L’Immortale: la Recensione del film di Marco D’Amore
L'immortale di Marco D'Amore è al cinema dal 5 Dicembre. La nostra recensione del primo autentico spin-off della serie Gomorra. Ovvero: il preludio della quinta stagione, dedicato interamente alla figura di Ciro Di Marzio, tra passato, presente e futuro.
“Come dice il poeta: per essere Immortali bisogna riuscire a superare tutto, anche la logica”Marco D’Amore
Tra le novità al cinema dal 5 Dicembre c’è anche L’immortale: attesissimo primo lungometraggio firmato da Marco D’Amore, che dirige e interpreta lo spin-off dedicato a Ciro Di Marzio.
Nella conferenza stampa di RomaMarco D’Amore e gli autori hanno presentato il progetto come trait d’union tra la quarta e quinta stagione di Gomorra. E il risultato è un’opera di respiro internazionale, capace di muoversi avanti e indietro nel tempo, dalla Lettonia contemporanea alla Napoli degli anni ’80.
Un film strutturato come un viaggio di formazione a ritroso, per una origin-story che arriva al cuore del personaggio, e insieme alle radici di quella Napoli criminale.
Nello scenario del secondo dopoguerra, tra moltissimi orfani del contrabbando, c’è ancheL’immortale (Marco D’amore/Giuseppe Aiello): un bambino destinato a bruciare le tappe, che passerà rapidamente dal furto allo spaccio e l’omicidio, per conquistare i vertici del crimine organizzato.
Le nuove puntate di Gomorra non arriveranno prima del 2021. Ma intanto, L’immortale è un film che non delude, anzi resta perfettamente integrato nell’immaginario e l’estetica dell’Universo Gomorra.
La Famiglia Savastano per Gomorraè essenzialmente una macro-allegoria, ispirata da una moltitudine di atti giudiziari, reportage d’inchiesta, storie reali e vere figure di criminali.
Alla fine della terza stagione di Gomorra, avevamo lasciato Genny Savastano (Salvatore Esposito) e Ciro Di Marzio (Marco D’Amore) in un pay-off degno di Caino e Abele. E in quell’istante di ferocia fratricida, sembrava che Genny avesse effettivamente giustiziato Ciro, che lo assolve nel momento stesso della morte.
Con l’inizio de L’immortale, scopriremo invece che Ciro è sopravvissuto. Ma anche in questo caso, la realtà supera la più sfrenata immaginazione.
Uno tra i famigerati boss nella storia camorrista è effettivamente sopravvissuto a un proiettile, che si è fermato a pochi centimetri dal cuore. E nel caso di Ciro Di Marzio, lo sparo segna l’inizio di una nuova era.
L’immortale: Sinossi del film
Mentre Ciro Di Marzio crede di affondare colpito a morte nelle acque del Golfo di Napoli, inizia a rivedere il film della sua vita. Quel film racconta la Napoli degli anni ’80, il terremoto, la ricostruzione mai realmente avvenuta.
Nell’orda di bambini che apprendono le regole del contrabbando e del furto con scasso, Ciro (Giuseppe Aiello) ascolta le storie di boss leggendari. Nella sua formazione criminale quegli aneddoti sembrano fiabe, mentre il bambino scopre di possedere spirito e volontà di un Immortale.
Nel presente, Ciro adulto scopre che neanche Gennaro l’ha ucciso. Ma l’innocenza è ormai irrimediabilmente perduta, con la consapevolezza che l’immortalità in fondo è una condanna.
Ciro parte per Riga come avesse il biglietto d’ingresso in una nuova vita. E la rinascita, inevitabilmente passa per la Lettonia: avanguardia di una nuova mafia internazionale.
Nei flashback di Ciro di Marzio torna però anche la bellezza e la vitalità di Stella (Martina Attanasio). E nella galleria delle ragazze e e donne di Gomorra, il ritratto di Stella resterà indimenticabile, tragico e tremendamente reale.
Dalla musica apocalittica dei Mokadelic alla fotografia di Guido Michelotti, L’immortale riscrive e amplifica l’estetica di Gomorra.
L’evoluzione della colonna sonora dei Mokadelic, ad esempio, rappresenta una tra tra le rarissime sperimentazioni italiane nell’ambito del Post-Rock. Ma al tempo stesso, è anche una perfetta chiave di lettura per l’intero sistema audiovisivo costruito negli anni da Gomorra.
Per l’immortale, Marco D’Amore ha chiesto alla band di riprendere il tema principale. Attraverso le variazioni sul tema, la musica apocalittica resta il centro nevralgico dell’opera. Diventa perfino più tentacolare.
Un suono che riporta indietro, alle sensazioni e le origini della storia, poi procede avanti, tra presente e futuro di Ciro Di Marzio, verso la quinta stagione di Gomorra.
Moltissimi fan della prima ora, troveranno ne L’immortale il film che stavano aspettando: un’opera edgy, eclettica e profondamente partenopea, ma dalla regia fortemente contemporanea.
Per il versante degli scettici, è necessario aggiungere che il fascino del film sta proprio nelle sue piccole imperfezioni. Viceversa, si tratterebbe di un’opera del tutto artificiale. O peggio, di quella presunta elegia del crimine che troppe volte è stata evocata ai danni di Gomorra.
Per concludere, L’immortale è perfettamente in linea con la struttura e l’immagine della quarta stagione. Oltre ad un cast eccezionale, in termini di script, fotografia e montaggio, il film presenta analoghi punti di forza.
Quegli stessi elementi che hanno conquistato un pubblico sempre più vasto, ma di contro, hanno allontanato un piccola porzione di spettatori, più vicina forse alle prime stagioni, e soprattutto al realismo radicale di un film come Gomorra di Matteo Garrone.
In attesa delle novità sulla quinta stagione di Gomorra, continuate a seguirci su LaScimmiaPensa.Com!