Con L’età giovane i fratelli Dardenne tornano al cinema il 31 ottobre, vincitori del Prix de la mise en scène alFestival di Cannes 2019, ovvero il premio alla miglior regia. Il film racconta di un giovane arabo belga, ancora un bambino, che viene radicalizzato da un Imam fanatico e dal ricordo del cugino jihadista nonostante sia cresciuto in una famiglia laica.
Eppure, il giovane Ahmed diventa un fanatico, ossessionato dall’idea della purezza dello spirito e del corpo. Fino a proibirsi ogni contatto, anche il più insignificante, con chiunque non sia musulmano.
I due registi si interessano a questo tipo di racconto, in un momento storico-politico estremamente tso, sempre attenti al contesto sociale che li circonda. I Dardenne hanno deciso di dire la propria, inserendosi in un dibattito che si va inasprendo sempre più nella vecchia Europa.
Hanno deciso di farlo attraverso un bambino, un attore acerbo e non troppo a proprio agio davanti la telecamera, ma proprio per questo in grado di rendere al meglio la fisicità del suo personaggio. Ne L’età giovane Ahmed è un bambino come tanti, impacciato e timido, eppure deciso e chiuso nelle proprie idee radicali, inoculategli da un Imam senza scrupoli.
La scelta di un protagonista molto giovane ha lo scopo di mostrare come un ideale di odio possa plasmare la sua mente e il suo corpo immaturo. La radicalizzazione è tale da manifestarsi fin nella gestualità del corpo del bambino, che assume un valore rituale, quasi ossessivo.
I Dardenne sono attenti scrittori, ed osservatori imparziali della realtà, data la loro precedente esperienza come documentaristi. Questo gli permette di avere uno sguardo distaccato sui loro personaggi, che quasi vengono lasciati in balia di loro stessi.
Proprio attraverso quei personaggi i due fratelli registi esprimono i migliori e i peggiori sentimenti umani. Così ne L’età giovane, non si lasciano andare ad una critica sociale o a giudizi asettici su possibili ed eventuali colpe. Nel film mancano servizi sociali negligenti o una famiglia e una comunità disinteressata, anzi.
Proprio la comunità araba si presenta molto attenta e interessata a problematiche legate all’evoluzione culturale e all’integrazione. Il giovane Ahmed cade semplicemente preda di un indottrinamento, che trova terreno fertile nelle menti dei giovani che ancora devono formare una propria coscienza sociale.
I Dardenne si dimostrano ancora una volta scrittori molto abili, tanto da giocare con le emozioni e le aspettative del loro pubblico, che continua a sperare in una redenzione del giovane Ahmed.
Perchè anche i due registi, seppur guardando da lontano, non si distaccano mai del tutto dai loro personaggi, continuando a sperare il meglio per loro. Tuttavia, i due fratelli non cadono mai nel clichè o nel finale conciliatore, che soddisfi le esigenze degli spettatori.
Ne L’età giovane, come nella loro intera filmografia, i Dardenne sono semplici osservatori della realtà, che filmano con modi da naturalisti. Così, in questo loro ultimo lavoro, anche quando la camera si avvicina ai volti e i corpi dei loro personaggi, i due registi mantengono una certa distanza.
Sebbene appaia evidente la loro volontà di non porsi come giudici morali, appare chiara la loro visione, consapevoli che spesso le colpe sono di cattivi maestri e non di intere comunità.