con Netflix, ho capito cosa significava. Sapevamo che sarebbe stato visto soprattutto in streaming, ma anche nelle sale. Ma a quel punto, sapevamo che dovevamo fare il film e avevamo bisogno di ottenere il finanziamento. E anche la cosa principale: la libertà creativa. Dicemmo: OK, ma a una condizione, che possa essere proiettato in sala almeno per una settimana. E io ho accettato questa condizione. La mia preoccupazione principale era che andasse bene per gli attori, che l’Academy lo accettasse. Non per me, non per il film. So di essere alla fine di un lungo, lungo viaggio. L’importante è che il film venga realizzato e che si abbracci questo nuovo mondo di come si vedranno queste immagini.”
Secondo le parole riportate da Martin Scorsese, The Irishman non è affatto il suo ultimo film, ma uno degli ultimi. Le parole del cineasta fanno prettamente riferimento alla sua carriera in generale. Inoltre ricordiamo che Killers of the Flower Moon con Leonardo DiCaprio e Robert De Niro sarà il suo prossimo film, le cui riprese inizieranno a marzo 2020. L’arrivo nelle sale è fissato per il 2020 e i diritti per la distribuzione in Italia sono stati già acquistati da 01 Distribution. Quindi, se proprio tutto dovesse andare male, The Irishman sarebbe il suo penultimo film.
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