Quello che Lana Del Rey fa nel suo nuovo album, Norman Fucking Rockwell, è fondamentalmente la stessa cosa che ha fatto negli ultimi sette anni. Canzoni lente, malinconiche, volutamente lamentose, seducenti ma in una maniera nichilista, cinica, rassegnata quasi. La sua ormai proverbiale tristezza si fa sentire forte e chiara.
In questo disco Lana si indirizza decisamente verso arrangiamenti classici, tradizionali, con forte utilizzo di pianoforte e orchestrazioni, tenendo naturalmente la sua voce al centro. L’elettronica è molto poco presente, e la tracklist si configura piuttosto come una collezione di canzoni pop malinconiche create per scacciare la forzata allegria dell’estate.
Norman Fucking Rockwell è esattamente quello che ci si aspetta da lei
Detto questo, Lana si rivela ancora bene ispirata, e diverse canzoni lo provano: Mariners Apartment Complex, Fuck It I Love You, Doin’ Time, The Greatest, Happiness is a Butterfly. Tutte canzoni che funzionano, trascinate soprattutto dalle intuitive melodie in crescendo recitate dalla voce della cantante.
Voce che ormai, a distanza di sette anni da Born to Die, sa bene cosa fare e come farlo. In questo senso, Norman Fucking Rockwell sarà di sicura soddisfazione per tutti i fan di Lana, e per tutti coloro che, come lei saranno ben contenti di rinchiudersi tra le pareti grigie di questo disco e scacciare i colori e l’allegria e il sole.