Tutto il mio folle amore: Salvatores alla massima potenza

In anteprima la nostra recensione di Tutto il mio folle amore, nuovo film di Gabriele Salvatores. Una fiaba struggente che vi catturerà

tutto il mio folle amore
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Presentato fuori conconcorso alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia, dal 24 Ottobre al cinema arriva un nuovo, piccolo gioiello firmato Gabriele Salvatores: Tutto il mio folle amore. Ecco la nostra recensione in anteprima.

“Ma queste son parole / E non ho mai sentito / Che un cuore, un cuore affranto / Si cura con l’udito / E tutto il mio folle amore / Lo soffia il cielo / Lo soffia il cielo, così.” (Pier Paolo Pasolini, Cosa sono le nuvole)

Era il lontano 1968 quando Pier Paolo Pasolini firmava Cosa sono le nuvole: episodio del film Capriccio all’italiana, con Totò e Ninetto Davoli nella parte di due miserabili marionette, specializzate nell’interpretazione dell’Otello di William Shakespeare. L’episodio (che oggi chiameremmo cortometraggio) resterà l’ultimo film di Antonio De Curtis, detto Totò, nonché uno tra i momenti più alti nella cinematografia del poeta Pasolini. Il netturbino di Cosa sono le nuvole, per altro era anche il cantante più famoso d’Italia, Domenico Modugno. Oggi quell’indimenticabile, struggente ritornello del disamore, diventa anche il titolo del nuovo film di Gabriele Salvatores: Tutto il mio folle amore.

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Tutto il mio folle amore: una fiaba dolceamara e fiabesca

Via Modugno e Pasolini, Gabriele Salvatores torna così alla struttura filmica più vicina al suo cuore: il road movie, il racconto di formazione.

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Memore di Totò e Ninetto, come fulcro del film Salvatores sceglie una relazione padre-figlio assolutamente disfunzionale, ma a suo modo perfetta. Willy (Claudio Santamaria) è nientemeno che “il Modugno della Dalmazia”: cantante e chitarrista sregolato, che ha scoperto come sbarcare il lunario suonando tra feste zingare e sagre paesane oltre il confine dei Balcani. In un inaspettato sprazzo di lucidità, Willy ha deciso di incontrare suo figlio: un ragazzo di sedici anni che non ha neanche visto nascere. Doveva essere il classico passaggio esistenziale, il fatico momento della maturità. Ma Willy non aveva messo in conto che Vincent (Giulio Pranno) potesse essere affetto da una grave forma di ritardo mentale.

In realtà, parole specifiche nel definire il disturbo non sono mai pronunciate in Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores: libero adattamento del romanzo Se ti abbraccio non avere paura di Fulvio Ervas (2012). E se il film è una fiaba straordinariamente buffa, dolce e commovente, preparatevi a versare calde lacrime di fronte alle foto di Andrea e Franco, già che questi personaggi si ispirano a una storia vera.

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La mamma di Vincent e il suo papà adottivo sono interpretati da due straordinari Valeria Golino e Diego Abatantuono. Ma se il cast al completo presenta un equilibrio da stato di grazia, il nuovo film di Salvatores colpisce grazie a un attore che è una vera rivelazione: Giulio Pranno. Era forse dai tempi di Buon compleanno Mr. Grape – opera che ha rivelato al mondo il talento dirompente di Leonardo Di Caprio – che non si vedeva un ragazzo rappresentare i disturbi dello spettro autistico con tanta delicatezza, efficacia e precisione.

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Salvatores firma così un’opera che torna alle radici: una parabola che attraversa i Balcani di Emir Kusturica, celebra il viaggio, Modugno e il Rock’n’roll, per celebrare la bellezza della diversità.

Tutto il mio folle amore è probabilmente uno tra i migliori film nella strana carriera di Salvatores. Sconsigliato ai cinici e agli spettatori più sprezzanti, è invece un’opera sentimentale ma non sentimentalistica, che sa essere dolceamara, fiabesca ma concreta.

Insomma: un film che farà la gioia dei fan storici di Marakesh Express e Mediterraneo (premio Oscar come miglior film straniero nel 1992), ma anche di Nirvana (1997) e Denti (2000).

Da non perdere il nostro Claudio Santamaria nella parte del cantante da crociera fallito: la sua reinterpretazione dei classici di Modugno, da sola, vale il prezzo del biglietto.

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