Venezia 76, recensione di Chiara Ferragni Unposted: come ti vendo il “sogno”
In anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia abbiamo visto anche Chiara Ferragni Unposted. Ecco la recensione del controverso documentario di Elisa Amoruso, che uscirà in sala dal 17 al 19 Settembre, poi su Amazon Prime Video.
Al giro di boa della seconda settimana, sbarcano alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia due ospiti decisamente anomali: Chiara Ferragni e Fedez, celebri anche come Ferragnez.
Unapioggia di critiche e un certo sconcerto avevano già accolto la notizia che il documentario Chiara Ferragni Unposted (stasera alle 21:20 su Rai 2), prodotto da Memo Film con Rai Cinema e Amazon Prime Video, sarebbe stato presentato in anteprima mondiale a Venezia 76.
Per quanto si tratti di una sezione collaterale, denominata Sconfini, Chiara Ferragni Unposted non era certo un titolo che ci aspettavamo di vedere nel programma del più antico festival di cinema al mondo. Eppure, prima di scadere in facili critiche, abbiamo atteso di vedere effettivamente il film scritto e diretto da Elisa Amoruso.
Com’era prevedibile, non parliamo di un documentario che scelga un punto di vista critico, né tantomeno di giornalismo d’indagine. Ma Chiara Ferragni resta un’imprenditrice troppo abile e capace per divulgare un film banale, che si limiti alla mera operazione auto-celebrativa.
La struttura del film è più sottile e meno scontata. Nella sua confezione hollywoodiana, Chiara Ferragni Unposted alterna un’estetica glamour a una pretesa verità di emozioni e sentimenti. Mentre, ovviamente, illustra una vita e un’immaginario attentamente costruiti in ogni singolo dettaglio.
Non ha toni d’inchiesta, ma neanche l’ovvietà di un filmetto patinato; e se lo sguardo critico dovrebbe appartenere al regista, ma anche allo spettatore, il documentario sull’ascesa della più grande influencer del panorama internazionale non andrebbe rifiutato prima di un’attenta visione.
Sarebbe un peccato se Chiara Ferragni Unposted restasse un film relegato a due sole categorie di spettatori: chi già la idolatra, e chi cerca solo nuovo materiale per odiarla. Il documentario si presta invece a una serie di riflessioni importanti, serie e anche dolorose, che riguardano il nostro tempo, spaziano dell’emancipazione femminile alla nostra percezione della felicità.
E se parliamo di affermazione e realizzazione personale, a prescindere dal genere e dall’orientamento sessuale, il film chiarisce certamente un punto, ovvero l’idea che chiunque, con impegno e determinazione, possa realizzare i propri sogni è ancora un concetto molto pervasivo. Ma soprattutto: una narrativa che garantisce incassi multimilionari.
Difficile giudicare il documentario al netto delle valutazioni sul contenuto e le considerazioni personali su Chiara Ferragni, che con il 2019 festeggia il decimo anniversario di The Blonde Salad: il fashion blog che le ha garantito il successo planetario.
Chi la credeva solo una meteora, ha visto invece quel successo crescere in maniera esponenziale. L’ha vista diventare icona, cambiare le regole del gioco. E mentre il mondo della moda riscrive il proprio paradigma, Chiara non si presenta neanche più come influencer, ma imprenditrice digitale.
Anniversari a parte, Chiara Ferragni Unposted è un film abilmente orchestrato per celebrare tutta una serie di vittorie ben più significative.
Nell’ultimo biennio Chiara è diventata CEO, ovvero amministratore delegato di due società: TBS Crew, la realtà dietro The Blonde Salad, e Chiara Ferragni Collection, un sito di e-commerce legato ad una linea di abbigliamento e accessori che può vantare un fatturato da decine di milioni di euro.
Nel mentre, celebra anche la nascita di suo figlio Leone e il matrimonio con il rapper Fedez: un evento mediatico che la rivista Forbes considera al pari del Royal Wedding tra Kate Middleton e il Principe William d’Inghilterra.
