Nel 2009 Chris Cornell pubblicò un disco molto controverso: Scream
Scream, il terzo album da solista di Chris Cornell, esce nel 2009. E subito crea scandalo, perché si tratta, inutile girare intorno al termine, di un album pop. Cosa che suscita non poca indignazione tra i fan del musicista, dato che si parla di una delle figure centrali della scena grunge, storico frontman e leader dei Soundgarden, e più recentemente attivo assieme agli ex.membri dei Rage Against the Machine nel supergruppo Audioslave. In tutti questi casi, si parla di rock.
Come nasce questo album tanto diverso dal resto delle produzioni del celebre cantante? Presto detto: nel 2007, Chris Cornell approccia il famoso produttore pop Timbaland, il quale in quel periodo sta lavorando con artisti come Justin Timberlake, Madonna, Nelly Furtado e Rihanna. Insomma, cose ben lontane dai suoni rock dei Soundgarden. Da Timbaland, infatti, Cornell voleva dei remix del suo album precedente, Carry On (2007). Ma tra i due scatta qualcosa, un’intesa forse, e si ritrovano a scrivere insieme un intero album nel giro di sole sei settimane.
L’album, visto né più né meno che come un tradimento dall’intera comunità rock, è evidentemente influenzato in ogni sua parte da un sound electropop che elimina quasi del tutto le tanto amate chitarre e propone suoni elettronici, scandalosamente dance, molto orecchiabili e adatti per la radio. Il fatto curioso è che oggi una cosa del genere non creerebbe questo enorme scandalo: l’elettronica, anche di varietà easy-listening, è ormai sdoganata anche nelle produzioni rock più mainstream (prendiamo Noel Gallagher).
All’epoca le reazioni sono alquanto negative. Trent Reznor dei Nine Inch Nails arriva a twittare che secondo lui l’album è “imbarazzante”. Ma davvero è così? Certo, chi oltre alla voce di Chris Cornell cerca le chitarre grungy e distorte che hanno accompagnato tutta la sua carriera, non è di sicuro in questa direzione che deve guardare. Tuttavia, giudicato coi parametri di oggi, Scream non è definibile come un lavoro malriuscito. Anche se sarebbe meglio attribuirne la paternità non al solo Chris Cornell, ma ad una collaborazione alla pari con Timbaland e con il suo collaboratore Jim BEANZ, che compare come co-autore di quasi ogni traccia.
Detto questo, il disco tira fuori suoni interessanti, che in fondo sottolineano le qualità vocali di Cornell e ne allargano la visione artistica, come provano le code di commento in ogni canzone. Un disco quindi rischioso, che si potrebbe definire quasi pionieristico, che osa sfidare le convenzioni dell’epoca e valicare in modo definitivo e quasi provocatorio i confini dei generi. Anche se non fosse stata questa l’intenzione, secondo noi Scream va oggi riletto così, anche in seguito alla scomparsa del grande cantante e in una retrospettiva completa della sua carriera.