Joker è un cinecomic? I numeri dicono di sì

Joker è un cinecomic o no? Ci siamo divertiti a fare due conti per trovare una soluzione a questo alquanto discutibile dibattito

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Parallelamente al trionfo su tutta la linea (economico, critico, popolare e culturale) riscontrato dal Joker di Todd Philips, la questione della categorizzazione è tornata a farsi largo con più urgenza che mai. Dopo quarant’anni di mutamenti interni e ridefinizioni continue, l’anno di Avengers Endgame e Joker ha segnato il genere a tal punto da rendere necessaria una ricollocazione del concetto di cinecomic. Cos’è allora questo cinecomic, e soprattutto, cos’è un cinecomic nel 2019?

Quanto c’è veramente di cinecomic in Joker?

Sbrigarsela con “film adattato da un fumetto” non basta più. In realtà, la stessa crasi verbale utilizzata in questi casi appare pretestuosa; più che includere a ventaglio qualunque film tragga il proprio spunto da un fumetto (Blade Runner si ispirò a Moebius oltre che al libro di Philip K. Dick, Terminator rubò a Ranxerox – sono cinecomic, questi film?), il termine sembra oggi indicare il vero sotto-sotto genere caratteristico di questi anni. Ovvero il superhero movie di matrice hollywoodiana.

Del film di supereroi come inteso finora, Joker rappresenta in realtà l’apoteosi e i titoli di coda al contempo. Apoteosi, perché un film capace di vincere un Leone D’Oro e probabilmente più di un’Oscar importante, sembra essere il punto di arrivo di tutto quanto vi sia stato finora. Titoli di coda, perché l’impressione è che, al fine di raggiungere questo insperato trionfo, il film abbia definitivamente abdicato a tutte le caratteristiche fondanti del suo genere di riferimento.

Il successo, che quasi sicuramente il film imporrà su Endgame nella stagione dei premi, dice proprio questo. Tre miliardi di incasso non bastano; emanciparsi dal proprio modello culturale è l’unico modo in cui un superhero movie potrà vedersi incoronato dall’industria. Quanto c’è di supereroistico in un soggetto, per candida ammissione del suo autore, “incollato” sul personaggio del titolo solamente a fini commerciali? I criteri estetici e narrativi del cinecomic dunque non ci bastano più; per trovare una collocazione a Joker è necessaria un’analisi produttiva.

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Più di Venom, oltre Justice League e Suicide Squad: i dati del film con Joaquin Phoenix sono quelli di un film DC di primo piano

Joker si presenta come avanguardia di un filone al quale forse non appartiene fino in fondo. Ma i numeri, come al solito, non mentono. Nonostante il basso budget, nonostante lo sbandierato Rated-R e l’apparente indipendenza da universi già affermati, il film è un film di supereroi. Più precisamente, è il primo film che per essere tale non ha più bisogno  di rifarsi a quelle componenti fino ad oggi considerate essenziali (l’effettiva presenza di supereroi, tanto per dirne una). In questo, hanno ragione i tanti che in partenza l’hanno visto come un prototipo. Non solo del nuovo cinecomic, ma di tutto il cinema commerciale del decennio 2020.

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Al suo primo weekend di distribuzione (incompleta: mancano mercati chiave come Francia e Germania), Joker ha dunque collezionato un totale di 247 milioni worldwide. Di questi, 96 sono stati raccolti in USA, territorio più a rischio nelle tiepide (e scaramantiche) aspettative degli analisti. Il debutto in patria è però superiore a quello di Venom come a quello di Logan (i due paragoni più automatici), e secondo solo a Deadpool nel campionato del Rated R d’intrattenimento.

Il debutto mondiale di Joker è secondo solo a Venom tra gli esordi del cinema di supereroi Rated-R.

