La festa dei Marlene Kuntz per i loro trent’anni di vita.
Trent’anni di Marlene Kuntz. Vent’anni di Ho ucciso paranoia. Dieci concerti per celebrare i due anniversari dalla cifra tonda, in un clima di festa (Mesta? Neanche un po’. Dolcemente malinconica sicuramente.) durante la quale ci si è abbandonati a sorrisi accennati, scrutando il buio ad occhi chiusi, in cui potenti sono riaffiorati pensieri di tempi passati.
Ed è in questo clima di festosa malinconia sfuggita al passato e piombata nel presente che venerdì sera abbiamo festeggiato insieme ai Marlene Kuntz, all’Afterlife Live Club di Perugia, la loro musica; musica che in questi anni ognuno ha fatto sua, cucendo addosso a quelle note e a quelle parole la propria vita. Con modi, sentimenti e tempistiche del tutto differenti gli uni dagli altri; tra il pubblico c’era anche chi, per motivi generazionali, quegli anni ’90 li ha vissuti nei 2000 e in questi ’10, con dieci o vent’anni di ritardo rispetto al resto del mondo, ma in perfetta sincronia per una sera.
Sicuramente una delle doti dei Marlene Kuntz è proprio questa.
La capacità di riunire tante anime che all’apparenza hanno ben poco in comune, se non la stessa, medesima, sensibilità al bello delle cose. E questo allora, forse, non è poco, ma è tutto; perché è vero che la bellezza potrebbe non essere sufficiente per salvare il mondo, ma la sua ricerca ci rende senz’altro migliori (come ha detto Cristiano Godano sul palco). Ed è proprio di bellezza che venerdì sera abbiamo fatto il pieno: un set diviso in due parti , una acustica ed una elettronica, per un totale di due ore e mezza di live in cui la band ha ripercorso la propria carriera attraverso i brani più iconici, suonando anche (quasi) tutto Ho ucciso paranoia (assente all’appello Il naufragio) e le cover di due brani che, per motivi diversi, sono parte integrante della cultura italiana da decenni: Bella Ciao e Impressioni di settembre (l’ultimo della PFM).
Un set che ha incantato con i suoi arrangiamenti acustici (da brividi La lira di Narciso ed Osja, amore mio, introdotta dalle parole significative di Godano) ed ha scosso gli animi con la potenza della parte elettrica (che bombe In delirio e le sempiterne Nuotando nell’aria e Sonica) in un intreccio di riadattamenti, improvvisazioni e distorsioni in perfetto stile Marlene Kuntz.