Predestination (stasera alle 21:15 su Cielo) è un ottimo sci-fi dei fratelli Spierig del 2014. Sicuramente il film di punta della loro produzione, riuscita trasposizione del racconto …All you zombies… di Robert A.Heinlein. La novella fantascientifica del 1959 sui paradossi temporali divenne un cult della sua epoca, marcando un nuovo standard narrativo nel genere. Il film ha avuto meno fortuna, ma non per demerito. L’opera di Heinlein trasfigura in una sceneggiatura complessa ma precisa, che colloca il film tra i thriller fantascientifici più interessanti del decennio. Nonostante sia un’opera affascinante e piacevole da vedere, Predestination necessita di una spiegazione.
Nonostante la narrazione sia complessa, in fondo già dalle prime battute e dal titolo del film si può intuire qualcosa. La predestinazione, la negazione della possibilità sono il tema centrale. Questo dato collide però con il presupposto del film: intervenire sulla storia attraverso i viaggi nel tempo per giocare d’anticipo sui criminali. Predestination allora crea un turbine di eventi per dimostrare che le cose possono accadere in unico modo.
L’uomo si scontra così con la sua incapacità di manipolare la sorte, rimanendo imbrigliato in un meccanismo di eterno ritorno che rimanda direttamente alla filosofia orientale e nietzschiana. L’enigma posto all’inizio del film non ha risposta: è nato prima l’uovo o la gallina? Non esiste un prima o dopo in Predestination, ma un flusso temporale perpetuamente circolare, senza capo ne coda, come il serpente ouruboros.
Predestination sembra prendere a modello proprio questo animale mitico.
Nietzsche stesso scelse proprio questa creatura come metafora dell’eterno ritorno, nel discorso La visione e l’enigma in Così parlò Zarathustra. La linearità del tempo si regge sull’assunto della consequenzialità temporale e causale. Come il serpente che si morde la cosa, invece, in una concezione ciclica del tempo ogni cosa esiste in unicum che si ripete all’infinito.
In Predestination le varie fasi della vita di Jane-John coesistono in un loop temporale tenuto insieme proprio dallo stesso John. Jane, neonata ed adolescente, il trans-sessuale John, il barista e agente temporale, e Fizzle Bomber. La sua azione perpetua consiste nel costringere questi personaggi a percorrere sempre le stesse traiettorie, nel costringere la storia a ripetersi sempre nello stesso modo.
E abbracciando alcuni tratti delle filosofie orientali, questo essere capace di vivere il tempo come una dimensione fisica esiste aldilà delle connotazioni fisiologiche di uomo e donna. Una creatura ermafrodita quasi mitologica che è contemporaneamente maschio e femmina, bene e male, adulto e bambino.
Niente a che vedere però con il bambino delle stelle di kubrickiana memoria. Nessuna missione messianica per la piccola Jane che rinasce sempre da se stessa. È solo un tassello di questo articolato gioco temporale tenuto in piedi dal dottor Peterson, vero guardiano del tempo, che dall’esterno orchestra le delicate operazioni dell’Agenzia.
Volontà , libero arbitrio e fato
La successione degli eventi è scandita dal contrasto continuo tra la volontà e l’accettazione del destino. John accetta di tornare nel passato per uccidere l’uomo causa di tutta la sua sofferenza, per poi scoprire di essere già parte essenziale di quel puzzle temporale. Allo stesso modo scopre che la sua ultima missione è uccidere se stesso. Il suo nemico, Fizzle Bomber, non è altro che lui stesso nella vecchiaia. L’ultima missione di John avrebbe dovuto provocare l’arresto del dispositivo con il quale viaggia nel tempo. Per un errore però questo ha continuato a funzionare, permettendogli di continuare a muoversi nelle pieghe dello spazio-tempo, acuendo la sua follia latente e trasformandolo nel pericoloso terrorista.
Così dietro l’apparenza di una scelta, si cela l’accettazione della predestinazione. Uccidendo Fizzle Bomber, John sceglie di non spezzare il circolo, costretto a dover diventare lui stesso Fizzle Bomber. È quindi possibile ricostruire una linearità , che disperde tutto il fascino del film e che in ogni caso potrebbe complicarne ulteriormente la comprensione. È su questa linearità che si installano le cerniere che uniscono le varie epoche, ed è questo a rendere la narrazione così complessa. Cerchiamo di averne una visione di insieme:
La missione di John è quindi chiara
Il suo obiettivo non è davvero sconfiggere un criminale: inseguendo continuamente se stesso, non arriva mai davvero ad ucciderlo. Il suo compito è quello di evitare che questo meccanismo collassi su se stesso. Dallo schema è evidente che la storia esiste in funzione di questa manipolazione del tempo, che però non può che a sua volta ripetersi sempre uguale per far sì che la successione degli eventi sia proprio quella.
Predestination costruisce così un ampio paradosso che non parla del migliore dei mondi possibili realizzato attraverso questa miracolosa manipolazione del tempo. Parla dell’unico mondo possibile, della realizzazione a senso unico della realtà anche oltre i limiti fisici in cui la nostra esistenza ha luogo.
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