Big Mouth è tornato con un’irriverente terza stagione. Un anno fa abbiamo lasciato Andrew, Nick, Jessi e compagnia in procinto di grandi cambiamenti. Andrew ha perso Missy e Nick ha un nuovo mostro degli ormoni, che si rivela essere Connie, mentre Jay cerca di trovare la propria identità.
Eravamo rimasti entusiasti della seconda stagione, matura e ben indirizzata nel raccontare le mille difficoltà della pubertà in maniera sincera e divertente. La terza stagione continua su questa falsariga, mostrandosi in 10 nuove puntate che scorrono con un ottimo ritmo. Nuovi temi verranno introdotti e nuovi personaggi sconvolgeranno l’equilibrio del mondo di Big Mouth.
Equilibrio è una delle parole chiave di questa stagione. Tutti i personaggi sono alla ricerca di un loro equilibrio, che può passare dal riconquistare il proprio amore o scoprire sé stessi. Uno dei temi che viene trattato con insistenza, soprattutto nelle prime puntate, è quello dell’orientamento sessuale. Un discorso che passa in gran parte per il personaggio di Jay, probabilmente quello più sviluppato in questa nuova stagione. E ancora temi come il femminismo (e la confusione con cui viene discusso dai ragazzi e dalle ragazze), la dipendenza dei giovani dai dispositivi elettronici e la fedeltà fra amici saranno trattati nel corso della stagione.
Eppure ci sembra che manchi qualcosa nella terza stagione di Big Mouth.
Verissimo, era difficile riconfermarsi ai livelli altissimi della scorsa stagione, ma purtroppo dobbiamo parlare di un piccolo passo indietro per la serie. Diciamolo subito, non stiamo parlando di una brutta stagione, che ci ha divertito molto ed ha saputo, come sempre, parlare di questioni serie in maniera leggera. Parliamo però, ad esempio, di nuovi personaggi meno efficaci rispetto a quelli del passato, di archi narrativi sviluppati più frettolosamente e, alle volte, piuttosto scontati.
Il nuovo mostro della menopausa, ad esempio, compare per poco tempo a tormentare la madre di Andrew ma non convince certo come quello della depressione o della vergogna, di cui avremmo gradito sicuramente un ritorno più importante. A differenza di questi ultimi rimane piuttosto abbozzato e senza un vero interesse sulla trama generale. Il mostro della depressione compare soltanto per poco tempo verso il finale di stagione, sprecando così uno dei personaggi più interessanti creati da Nick Kroll & Co.
Da segnalare invece in positivo come la serie sappia mantenere il suo umorismo nero molto efficace. Da questo punto di vista le gag non deludono di certo, divertendo come sempre in maniera molto graffiante. Molto bella poi la puntata dedicata interamente a Duke Ellington (con la voce di Jordan Peele) e alla sua storia, che ci fa prendere una pausa dalla trama principale per mostrarci uno dei personaggi più affascinanti della serie. In generale c’è anche una maggiore attenzione verso il mondo degli adulti e i loro problemi.
Una terza stagione dunque che resta un po’ in un limbo. Non merita di certo una bocciatura, ma nemmeno un plauso convinto, purtroppo. Resta comunque più che consigliata per chi ha amato la serie, ma la speranza è quella di vederla tornare ai livelli passati. Le basi che sono state poste del resto sembrano piuttosto solide per la prossima stagione, che siamo sicuri non tarderà ad arrivare. Nuovi cambiamenti attendono i nostri piccoli eroi arrapati e siamo sicuri che riusciranno ancora a farci cadere dalle sedie per le risate, sperando in un ritorno ai fasti a cui la serie ci ha abituati.