Sul piano formale, Chiara Ferragni Unposted è un film che corrisponde alla sua protagonista: l’estetica è decisamente hollywoodiana, studiata per un pubblico internazionale.
La regista sa alternare fotografia e montaggio da videoclip con una più impeccabile eleganza documentaria. Ma certo, del cosiddetto cinema del reale, non resta che una memoria lontana.
La struttura è bilanciata abilmente per emozionare i fan, senza escludere interventi critici di giornalisti, imprenditori e influencer del settore moda. Ma l’unica voce davvero fuori dal coro è quella dell’editor-in-chief di Vanity Fair Italia, Simone Marchetti, che senza mezzi termini definisce gli influencer come Chiara Ferragni pagine pubblicitarie viventi.
Una definizione di per sé inquietante, non solo per il valore economico di queste pagine umane in costante movimento. Ma perché questa pagina particolare, Chiara Ferragni, ha cambiato le regole del gioco esponendo la sua vita e la sua persona ad un’infinita diretta, che dal blog The Blonde Salad ha trovato in Instagram la sua definitiva consacrazione.
Il film mostra una persona costantemente sotto i riflettori, costantemente circondata da stilisti e collaboratori. Ma in fondo, il mistero Ferragni, il segreto della sua ascesa, potrebbe nascondersi proprio nell’allegria e la spontaneità che non sembra aver mai perduto.
Il vero nodo dove il film si rivela artificiale, è contraddittorio come il messaggio alla base di quest’impero. Potete farcela da sole. Non avete bisogno di nessuno. Credete nei vostri sogni e tutto può accadere.
E dire che il documentario mostra Chiara fin da bambina, filmata e fotografata dalla splendida madre, che proveniva proprio dal mondo della moda. Vedremo una famiglia ricca e felice, che unisce le tre sorelle Ferragni in un team apparentemente indivisibile.
Poi vedremo un marito come Fedez, che sembra ormai vivere praticamente di luce riflessa. Vedremo soprattutto uno stuolo di collaboratori onnipresenti, amichevoli e solerti, pronti perfino ad allacciarle le scarpe, metterle il chewing-gum in bocca. Farcela da sole?
È certo nobile combattere per l’idea che le donne possano essere completamente autonome e indipendenti ma forse, chi ha vissuto solo una dimensione tanto privilegiata, non dovrebbe speculare su certe illusioni, pericolose per chi davvero sa cosa significhi essere solo al mondo.
E la macchina dei sogni, dopo aver visto il film, sembra sempre più una fabbrica mortale, pronta a generare incessantemente frustrazione e tristezza.
Chiara Ferragni Unposted è un documentario che sembra avere principalmente un obiettivo: demolire elegantemente il mito che Chiara Ferragni debba tutto all’ex fidanzato Riccardo Pozzoli.
Cancellare l’idea che lei fosse solo immagine, mentre il giovane imprenditore laureato in Bocconi creava The Blonde Salad sulla base di un autentico business-plan e un cospicuo investimento iniziale. Per quanto Chiara resti sempre tenera nei toni, alcune informazioni sull’ex sono decisamente pesanti, soprattutto perché prive di contraddittorio.
E soprattutto, anche rivelazioni così negative non bastano a cancellare l’evidenza. Se davvero la Ferragni ha un talento straordinario, è quella della direttrice d’orchestra: una donna che sa riconoscere e assoldare i migliori professionisti, compresa le regista e le autrici di questo film. E il risultato è un esercito fedele, che saprà certo portare avanti ancora il suo successo, rilanciando sempre la posta.
Chiara Ferragni Unposted resta un documentario da vedere, meditare, analizzare senza pregiudizi. Anche se alla fine del film, saranno in molti a provare un senso di profonda mistificazione.
Un’immagine su tutte: il rapper Fedez argomenta come lui e Chiara non abbiano mai sfruttato il figlio Leone a scopi commerciali. Stacco. La macchina da presa inquadra la coppia felice col bambino. Il neonato porta una tutina, e il nome del brand è stampato a caratteri cubitali.