Una delle tante case di produzione da tenere sott’occhio è sicuramente la A24. Dopo averci regalato quel capolavoro horror di Midsommar, così come il discusso film premio Oscar Moonlight, l’ultima perla sfornata risponde al nome di Waves. Che in italiano significa “onde”. Titolo certamente non casuale quello scelto da Trey E. Shults che dopo l’horror familiare di It Comes At Night, ritorna sul tema family ma in altra veste.
Stavolta, non c’è alcun futuro post-apocalittico con Cose non meglio identificate pronte ad uccidere. In Waves si racconta una storia toccante ambientata nel mondo reale. Seppur dalle tematiche già affrontate svariate volte nel mondo artistico, ciò che differenzia ed esalta questo terzo film di Shults è proprio la sua regia. Virtuosismi tecnici che si piegano alla storia e l’accompagnano fino alla sua conclusione.
Ciò che però balza inevitabilmente all’occhio è la cura maniacale che contorna il reparto tecnico del film. Dalla regia ricercata alla fotografia con meravigliose luci al neon e fino alla colonna sonora, curata da Trent Reznor ma che si avvale dei brani di Kendrick Lamar così come della grandissima Amy Winehouse.
La prima cosa che appare visibile all’occhio dello spettatore sono inevitabilmente i movimenti di macchina di Shults. Piani sequenza e long take riducono al minimo il montaggio, almeno fino a metà film. La macchina da presa segue sempre le vicende di Tyler rinunciando ad ogni forma di stacco e avvicinandosi il più possibile ai volti dei personaggi, con la volontà di scrutare le loro emozioni.
Inizia la discesa negli inferi personali della famiglia, cambia l’aspect ratio da 16:9 in 4:3. E Waves indagherà Emily, la sorella di Tyler carica di sensi di colpa e di abbandono. Tutto si rallenta, Shults si prende i suoi tempi e inizia a raccontare in maniera più asciutta e sistematica il suo dramma personale, quello interiore. Spetterà a lei trovare una riconciliazione tra i componenti della sua famiglia, riflettendosi sul rapporto padre-figlio del fidanzato. Proprio i due genitori rappresentano due facce della stessa, malata, medaglia.