I Coldplay non rinascono, non realizzano una capolavoro, ma Everyday Life è comunque un buon album.
Dopo il successo, ormai mondiale, di A Head Full of Dreams (2015), i Coldplay tornano con un album di già annunciato come “sperimentale”. L’album, come era stato anticipato, è diviso concettualmente in due parti: la notte e il giorno, come Ghost Stories (2014) e appunto A Head Full of Dreams. Il concetto di due mondi in opposizione (come anche il sopra e il sotto, in copertina), sembra ricorrere ancora, ma la band pare decisa, tra sonorità aperte e spesso giocose, a trovare un’armonia fra le due parti. Infatti, il confine non è così marcato, e un po’ ogni canzone contiene una parte di “luce” e una di “buio”. E fin qui tutto bene.
Ora, la domanda che preme a tutti: si tratta davvero di un album “sperimentale”? I Coldplay hanno fatto qualcosa di nuovo? O magari hanno recuperato le vecchie sonorità post-britpop tanto care ai fan storici? Non è facile rispondere. Diciamo prima di tutto che Everyday Life è molto più acustico rispetto al precedente, e che lascia poco spazio a banali ritornelli indie pop guidati da synth e ritmi dance. Anzi, non ce ne sono proprio. Le canzoni abbondano invece, di pianoforti, chitarre acustiche, influenze etniche, gospel, classiche, jazz. Il che sì, è un bene: i Coldplay sono chiaramente diretti verso un loro senso musicale dell’universalità, cosa che, come ben sappiamo, nel mondo di oggi è sempre benvenuta.
Ma, detto questo, è arduo definire ciò che Chris Martin e colleghi fanno in questo nuovo lavoro come qualcosa di eccezionale per il loro stile. Si tratta di un cambiamento, questo sì, verso sonorità più analogiche e “pure”, che diversi musicofili potrebbero gradire. Gradita potrebbe essere pure l’assenza di ritornelli facili da radio (con la sola possibile eccezione di Orphans e Champion of the World), e apprezzati potrebbero essere momenti particolari come il semi-punk/folk di Guns. Insomma, di cose da apprezzare in questo disco, volendo vederle, ce ne sono. Ma trattasi di capolavoro? Anche no. I Coldplay, come sappiamo, hanno passato ormai da un bel po’ il loro momento di massima creatività.
Tuttavia, ci azzardiamo a dire che Everyday Life potrebbe essere l’album che li “redime” dai recenti successi indie pop, e da anni spesi a riempire e far cantare gli stadi. In qualche modo, i Coldplay riscoprono sé stessi e la musica, e con questo grande momento di riflessione riprendono il loro ruolo di gruppo musicale, spogliandosi delle immagini di popstar e concentrandosi nuovamente sui suoni. E una cosa è certa: quando una band intraprende una missione simile, di qualunque band si tratti, è sempre un bene.