La vera storia che ha ispirato “Lolita” è più inquietante del romanzo

Un film, un romanzo, una storia vera. Lolita, la ninfetta nata dalla penna di Nabokov, pare essere debita, per le sue tristi disavventure, a fatti realmente accaduti: la terribile storia di una bambina innocente, Sally Horner.

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La giovane Sally Horner e la locandina di Lolita di Stanley Kubrick
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Vladimir Nabokov e il racconto di una malata ossessione

Lolita è un romanzo scritto dall’autore russo Vladimir Nabokov, pubblicato in Francia nel 1955. In pochi non avranno mai sentito parlare di questa scandalosa opera, il racconto della perversione di un professore di letteratura, ormai quarantenne, per una bambina quasi adolescente, Dolores Haze. Lolita è il soprannome dato dal protagonista maschile alla fanciulla, una giovane ribelle e con una sensualità particolarmente spiccata. E questo nome è ben presto entrato nell’immaginario comune per definire giovani seduttrici, ragazze ancora bambine ma che conoscono già pienamente il mondo della sessualità.

Il libro di Nabokov, a causa dell’amara trama, ottenne molteplici critiche e fu a lungo boicottato dagli editori. Tuttavia, venne poi pubblicato in inglese e tradotto in russo, la lingua madre del suo scrittore. L’opera ottenne due trasposizioni cinematografiche: la prima, del 1962, firmata da Stanley Kubrick e una seconda, del 1997, ad opera di Adrian Lyne (stasera su Tv8 alle 23:35). Film che contribuirono a far entrare il termine Lolita nella cultura di massa e a diffondere nel mondo una storia di tacite perversioni. Una storia che, purtroppo, ha anche qualcosa di reale.

1948, 11 anni. La vera storia dietro Lolita

La storia narrata da Nabokov, la sconvolgente infatuazione del professor Humbert Humbert per la piccola Lolita, sembra avere qualcosa in comune con fatti realmente accaduti, risalenti proprio al decennio in cui l’opera fu completata. Nonostante, infatti, Nabokov affermò che l’idea del primo capitolo del testo gli venne sul finire degli anni ‘30, il racconto fu realmente scritto e completato solo negli anni Cinquanta. E, proprio in quel periodo, stava avendo luogo la triste vicenda di Florence “Sally” Horner.

Sally Horner era una bambina di undici anni, che, nel 1948, frequentava le scuole elementari a Camden, nel New Jersey. Era il 13 giungo quando la vita di Sally cambiò per sempre. Nel tentativo di entrare nel circolo femminile della sua scuola, rubò un quadernetto da un negozio di alimentari. Ma qualcosa, nel piccolo furto di una ragazzina ancora ingenua, andò storto. Prima di lasciare il luogo del misfatto, un uomo la fermò affermando di essere un agente dell’FBI: Frank LaSalle.

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Il sequestro di Sally

L’individuo, che in realtà di professione faceva il meccanico, era rimasto colpito dalla bambina e decise allora di approfittarsi della sua fragilità infantile. Inventò una serie di bugie e costrinse la piccola a soddisfare tutte le sue richieste, pena la reclusione in carcere. Sally, che era ancora troppo giovane per poter capire la malignità dell’uomo, non poté che credergli e fidarsi di lui, pensando che fosse davvero un agente di polizia che l’avrebbe potuta allontanare per sempre dalla sua famiglia. LaSalle, che era già stato più volte denunciato per stupro, iniziò allora il suo perverso gioco con la bambina, seguendola dopo la scuola e costringendola a partire con lui per Atlantic City.

Sally, che era rimasta orfana di padre e viveva con la madre e la sorella, pur di non raccontare alla famiglia il piccolo furto che aveva commesso, assecondò LaSalle. L’uomo la portò allora in diversi stati, mentre la madre pensava che la figlia fosse in vacanza con un amico e suo padre – lo stesso LaSalle. Questo abusò ripetutamente della bambina, sequestrandola poi definitivamente dopo sei settimane e facendo sparire le loro tracce. La polizia iniziò allora la caccia all’uomo, senza successo. E l’incubo di Sally durò per ben due anni.

La fine dell’agonia

Sally fu salvata, miracolosamente, da alcuni vicini, incontrati in una delle tante soste del loro matto girovagare. Questi notarono gli ambigui comportamenti di LaSalle nei confronti della bambina, che definiva sua figlia. L’uomo venne allora arrestato e condannato a trent’anni di carcere, per sevizie e rapimento. Ma, anche una volta tornata a casa, la vita di Sally non conobbe la pace: in poco tempo la fanciulla cadde in mano alla ferocia della stampa, che si scagliava spesso, all’epoca, contro le vittime di stupro. E così, la triste vita di una bambina innocente continuò ad essere violenta e senza scrupoli. Una vita che, a soli quindici anni, si spense poi in un incidente d’auto.

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Nabokov e una Sally-Lolita?

In molti insinuarono che le vicende di Lolita, raccontate da Nabokov, traessero la propria origine dalle tristi vicissitudini che coinvolsero la piccola Sally. Le due storie, oltre a condividere infatti la medesima perversione di uomini adulti per ragazzine minorenni, contavano molti dettagli in comune. Sia Sally che Lolita vivevano con la madre, orfane di padre, e avevano più o meno la stessa età quando vennero rapite; in entrambe le vicende i sequestratori affermavano di essere i padri delle fanciulle e tutte e due vengono descritte poi a qualche anno di distanza dalle aggressioni: Lolita ormai sposata e incinta, Sally in compagnia di un altro ragazzo prima del suo mortale incidente.

Secondo alcuni Nabokov, che completò gran parte del suo romanzo nel 1952, conosceva bene la storia di Sally Horner, dato che dagli anni Quaranta si era trasferito in America. E, quindi, aveva sicuramente letto i dettagli della sua vicenda sui giornali. Dettagli che, inconsciamente e non, fece confluire anche nel romanzo. Si legge infatti, verso la fine dell’opera, la seguente frase: Ho forse fatto a Dolly quello che Frank La Salle, un meccanico di cinquanta anni, fece all’undicenne Sally Horner nel 1948?”. Una domanda che si pone Humbert, il protagonista di Nabokov. E di cui noi, purtroppo, conosciamo l’amara risposta.

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