A Palazzo Dama filtra grande ottimismo, tra gli outfit molto eleganti dei protagonisti e la folla selvaggia dei fotografi che lottano per accapararsi lo scatto migliore. E’ una giornata importante, è la presentazione della seconda stagione di Baby, la terza serie italiana prodotta da Netflix.
I protagonisti, i registi, parliamo al plurale vista la new entry Letizia Lamartire, e gli sceneggiatori sono tutti presenti. Ciò che traspare è una grande unione, frutto di una conoscenza e di un affetto che va’ oltre le luci del set. E’ questa una delle formule che, a prescindere da ciò che se ne pensi, ha permesso a Baby di riscuotere grande attenzione in Italia e all’estero.
Dopo le solite foto di rito, i responsabili dell’evento ci fanno accomodare in una sala molto intima e raccolta, in virtù della volontà di organizzare una presentazione più informale rispetto alle tipiche conferenze stampa. I protagonisti della serie ci raggiungono a gruppi e iniziano a rispondere alle nostre domande in un clima molto tranquillo e accogliente.
Il regista Andrea De Sica, protagonista di un’ottima prova alla regia della scorsa stagione, introduce questa seconda stagione affermando che nei nuovi episodi ci sarà un repentino cambio di luoghi, dalle aule di liceo si passerà agli alberghi, nuove arene della vicenda. De Sica ci rivela che le due protagoniste, Chiara e Ludovica, entreranno nel vortice attrattivo della prostituzione e contemporaneamente verranno ulteriormente approfonditi i rapporti familiari, essendo Baby una serie sulla vita segreta degli adolescenti.
Nella discussione la famiglia e il rapporto intergenerazionale ricoprono una parte importante. Sono molte le domande poste sul tema dai presenti in sala e altrettanto approfondite le risposte di attori, registi e sceneggiatori.
L’assunto da cui si parte, assolutamente centrale in Baby, è quello per il quale la cattiva strada che gli adolescenti di oggi possono imboccare è legata indissolubilmente ad una cattiva vita familiare, a un rapporto tossico con i propri cari. Sul tema intervengono le madri e i padri della serie, portandoci dentro gli spaccati della loro vita.
Claudia Panfoldi e Isabella Ferrari ci rivelano come sentano molto intensamente il peso di essere un genitore nella vita reale, rivelandosi la seconda molto affascinata artisticamente dal fatto che il suo personaggio scoprirà in questa seconda stagione i segreti della figlia, facendo finta di niente. Un vero e proprio cortocircuito fra il rigetto in quanto genitore e la fascinazione in quanto attrice.
Thomas Trabacchi e Max Tortora, membri inediti del cast, ci raccontano qualcosa sui loro personaggi. Il primo afferma che il personaggio da lui interpretato sarà un professore di filosofia sui generis, che scombinerà le carte in tavola.
Le sue pulsioni potrebbero risultare disdicevoli, ma nobili i suoi intenti. Max Tortora rivela di aver apprezzato particolarmente sceneggiatura, in particolare la parte relativa al padre che interpreterà, anch’egli non privo di contraddizioni. La scrittura del personaggio l’ha aiutato molto ad entrare nel personaggio.
Altro argomento fondamentale su cui i membri del cast sono stati chiamati a rispondere è stato il sesso. La tematica sta’ particolarmente a cuore a De Sica, padre della serie, il quale afferma che il sesso non è l’obiettivo di Baby. Il vero nocciolo della questione è il perché si arrivi alle conseguenze estreme che vedremo nella serie e non il come. Baby, secondo il suo regista, è una serie romantica e questo elemento non si è perso.
Interviene sul tema anche Benedetta Porcaroli, protagonista nel ruolo di Chiara, precisando come il sesso sia simbolicamente importante per il suo personaggio, che manifesterà così la sua libertà, prima rinchiusa entro gli ipocriti vincoli familiari.
L’attrice si lascia andare poi alle rivelazioni di retroscena sul set della seconda stagione e sull’imbarazzo provato nel girare scene molto fisiche con uomini venti o trent’anni più grandi di lei, al contrario di Alice Pagani, dichiaratosi più divertita che imbarazzata da questa nuova esperienza.
