Joe “Djo” Keery esordisce con una piccola gemma neo-psichedelica
Tutti conoscono Joe Keery per il suo ruolo nella celebratissima serie Stranger Things, serie nella quale l’attore interpreta il personaggio di Steve. Ma si dà il caso che Keery sia, come diversi dei suoi colleghi nel cast (tra i quali Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo e anche Maya Hawke) attivo anche in campo musicale. Già chitarrista del gruppo psichedelico Post Animal, con il quale ha pubblicato due album, ora Keery si è dedicato ad un’attività da solista.
Djo (chiara storpiatura del suo nome) è il suo progetto musicale, e Twenty Twenty è il suo primo album. Un album oltremodo sorprendente, considerato che non si tratta dell’attività principale dell’attore, ma di una specie di distrazione secondaria, a margine della sua carriera televisiva e cinematografica. Non sappiamo in quanti ci avrebbero scommesso, ma Twenty Twenty è davvero un ottimo album.
Lo stile è aggiornato a tutte le tendenze musicali più gettonate in territorio alternative: neo-psychedelia, electropop, bedroom pop, synthpop. Ci si sente un po’ di Pond, un po’ di Beck, un po’ di Panda Bear, un po’ di Mac DeMarco, e immancabilmente un po’ di Tame Impala. L’estetica retro-futuristica anni ’80 (immancabile per chi ha recitato in Stranger Things) c’è, ma non è preponderante, e lascia spazio a un songwriting competente e, nel suo piccolo, originale.
Questo primo album di Djo è un prodotto superlativo, dalla produzione curatissima, mai noioso e con una serie di canzoni che funzionano benissimo su tutti i livelli: soprattutto Personal Lies, ma anche Roddy e Ring. C’è spazio pure per un momento vaporwave (Total Control) e per un episodio più garage alla Ty Segall (Flash Mountain). Insomma, un’avventura, questa di Djo, che sembra ripagare l’impegno e spingersi ben più in là di quanto ci si aspetterebbe.