Shutter Island, 8 curiosità sul thriller di Martin Scorsese
Shutter Island, thriller psicologico con protagonista Leonardo DiCaprio, è uno dei maggiori successi commerciali di Martin Scorsese. Ecco alcune curiosità
A torto o a ragione, Shutter Island è probabilmente uno dei lavori meno riconosciuti nel catalogo recente di Martin Scorsese. Chiuso tra gli Oscar di The Departede i trionfi di Hugo Cabret e The Wolf of Wall Street, il tardivo omaggio al film noir e ad Hitchcock è da subito parso poco più che un divertissment nella fittissima filmografia del newyorkese. Il botteghino pagò alla grande, ma le già moderate ambizioni in termini di premi finirono presto accantonate; il film fu così subito riportato tra i ranghi di una discreta, ma fondamentalmente sterile operazione commerciale. Destino in un certo senso in linea con quello dell’unico altro horror della filmografia scorsesiana, il sottostimato (e migliore) Cape Fear.
Con The Irishman in uscita via Netflix e una velenosissima polemica a distanza con i Marvel Studios in corso, val però la pena tornare con la memoria anche e soprattutto ai lavori recenti meno amati del regista. Shutter Island ha sicuramente avuto il merito di dare un sacrosanto seguito commerciale al successo di The Departed, consolidando la potenza economica del marchio Scorsese e aprendo le porte alla successiva doppietta Hugo Cabret–TWOWS. In concomitanza con il decennale del film, ecco allora un pugno di curiosità su Shutter Island selezionate sulla lavorazione e la produzione del discusso thriller del 2009.
Ecco alcune curiosità su Shutter Island, la penultima collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio: tra digitale, Lessie e gli Avengers
The Wolf of Shutter Island
Il progetto con cui Martin Scorsese contava di proseguire il trionfo di The Departed era originariamente quello di The Wolf of Wall Street. Una serie di problematiche di natura economica rallentarono però i piani di lavorazione, costringendo il regista a congelare il progetto e ripiegare su un copione più vendibile; la scelta si rivelò proprio Shutter Island, che divenne il maggior incasso nella filmografia del regista. Fino proprio al film dedicato a Jordan Belfort, prodotto tre anni dopo grazie al successo del thriller.
Martin Scorsese non era stato il primo regista contattato per adattare il romanzo di Dennis Lehane. Il progetto era infatti in corsa da diversi anni sotto il patrocinio di David Fincher; il defilarsi del regista (presto finito su The Social Network) portò la produzione a proporre il film all’autore di Goodfellas, che accettò di prendersi una pausa commerciale dai suoi altri lavori in cantiere.
Hitchcock & Tourneur
Nei classici screen dedicati alla troupe e agli attori, visioni obbligatorie per trasmettere mood e ispirazioni grafiche, Martin Scorsese segnalò due classici facilmente riconoscibili all’interno del film. Uno è ovviamente Vertigo, che con tutta l’opera di Hitchcock fa da motore cinematografico all’intera operazione. L’altro, meno scontato, era Out of the Past aka Le Catene della Colpa, il capolavoro di Jacques Tourneur, pietra angolare del poliziesco moderno e punto di svolta nella transizione storica da espressionismo europeo a film noir americano.
Avengers Assemble
Il lizza per il ruolo di co-protagonista, gli addetti casting si ritrovarono a scegliere tra tre nomi: Robert Downey Junior, Josh Brolin e Mark Ruffalo. Nessuno ai tempi sapeva come i tre possibili Chuck Aule avrebbero presto stretto un’alleanza cinematografica destinata a fare la storia: alla fine fu Hulk a spuntarla su Iron Man e Thanos, grazie ad una adorante lettera scritta di proprio pugno all’indirizzo di Martin Scorsese stesso.
Lessie
I tre futuri vendicatori non furono gli unici a condividere un particolare background ai tempi di Shutter Island. I due protagonisti, Leo Di Caprio e Michelle Williams, venivano infatti dallo stesso franchise giovanile. Non esattamente un titolo in linea con la produzione di Martin Scorsese: entrambi gli attori, da bambini, parteciparono infatti alla serie tv di Lessie di fine anni ’80. Vent’anni dopo, avrebbero diviso di nuovo il set, in un contesto ampiamente differente.
Digitale
Uno dei fattori maggiormente datati è probabilmente il massiccio ed estensivo uso del digitale, tipico della seconda metà degli anni 2000. Il trend del periodo vedeva nella CGI il futuro delle potenzialità immaginifiche del cinema; come risultato, quasi tutti gli esterni fotografati al di fuori dei set di Dante Ferretti sono in realtà riproduzioni digitali. Shutter Islandin sé non esiste: è uno sfondo assemblato al pc, sovrapponendo una decina di paesaggi marittimi del New England.
Per gli appassionati di formati e fotografia, Shutter Island rappresenta un passo importante. Il film del 2009 è ad oggi infatti l’ultimo film di Martin Scorsese ad essere girato in pellicola. A partire da Hugo Cabret, il regista adottò definitivamente il digitale, risultando di fatti tra i primi dei “grandi vecchi” ad abbracciare la discussa rivoluzione. Il grande regista è poi parzialmente tornato all’amore di una vita con Silence e The Irishman.
The Irishman è girato per il 70 per cento in digitale e per il 30 in 35mm. Per il mio film precedente, Silenzio, le proporzioni erano invertite. Ho sempre cercato di usare la pellicola quando ho potuto. (Scorsese in una intervista al Corriere della Sera)
Oscar 2010
Inizialmente settato per una release a novembre (precisamente dieci anni fa), Shutter Island finì “vittima” di una rivedibile scommessa da parte della Paramount; nel momento di selezionare i titoli da lanciare in gara durante la stagione dei premi, gli studios decisero di giocarsi le proprie carte con Tra Le Nuvole e Amabili Resti, ritenendo evidentemente i due titoli più centrati per il pubblico dell’Academy. La scelta anticipò l’uscita dei film di Reitman e Jackson, posticipando Shutter Island a febbraio dell’anno successivo, escludendolo di fatti dalla corsa ai premi.
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