Se una primissima considerazione può nascere da questi numeri, è l’ennesima conferma di come quelle polemiche che puntualmente accompagnano l’uscita dei maggiori progetti hollywoodiani esistano solamente nella testa di uffici stampa e addetti ai lavori. A nessuno, nel “mondo reale”, importa molto se il Joker sia toxic o no, se sia un manifesto incel o meno, se ogni proiezione sia davvero un potenziale Bataclan. Sono dibattiti pretestuosi, addirittura metatestuali, completamente alieni all’effettiva run del film. Anzi, molto probabilmente alleati preziosi del box office al momento di venderlo.

Considerando anche i 152 milioni del ricettivo mercato extra-USA, i quasi 300 con cui Joker approccerà il suo secondo weekend posizionano il film ai piani più alti della produzione DC. Dai tempi dell’abbandono di Christopher Nolan (il primo a capire la necessità del superhero movie di affrancarsi dalla propria natura per raggiungere il plauso critico), l’universo Warner ha faticato non poco a ritrovarsi. La resa a lungo termine del nuovo film è ancora da valutare; in proiezione, i numeri paiono già in grado di battere Justice League (660 milioni), l’uomo d’acciaio snyderiano (670) e Suicide Squad (750).

Non solo: uno sprint successivo in ottica Oscar potrebbe rilanciare ulteriormente il film nel 2020, garantendo nuove sale e nuovo interesse. A quel punto, Joker potrebbe facilmente lanciarsi oltre il traguardo degli 800 milioni, ponendosi in scia a Wonder Woman (820) e Dawn of Justice (870). E se il miliardo di Aquaman è inavvicinabile, gli estremi per mettersi alla guida della nuova era DC sono già tutti qui.

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Il nuovo cinecomic, senza più fumetti né supereroi: il futuro del blockbuster come indicato da Joker

In un ottica produttiva ed editoriale, Joker va dunque ad inserirsi senza nessuna difficoltà nel catalogo di film di supereroi DC. Al momento dell’uscita, anche gli ultimi legittimi dubbi sulla natura dell’operazione sono stati fugati; il film avrà i suoi sequel, avvierà il proprio franchise e molto probabilmente si incrocerà con il nuovo Batman pattinsoniano. I discorsi di natura critica stanno a zero. Joker nasce sì come film d’autore, ma è nel corpo di un cinecomic commerciale che ha preso vita e mostrato la sua vera potenza.

Tutto ciò, naturalmente, apre le porte ad alcune necessarie considerazioni per l’immediato futuro. Perché se è vero, e lo è, che ad oggi il film di supereroi (da intendersi come blockbuster “a puntate” dedicato ad un personaggio riconoscibile) è l’unico tipo di film live action ad alto budget capace incassare, quello che Joker fa è allargare all’infinito le potenzialità di questo tipo di prodotto.

Non più film di supereroi né cinema d’autore, Joker è il prototipo del nuovo film commerciale.

L’era del film “tratto da un fumetto” è finita da anni. Anche in ciò, l’etichetta cinecomic appare vetusta; il presente è ormai slegato dalla matrice cartacea, e si avvicina il momento in cui le linee del cinema drammatico “serio” e del film di supereroi andranno ad incrociarsi, ed infine a sovrapporsi.

E’ stato fatto notare che se Joker non avesse parlato del Joker, il progetto non sarebbe forse neanche partito. E’ probabilmente vero. Ma è anche vero che è stata proprio la sua natura di cyborg produttivo, di ibrido commerciale/d’essai, ad aver regalato nuovo spazio commerciale ad un tipo di film apparentemente finito. Il vecchio cinema d’autore duro e popolare, da molti invocato e da Phillips riportato in auge sotto il cerone di Arthur Fleck, sembra oggi poter catalizzare l’attenzione del pubblico solamente prendendo in prestito una proprietà culturale preesistente. Si avvicina forse il momento in cui i supereroi saranno gli unici personaggi che il cinema commerciale racconterà, in prodotti sempre più disparati e lontani dalla ogni matrice. E allora sì che l’etichetta di cinecomic smetterà di avere senso.

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