All I Need: anniversario di In Rainbows

Il settimo disco della band di Thom Yorke oggi compie 12 anni. In Rainbows è stato tanto importante per la loro carriera quanto lo è stato per l'economia. Vediamo insieme perché.

In Rainbows
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Pay what you want

Prima della trovata dei Radiohead, il sistema di fissazione del prezzo ”paga quanto vuoi (o quanto puoi)”, si applicava alle mance, alla beneficenza e ai classici piattini degli artisti di strada. Quindi era esistito da sempre in ambito economico. Ma col download digitale partito dal sito web della band, il sistema ebbe una svolta eclatante. Le entrate di In Rainbows, già dai primi mesi, fruttarono alla band cospicue somme di denaro da spartire con nessuna casa discografica.

Ciò nonostante, alcune società di monitoraggio statistiche sostennero che ben il 60 per cento degli utenti del sito non spesero un centesimo per scaricare il disco, senza contare gli oltre 240.000 fan che lo scaricarono illegalmente. A prescindere dai numeri, il caso fu tanto eclatante da dare il via ad una serie di studi economici che determinarono il vantaggio maggiore di questa sistema: è il compratore stesso a decidere il prezzo e non il venditore a imporlo, questo elimina la discriminazione del prezzo imposto e spinge perciò la gente onesta a pagare quanto ritiene giusto.

Dischi in Cartone

I metodi inusuali non furono abbandonati neanche durante la pubblicazione tangibile del disco, avvenuta il 3 dicembre dello stesso anno. Quelle prime copie possedevano una custodia di cartone che poteva facilmente sgretolarsi. Per questo ogni copia era dotata di un adesivo applicabile su qualsiasi custodia vergine, anche in virtù di una sorta di ottica del riciclo. Ma analizziamo a fondo le tracce di questo ”disco di cartone” iniziando dall’opening, che per molti è la canzone dei titoli di coda di Twilight.

Ispirata a Fuck the Pain Away delle performer Canadese Peaches, 15 Step fu realizzata grazia all’ausilio di una scolaresca di oxford intenta a fare il tifo. All’inizio i bambini avrebbero dovuto riprodurre con le mani il ritmo dispari e sincopato dell’intro -sostituto magistralmente dai drum set- ma il risultato non era ”abbastanza buono”. Con Bodysnatchers si passa ad un tono decisamente più aggressivo. Si lasciano da parte gli arpeggi jazzistici dell’opening per sostituirli con delle distorsioni a metà tra Wolfmother e Neu!, storica band krautrock tedesca, corrente musicale che ha da sempre ispirato il sound dei Radiohead. Sicuramente questa è la traccia più energica del disco.

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Gli scarti di Ok Computer

Addirittura vecchia di 6 anni, la stesura di Nude fu rivista totalmente. Alle parti di organo furono sostituiti dei nuovi giri di basso che resero il brano più ritmato e quindi più confacente al nuovo sound del gruppo. È stato il loro più grande successo di vendita dopo Creep. L’anima elettronica del disco presente fin dalla prima traccia viene man mano abbandonata favorendo quegli arpeggi che tanto hanno fatto la gloria della band. Ed è appunto con Weird Fishes che avviene un certo recupero delle stesure tradizionali, almeno fino al notevole bridge/outro della canzone.

Se finora i bassi si erano fatti sentire alla grande, in All i Need la fanno da padrone. Ma per i Radiohead non era abbastanza. Jonny Greenwood decise infatti di far suonare ad un quartetto d’archi ogni nota della scala in modo da coprire le frequenze e generare quel rumore bianco tipico delle chiassose registrazione casarecce. Il risultato è magistrale, e anche la versione del Live from the Basement non è da meno.

In Rainbows
I Radiohead nel 2007, anno d’uscita del disco.

Il trionfo degli archi

L’auspicata ripresa delle stesure tradizionali di Weird Fishes avviene a tutti i livelli con Faust Arp, traccia in cui l’accompagnamento è quasi del tutto affidato alla chitarra acustica fatte eccezione per la sezione d’archi, qui usata in maniera strutturale a differenza della precedente canzone. Scritta per il film The Age of Stupid, Reckoner non va confusa con l’omonima canzone dei Radiohead eseguita per la prima volta live nel 2001. Qui siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso. Percussioni gelide, chitarre sinuose, e di nuovo gli archi ad accompagnare il tutto. L’atmosfera sognante di questa canzone è condita da un riff di chitarra che omaggia niente meno che i Red Hot Chili Peppers.

House of Cards col suo notevole riverbero offre piuttosto un’atmosfera distesa dove gli archi si fanno sintetici. Dal sottobosco della base emergono feedback corposi e talvolta dissonanti che ben si sposano col falsetto di Yorke. La penultima traccia ci regala di nuovo un notevole arpeggio ”tradizionalista”. Jigsaw Falling into Place è comunque una traccia articolata, fatta di crescendo, delay, e chiaramente strumenti ad arco.

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Assoluta agonia

È così che Thom Yorke definisce l’ultima traccia di In Rainbows. Videotape era diversa ogni volta che rientravano in studio. Un brano che “Ha attraversato ogni possibile parametro”. Un giorno, Yorke lasciò lo studio quando, tornando, scoprì che Godrich (loro fido produttore) e Jonny Greenwood avevano spogliato la canzone fino alla versione finale: una ballata di piano minimale. Oltre al piano e alla voce stupiscono le percussioni: ingombranti e dall’andamento ”rotolante”, che sovrastano il sottile accompagnamento dei piatti della batteria impreziosendo il pezzo.

In conclusione, In Rainbows è la perfetta sintesi della chiave di lettura che Thom Yorke offre sull’andamento della propria acclamatissima band: “ogni disco rappresenta un’impresa. Per costruire e andare avanti, abbiamo ogni volta demolito tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento. Il processo creativo è sempre stato penoso, tormentato, laborioso”. Noi della scimmia pensa, suggeriamo anche ”unico” come quarto e più importante aggettivo.

https://open.spotify.com/album/7eyQXxuf2nGj9d2367Gi5f

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