Moriva 23 anni fa Tupac Shakur, cambiando per sempre le sorti dell’hip-hop. Il Principe del rap veniva colpito da 4 colpi di pistola il 7 settembre, per poi spirare dopo una settimana di agonia a causa delle gravi ferite riportate. Proiettili ancora oggi avvolti nel mistero, che hanno da subito alimentato teorie del complotto e complicate narrazioni che, a mano a mano, hanno implicato sempre più persone. E tuttora permane intorno alla vicenda una fitta nebbia che nasconde la vera storia della fine di Tupac.
Diversi tra film, documentari e serie tv hanno cercato di fare luce sulla questione. I dubbi sulla vicenda hanno chiesto a gran voce una verità mai realmente scovata. Così, da promettente attore protagonista in pellicole come Juice o Poetic Justice, Tupac è diventato il protagonista tristemente assente di una serie di opere a lui dedicate, che se non altro hanno avuto il merito di onorare la memoria della sua cardinale figura.
La serie si snoda su tre livelli temporali differenti, rendendo ritmata e complessa un’interessante serie true crime. L’indagine riaperta dai due detective Russell Poole e Greg Kading si alterna infatti alle sequenze che raccontano la storia dei due rapper, prima della loro prematura scomparsa e dopo. Le performance di Wavyy Jonez e Marcc Rose, già interprete di Tupac in Straight Outta Compton, sono grandi prove attoriali che donano un ulteriore respiro di realismo a quest’opera biografica.
All Eyez on Me (2017)
Nonostante il fiume di critiche che ne hanno accompagnato la produzione e l’uscita, All Eyez on Me rimane un’ispirata apologia della travagliata vita di Tupac. La parabola si snoda dal marchio a fuoco del Black Panther Party alla sua scomparsa, senza indagare il fumo che oscura la verità . Non si concentra sulla morte, quindi, ma sulla vita di Makaveli.
La sensibilità che gli ha permesso di deviare il rap dalla strada verso feroci critiche sociali. Il contraddittorio rapporto con Biggie fino al mitologico dissing di Hit ‘em up. La faticosa ascesa e la consacrazione di All Eyez on me, che presta il nome alla pellicola. Un’esistenza breve e sofferta, ma densa e significativa, raccontata in un biopic con la giusta dose di romanzesco.