Il cinema italiano contemporaneo continua a gareggiare ad armi pari con quello internazionale alla Mostra di Venezia, oggi con Martin Eden (stasera alle 21.20 su Rai 3).
Come una rappresentante prescelta del bel paese, la Campania è stata la favorita degli italiani in concorso e non. Dopo Il sindaco del rione Sanità e 5 è il numero perfetto, oggi tocca alla trasposizione cinematografica di Martin Eden, che Pietro Marcello sceglie di far sbarcare proprio a Napoli. Il capolavoro di Jack London rivive così in un contesto completamente nuovo, ma sicuramente perfetto per la traiettoria del film.
Quale migliore scenario per un marinaio illetterato che incontra l’amore e la cultura, legandoli indissolubilmente alla propria vita. Luca Marinelli così porta in scena il suo intenso e tragico Martin Eden, spazzando via con il suo conclamato talento qualsiasi possibile dubbio su un film non esente da difetti. Se è vero che chiunque non può che essere d’accordo sulla sua magnifica performance, è altrettanto evidente che il solo attore non è sufficiente alla perfetta riuscita del film.
Il linguaggio che sceglie Pietro Marcello è estremamente interessante.
Il regista sfrutta al meglio anche la bellezza dei suoi protagonisti. Alcuni primi piani sono dei veri e propri ritratti, capaci di trasmettere da soli l’intensità emotiva del dramma. A questi si alternano campi lunghissimi che un documentarista come Pietro Marcello padroneggia con capacità e parsimonia. Senza dubbio nella prima parte del film l’autore riesce a esprimersi al meglio, completando la ricercata fotografia con onirici innesti narrativi: l’autore è impressionistico anche nel montaggio, utilizzandone soprattutto le strutture descrittive. Sogni, ricordi e racconti di Martin Eden si miscelano in magnifiche immagini che, quasi come ispirato dal giovane Picasso, Marcello dipinge solo con tinte di blu o di seppia. Ciò arricchisce un film che fa dello stile registico un suo punto di forza assoluto.
Non riesce a fare altrettanto nella seconda parte.
Pur rimanendo un’ottima messa in scena, il secondo atto affretta i ritmi della storia, con qualche ellissi di troppo su un racconto che fino a quel punto era stato gestito con compostezza. Sicuramente sua più grande debolezza, il film perde così la coesione che lo avrebbe reso una grande opera. L’assenza della commistione di stili che lo aveva caratterizzato fino a questo punto disperde il fascino della narrazione, che si ritrova così a diventare inutilmente tronfia.
Martin Eden è in pole per il premio come miglior film italiano.
Pietro Marcello riesce a marcare con la sua impronta autoriale un soggetto non nuovo a trasposizioni cinematografiche. Con originalità , il regista ne offre una sua visione interessante, forte di uno dei migliori attori italiani della scena. Allora forse è mancato all’autore il coraggio di sostenere le sue idee fino alla fine, scegliendo un compromesso che finisce per indebolirle. Un ottima visione che anticipa di pochi giorni l’uscita nelle sale. Il 5 settembre sarà infatti nei cinema di tutta Italia, pronto a presentarsi al grande pubblico nella sua, imperfetta, bellezza.