La chiosa finale a questa prima parte dell’incontro è stata incentrata sui sogni e le aspirazioni che i giovani protagonisti della serie tengono in un cassetto, in particolare sui registi con i quali vorrebbero lavorare un giorno. Alice Pagani ci rivela di sognare una collaborazione con Tim Burton e Helena Bonham Carter, mentre Benedetta Porcaroli racconta di ammirare molto Nanni Moretti e Matteo Garrone in Italia, David Fincher e Dennis Villeneuve fuori dai confini. Riccardo Mandolini e Brando Pacitto, invece, confidano di avere un debole per Michele Placido e Martin Scorsese il primo e niente di meno che per Paul Thomas Anderson il secondo.
Conclusasi questa prima parte dell’incontro, abbiamo partecipato a delle round tables, in cui abbiamo rivolto da vicino delle domande ad alcuni dei protagonisti.
Baby ha avuto un grande successo all’estero, oltre che in Italia. Quali pensi siano stati gli elementi di respiro internazionale che vi hanno permesso di avere questa presa e quali saranno nella seconda?
Andrea De Sica: Baby abbandona la dimensione più locale, più romana e descrive una Roma che non è quella del Colosseo, della malavita e porta così in scena una dimensione più ambigua, fredda, contemporanea, backstage. La serie fornisce degli spaccati sulla condizione della famiglia borghese, senza giudicare e permettendoci di empatizzare. Questo fa sì che Roma non sia solo Roma, ma possa essere Parigi, Londra ecc.
Abbiamo visto come nella prima stagione il percorso dei personaggi principali sia stato inevitabilmente segnato da famiglie lacerate al loro interno. Se non la famiglia, quali possono essere i valori virtuosi a cui i giovani adolescenti di oggi devono fare appello?
Giuseppe Maggio: E’ importante che i genitori insegnino ai figli ad avere un filtro rispetto al mondo esterno. Gli spaccati di Baby, soprattutto in questa seconda stagione, saranno estremi, dato che molti ragazzi vivono realtà normali, con problemi diversi, ma più canonici.
Il personaggio interpretato da Tommaso Ragno rappresenta un padre oppressivo, soggetto letterario e cinematografico ampiamente esplorato nel 900 e nei primi anni 2000. Qual è la vera cifra di questo padre?
Andrea De Sica: Nella prima stagione vediamo questo padre rinchiudere il figlio in questa sorta di sarcofago, rappresentando il potere della borghesia nei luoghi della scuola e della famiglia. Nella seconda stagione avrà una maturazione, non rimarrà fermo sullo stereotipo del padre autoritario, ma avrà un’evoluzione che alleggerirà il tono, nonostante lo renderà quasi più surreale.
Cosa ha rappresentato Baby per il proseguo della vostra carriera cinematografica?
Alice Pagani: Baby ti da’ la possibilità di farti conoscere, ma ti mette in difficoltà relativamente alla possibilità di essere credibile nel fare altro. Mi ha dato consapevolezza che, nonostante il successo, devo continuare a costruire.
Benedetta Porcaroli: Dal successo alla costruzione di una bella carriera c’è un grande divario. I registi non mi hanno mai guardata come simbolo di sensualità, mentre adesso mi propongono ruoli simili fra di loro. In Italia c’è tendenza ad identificare un attore/attrice con il suo primo ruolo importante. Negli altri paesi un’attrice non viene etichettata e per questo interpreta ruoli molto diversi fra di loro.
Se la prima stagione di Baby ha rappresentato la mitologia dei protagonisti, cosa vuole rappresentare concettualmente questa seconda parte?
Letizia Lamartire:Nella seconda stagione, oltre agli eventi ci sono parti molto emotive. Ci sono gli alberghi, ma ci sono anche le loro stanze. La seconda stagione ti porta a sperare che le cose vadano bene. C’è stato un grande lavoro sulle intimità e sulle emozioni dei personaggi.
Se per due attrici come Benedetta Porcaroli e Alice Pagani Baby ha costituito una rampa di lancio, che valore ha avuto per Claudia Pandolfi?
Claudia Pandolfi: Baby è stata un’opportunità per attingere a un gruppo d’ascolto molto più attento, che ti sceglie in maniera molto più consapevole e decisa. Il pubblico generalista è molto più pigro, mentre qui c’è una scelta ben precisa. Il fatto che questa sia una serie per ragazzi ha fatto sì che adesso io diventassi la Monica di Baby. Mi stupisco sempre del riscontro che ricevo, ancora oggi. Il fatto che io sia contemporaneamente Alice di Distretto di Polizia e Monica di Baby è affascinante.
La seconda stagione di Baby è in uscita domani su Netflix, eccovi il trailer ufficiale.