Gaspard Augé e Xavier de Rosnay non si fermano e confezionano uno dei live più incredibili della storia della musica.
Nel periodo d’oro dell’electro music e dell’EDM arrivarono come un fulmine a ciel sereno i Justice. Da quel momento il duo francese ha collezionato incredibili successi sia lato pubblicazioni che live. È proprio dai progetti, sempre più elaborati e ambiziosi, ideati per i palchi di tutto il mondo che nasce il nuovo e incredibile lavoro dei Justice – Iris: a Space Opera.
Il nome potrebbe trarre inizialmente in inganno. A scatola chiusa si potrebbe benissimo pensare a un opera simile a The Wall dei Pink Floyd, Tommy dei The Who oppure Interstella 5555 dei Daft Punk. I Justice hanno invece puntato altrove. Niente film musicati, niente spazi sconfinati o trame intricate. Tutto ciò che serve è la musica.
Suoni, luci, fotografia, scenografia e regia fusi in una singola opera.
Prima di entrare dentro al film, tutto il progetto viene spiegato minuziosamente dalla band e dagli addetti ai lavori. La spiegazione dura mezz’ora e potrebbe risultare indigesta. Questa scelta fa parte invece di un disegno e lo completa incredibilmente. Il taglio documentaristico aiuta a capire come l’immenso lavoro dei tecnici sia stato tanto minuzioso quanto stupefacente. Le riprese sono durate solamente 2 giorni ma la preparazione dev’essere stata massacrante e risulta il vero fulcro di tutto il progetto. Come il titolo aiuta a intuire, la luce è la coprotagonista dell’intero film. L’iris è un quarzo che mostra notevoli caratteristiche iridescenti e i Justice le hanno assimilate per inserirle nel loro film.
Come spiegato bella prima parte, l’idea di inserire un pavimento completamente riflettente non era nei piani iniziali. In realtà questa scelta è un tassello fondamentale del puzzle. Le prime sequenze sono da pelle d’oca e mischiano immagini che richiamano l’infinito spazio profondo che lasciavano il posto a riprese più vicine, con luci che rievocano le immagini dei vecchi film di Ridley Scott. Safe and Sound diventa pura arte dando l’impressione di poter toccare con mano ogni nota. Verrà spesso da pensare se quello che stiamo vedendo sia veramente reale, se davvero è tutto creato solo da quei 3 elementi fondamentali.
Quello che poteva sembrare un titolo ingannevole, un live mascherato da prodotto per il cinema, lascia il posto a qualcosa che risulta ben più di un film. Iris: a Space Opera by Justice risulta una vera e propria opera d’arte concettuale. L’impatto visivo e sonoro sembrano ineguagliabili e potrebbero essere un punto di riferimento essenziale per un nuovo tipo di prodotto. Purtroppo la visione al cinema è destinata a essere un evento quasi irripetibile ma il tutto potrebbe essere gustato con un ottimo impianto home video o, perché no, in futuro con cuffie e visore.
Cinema + Justice = Iris a Space Opera!
Come consigliato prima della visione, il film è decisamente sconsigliato a soggetti fotosensibili e/o a rischio epilessia. Durante la visione è successo infatti di dover momentaneamente far riposare gli occhi durante le sequenze in cui le intermittenze o le fortissime luci bianche erano al loro massimo. Una volta prese le dovute precauzioni, l’ultima fatica dei Justice sarà uno spettacolo unico e consigliato non solo agli amanti della musica elettronica.
Il palco costellato da strumenti musicali posizionati in maniera maniacale si trasforma nella console di un’astronave interstellare. Come in ogni odissea nello spazio che si rispetti, durante il viaggio non tutto andrà liscio e arriverà una massiccia dose di Stress. Il grande successo del duo, presente nell’iconico album Cross, funge da spartiacque. La prima parte della loro esplorazione spaziale risulta eterea e visionaria, poi arriva Stress e tutto cambia. La melodia martellante riporta alla memoria una situazione di pericolo e le luci completamente rosse fanno pensare a un allarme, una minaccia imminente.
Da quel momento la loro spedizione cambierà radicalmente e avvertiremo la presenza di una nuova specie, di un qualcuno o qualcosa che si mostra tramite suoni e luci. I pochi inserimenti esterni, in CGI, non sono ingombranti ma, soprattutto nell’atto finale, risultano invece finemente inseriti nel contesto. Farà la sua apparizione anche la croce, il loro simbolo, e Audio, Video, Disco metterà la ciliegina sulla bellissima torta targata Justice. Una menzione d’onore va a Lewis, Vincent Lérrison, tecnico luci che, completamente live e con pochissimi automatismi, segue in tour la band e ha illuminato questa piccola grande opera d’arte.