Parasite, recensione dell’ultimo brutale film di Bong Joon-ho
Parasite, l'ultimo film di Bong Joon-ho, vincitore della Palma d'Oro al festival di Cannes 2019, mette in scena il profondo divario tra due famiglie appartenenti a classi sociali diverse, in perfetto equilibrio tra commedia, dramma e thriller. Il film uscirĂ nelle sale italiane il 7 novembre, e rappresenterĂ la Corea del Sud ai premi Oscar 2020, come miglior film il lingua straniera
Bong Joon-ho, tra i maggiori autori del cinema sud-coreano postmoderno (e potremmo dire mondiale), ha costruito la sua filmografia attraverso la deformazione della realtà . L’impostazione plastica delle sue inquadrature, unite ad un gusto per un umorismo quasi lacerante hanno determinato la sua firma autoriale da Memories of Murder fino ad Okja, passando per The Host e Snowpiercer. A differenza di questi titoli, in Parasite (stasera alle 21.20 su Rai 3) non ci sono creature mostruose, serial killer o visioni di un futuro distopico. Il film si regge sulla brutale dissezione della realtà capitalista e del divario, esistente, tra classi sociali, in perfetto equilibrio tra commedia nera, dramma e thriller che non lascia sconti. Lo stesso regista definisce la sua opera una commedia umana, intrisa di contemporaneità .
In Parasiteassume un ruolo assolutamente determinante, e simbolico, lo spazio; o meglio le case, i luoghi dove le famiglie vivono, e si fanno carico di raccontare la storia (ah, se quelle mura potessero parlare!). La prima, un seminterrato squallido, dagli spazi stretti e angusti, tra le cui quattro mura i Ki-taek si dimenano alla ricerca di un segnale wi-fi senza password, e una minuscola finestra che dà su un vicolo usato dagli ubriachi per urinare. La seconda, una lussuosa villa progettata da un famoso architetto, e un enorme vetrata su un giardino baciato dal sole, che genera tanta invidia nella famiglia di reietti sociali. Proprio quel giardino sarà il teatro dell’esplosione drammaturgica finale, e luogo della memoria tanto amaro.
Parasite: parabola della lotta di classe
In un’epoca di fratture sociali sempre piĂą profonde e laceranti, Parasite mette in scena un’eccellente parabola della lotta di classe, ora riproposta in una dimensione domestica. Bong Joon-ho si destreggia con profonda arguzia e gusto satirico tra la commedia e il dramma sociale, fino al thriller dalle tinte scure. Seppure si passi da una rappresentazione di genere ad un altro, il regista riesce a direzionare il film, e i suoi personaggi con esso, verso una spirale discendente verso la tentazione e i suoi demoni. Bong Joon-ho è tanto ispirato nella componente narrativa – innalzandosi a dio efferato e feroce della sua creazione condotta ad un climax inevitabile – quanto in quella registica. Parasite è costruito secondo un registro impeccabile, dalla composizione geometrica delle scene fino al montaggio, determinando magnifici contrappunti antitetici tra le inquadrature e le musiche, con un gusto pop per l’antifrasi.