I tormentoni del decennio che preferiremmo cancellare dalla nostra testa
I tormentoni negli anni ’10, come sappiamo, non sono mancati. Molti di essi ci hanno divertiti, altri ci hanno stancati Altri ancora, infine, ci hanno letteralmente perseguitati per mesi (o anni) interi, tanto che ancora oggi non riusciamo a toglierceli dalla testa. Ma, se potessimo, ecco da quali vorremmo incominciare.
10. Coldplay – Paradise (2011)
Per molti la canzone che ha segnato il passaggio definitivo dei Coldplay al pop (o meglio, all’indie pop, genere del quale sono tra i pionieri). Singolo di punta dell’album Mylo Xyloto (2011), si è sentito ovunque per mesi e mesi, consegnando i Coldplay ad un successo internazionale se possibile ancora maggiore rispetto a quello già ottenuto con i singoli e gli album precedenti. In concreto: Paradise racchiude un po’ tutti i motivi che spingono chi odia i Coldplay ad odiarli.
Come risultato moltissimi fan della nuova ora sono caduti nell’equivoco di apprezzare la band esclusivamente per questa canzone, ignorando regolarmente il resto della loro musica. Fan occasionali, insomma, che per colpa di questa canzone hanno iniziato ad amare un gruppo musicale senza in realtà conoscerlo e, nella maggior parte dei casi, senza darsi pena di iniziare a farlo.
8. Imagine Dragons – Thunder (2017)
Spegniamo subito la polemica: a noi gli Imagine Dragons piacciono. La loro influenza nell’emancipare il genere indie pop nel decennio appena trascorso è innegabile, come pure innegabile è il loro eclettismo, la loro ispirazione e la loro abilità nello scrivere perfette canzoni pop, per tutti. Va bene, ma ammetterete che Thunder si è sentita davvero troppe, troppe volte. Sicuramente sarà capitato anche a voi di risentire quella vocina che ripete “thunder-ta-ta-thunder” nella vostra testa, di continuo. Meglio, piuttosto, gettarsi su altri singoli del gruppo, come It’s Time o I Bet My Life.
7. Robin Thicke feat. Pharrell Williams & T.I. – Blurred Lines (2013)
Canzone celebre specialmente per il suo video “a luci rosse”, e per il contenuto controverso, tacciato di sessimo, in un’epoca pre-#MeToo che però già dava i primi segnali di rifiuto verso alcune idee eccessivamente maschiliste. In ogni caso, la canzone ha avuto un enorme successo, anche per via delle ragioni qui sopra spiegate. Ma siamo onesti: nessuno di noi ha voglia, oggi, di risentire più quel “he-he-he”, anche se dietro vi si nasconde un genio del calibro di Pharrell Williams.
Anche se ispirato allo stile dei Police (che già ne afferma la statura qualitativa alta) e risalente al periodo pre-24K Magic di Bruno Mars, questo pezzo ha finito con l’uscire letteralmente dalle orecchie di chiunque. E da lì, poi, è stato espulso. Lo stesso Bruno Mars, artista valido ma bollato (non troppo a torto) come un’ottima rivisitazione moderna di Michael Jackson, sembra avere fatto il suo tempo. Le sue canzoni e i suoi tormentoni resteranno simbolo di una particolare concezione dell’R&B e del soul negli anni ’10, certo; ma per quanto riguarda questa, preferiamo non riascoltarla per un po‘.
Anche se le avvisaglie già c’erano, è con Wrecking Ball che Miley Cyrus si trasforma definitivamente nella “bad girl” che conosciamo oggi, complice anche il celebre video con nudo parziale che immancabilmente (e volutamente) crea scandalo. Il refrain della canzone somiglia a mille altri della musica contemporanea, da Sia ad Adele, ed è alla fine diventato particolarmente fastidioso proprio per questo motivo: non c’è nulla di particolarmente originale nella canzone, a parte il video che la accompagnava.
3. Ed Sheeran – Thinking Out Loud (2014)
Una delle canzoni d’amore più ascoltate, riascoltate e ri-cantate degli ultimi anni. Bella, dolce, romantica, delicata. In una parola: odiosa. A parte gli scherzi, ci rendiamo conto che Ed Sheeran è ormai diventato un perfetto “crooner” contemporaneo, nel senso di cantante “seduttore”, specializzato nella produzione di successi a tema amoroso. Ma proprio per ciò, ci sembra che Thinking Out Loud sia perlomeno sopravvalutata, visto l’enorme successo che ancora oggi ha, rispetto ad altre canzoni di Sheeran certo più fantasiose ed interessanti. Un consiglio: provate a riascoltare con attenzione il suo primo album, +, uscito nel 2011.
L’origine dell’amore di tutti critici contemporanei per il “guilty pleasure” del pop: cosa c’è di più originale (o meglio, lo era nel 2011) che acclamare una canzone assolutamente inutile come questa? Un pezzo di zucchero, che parla del nulla, e non riporta neppure quel minimo di originalità che ci si aspetterebbe da un successo pop, come avviene invece con Taylor Swift o Ariana Grande. In altre parole: Carly Rae Jepsen si è ritrovata ad essere famosissima per via di una sorta di equivoco (o alibi) interpretativo dei critici, che le hanno tributato un riconoscimento ben maggiore di quanto meritasse. E il refrain, bisogna dirlo, è semplicemente inascoltabile, a meno che non abbiate dodici anni.
1. Luis Fonsi feat. Daddy Yankee – Despacito (2017)
Siamo sicuri che non occorrono definizioni particolari. Despacito rimarrà l’incubo musicale persecutore di questo decennio per eccellenza. Nell’estate del 2017 molti di noi si sono ritrovati a dover letteralmente fuggire dalle spiagge per non sentire la canzone, e sia Luis Fonsi che Daddy Yankee sono diventati due tra gli esseri umani più odiati della contemporaneità . Cattiverie a parte, Despacito ha rappresentato semplicemente il peggio del peggio dell’annuale produzione latina nel campo tormentoni estivi.