Donnie Darko è un’opera che ha sempre fatto parlare di sé, nel bene e nel male. Come molti altri film del genere, ha subito diviso il pubblico: da chi lo stronca, a chi invece lo reputa uno dei capolavori degli anni 2000. Checché se ne dica, Donnie Darko è divenuto rapidamente un cult movie in tutto il mondo e il film di Richard Kelly riesce ancora a conservare, a distanza di anni, l’oscuro fascino che aveva alla sua uscita.
Il motivo principale risiede, in parte, nell’originalità con cui vengono trattate le tematiche all’interno del film, attraverso un macchinoso e fitto reticolato di simboli e suggestioni che rimandano al senso della vita, alle ansie esistenziali e relazionali dell’adolescenza, agli inquietanti orizzonti storici e politici, al rapporto tra i ragazzi e la morte. Un’opera così multiforme e stratificata come Donnie Darko merita, però, più di una visione e, inoltre, un’approfondita riflessione.
E, in occasione del ritorno al cinema della pellicola, il 3, 4 e 5 giugno prossimi in versione 4K Director’s Cut quando potremo avere la visione completa del regista che farà luce su alcuni aspetti controversi del film, abbiamo deciso di fornirvela.
Spiegazione del film: Donnie Darko
La schizofrenia del protagonista
Il film, che si distingue tra i tanti prodotti che lambiscono nel genere per la sua genuinità, ha lasciato al pubblico svariate ipotesi. La prima si manifesta a causa della schizofrenia isterica del giovane protagonista, Donnie (Jake Gyllenhaal). Tale allucinazione lo porterebbe a immaginare tutto come se fosse parte integrante della realtà. Il mondo parallelo di “fantasia” o realtà alternata diverrebbe così tangibile e reale da sostituire ciò che accade veramente.
Il subconscio è la regione più oscura dell’immoralità del pensiero, di fatto legata all’immagine del coniglio quale emblema della paura. Quest’ ultimo (assieme ai sogni) gioca con la psiche, facendo crollare piano piano la mente del protagonista. La risata compiaciuta di Donnie prima della sua morte, in questo caso, sarebbe una sorta di realizzazione. Un velo che crolla dagli occhi. Capire come, in verità, la pazzia sia stato sempre il filo conduttore della tua esistenza, portandoti fino all’auto-distruzione.
Un film come Donnie Darko, però, non si può certo ridurre semplicemente a un sogno premonitore, né tantomeno può semplificarsi come l’allucinazione di un soggetto con gravi disturbi psichici.
Le dimensioni parallele e l’universo tangente
Con l’uscita della Director’s Cut voluta dal regista, alcuni dei quesiti finali del film hanno trovato risposta, e la vera versione della storia scritta da Richard Kelly diviene più chiara. La spiegazione ruota interamente intorno al libro che Donnie riceve dal suo insegnante,“La filosofia dei viaggi nel tempo”, scritto da un personaggio del film, Roberta Sparrow (Nonna Morte). Il libro è inventato, ma alcune pagine erano presenti nel sito web del film e incluse nella versione voluta dal regista. Richard Kelly, infatti, lo utilizza per innalzare la pellicola a qualcosa di più filosofico, di più epidermico.
L’interpretazione più accreditata, che risulta anche quella più appropriata e sensata, è quella della dimensione parallela. Frank (il coniglio travestito che vive nel subconscio del protagonista), deceduto nella realtà, sarebbe capace di tornare indietro nel tempo per cercare di dare un senso agli eventi. Il suo scopo è impedire l’errore, il paradosso creato dalla caduta del reattore di un boeing proprio sopra l’abitazione di Donnie. Difatti Frank lo attira fuori di casa e, pochi minuti dopo, lo stesso reattore precipita nella camera da letto del protagonista, distruggendola.
L’universo primario nel quale viviamo è pieno di pesanti fardelli e mortali pericoli. Guerra, carestia, pestilenza e disastri naturali sono eventi comuni. La morte arriva per tutti noi. La quarta dimensione del tempo è una solida costruzione, nonostante essa non sia impenetrabile. Gli incidenti, quando il tessuto della quarta dimensione viene danneggiato, sono incredibilmente rari. Se si verifica un Universo Tangente (universo parallelo del multiverso), esso sarà altamente instabile, sostenendosi e sopravvivendo per poco più di alcune settimane, quando collasserà su sé stesso, formando un buco nero all’interno dell’Universo Primario, capace di distruggere tutta l’esistenza umana.
Donnie così, ha l’opportunità di vivere per 28 giorni nell’Universo Tangente. In questa sfida tra spazio e tempo, nella lotta tra futuro e passato, Donnie sceglierà di sacrificarsi. Tramite il wormhole, una scorciatoia/cunicolo temporale, il ragazzo tornerà alla notte del 2 ottobre 1988. Una volta giunto lì, sceglierà volontariamente di morire nella sua camera, ricollegandosi all’inizio del film. Tutti coloro che hanno incontrato e interagito con Donnie durante il breve periodo dell’Universo Tangente, avranno come memoria solo un vago e sbiadito ricordo nella realtà. Tutto si ridurrà a un’amara sensazione, un vuoto incolmabile che li spingerà a svegliarsi in lacrime durante la notte.
La mente può dimenticare, ma la consapevolezza rimane insita in noi. La scelta di Donnie avrà delle conseguenze, poiché la madre e la sorella non moriranno nella tragedia in aereo. Gretchen, la ragazza di cui era innamorato, non verrà investita a morte da Frank e quest ultimo non verrà né ammazzato da Donnie né diverrà il coniglio dei suoi incubi. Questo è l’unico modo per rettificare gli eventi che porterebbero, in altri casi, alla distruzione totale del mondo a cui appartengono tutti i personaggi coinvolti in quest’opera.
Tutto è il presente. Il peggio non è mai finito, e la parte migliore è sempre in procinto di aprirsi. La linea del tempo, dove rimuovere attraverso il passato le colpe e progettare idealmente il futuro, non migliora l’uomo, né lo redime, ma crea solo possibili incontri e oblii coscienziosamente impenetrabili.
Dunque tutti pronti a correre al cinema il prossimo 3, 4 e 5 giugno per vivere Donnie Darkocome non lo avete mai fatto!