Nonostante venga incasellata come una commedia, The Meyerowitz Stories può e deve essere considerata a buon diritto, quantomeno, una commedia drammatica.
Nonostante in pochissimi avrebbero potuto scommettere sull’accoppiata Sandler-Stiller, il risultato è stato poderoso. Noah Baumbach ritrae in maniera nitida e realistica una famiglia disfunzionale, per usare una categoria cara a Netflix, e confeziona una delle migliori produzioni originali a disposizione sul catalogo.
La vicenda è indubbiamente imperniata sui condizionamenti familiari che, in modo irreversibile, condizionano le nostre vite. La famiglia descritta da Baumbach è una famiglia disgregata da rimorsi e risentimenti insanabili che si riverberano quotidianamente sulle vite dei protagonisti.
Il nucleo familiare è tutt’altro che quello canonico e stereotipato della felice famiglia borghese. Ognuno dei protagonisti ha condizionato e condiziona la vita degli altri, con figure totalmente agli antipodi per le loro contrapposte personalità . L’arte e il sentimento si contrappongono al raziocinio e al business.
All’interno di questa grottesca commedia nera, merita una speciale menzione un grandissimo Dustin Hoffman, vero e proprio misantropo e mattatore della scena, che assurde al ruolo di polo catalizzatore delle azioni e degli eventi che ruotano, quasi interamente, intorno alla sua personalità burbera e sofferente.
4) Il caso Thomas Crawford
Non può che meritare un posto in questa classifica uno dei migliori thriller messi a disposizione dal catalogo Netflix. Il caso Thomas Crawford è un finissimo duello psicologico che vede contrapporsi un sinistro pianificatore, interpretato da un grande Antony Hopkins e un avvocato in ascesa, Ryan Gosling.Il dolore è conoscenza, lezione che Crawford ha egregiamente appreso dal tragediografo greco Eschilo e che mette a frutto grazie ad un piano cinico e spietato.
Tuttavia il vecchio lupo e il giovane rampollo mostrano una perversa forma di attrazione reciproca, dettata dal desiderio di conoscere la natura del proprio avversario.
Ed è proprio su questo punto che si giocherà la partita. Chi riuscirà ad aggiungere un tassello in più rispetto al proprio avversario, sarà il vincitore. Gregory Hoblit affianca così all’impianto della narrazione giudiziaria una storia sul potenziale distruttivo dell’ego umano e sul masochismo insito in ognuno di noi.
5) Fino all’osso
Altro film targato Netflix sulla malattia, ma con approccio e presupposti totalmente diversi. To the Bone tratta la vicenda della giovane Ellen, ragazza con problemi familiari e che ha sviluppato una forma di anoressia nel corso degli anni. Marti Noxon racconta la storia di questa ragazza con un approccio forte, prendendo di petto il disturbo con scene brutali, ma realistiche che scuotono lo spettatore.
I luoghi sono spogli e asettici, perfettamente aderenti alla depersonalizzazione totale del soggetto messo in scena. L’approccio del regista è molto lucido, in quanto l’anoressia viene analizzata e descritta come una dipendenza da tossici, per la quale la continua privazione del cibo genera una libidinosa euforia.
Il contesto in cui Ellen vive è una cornice di continua colpevolizzazione, perpetrata da parenti che trattano la persona come un vero e proprio problema.
Consapevole di ciò, nella sua inconsueta terapy house, il dottor Beckham, intepreato da Keanu Reeves, propone un metodo di riabilitazione in cui l’anoressia non assume le vesti di un problema. Il problema viene trattato alla stregua di un conflitto da risolvere alla base.
Un conflitto fra tensione atavica verso la morte e voglia di vivere, che viene più volte stimolata dallo stesso dottore attraverso vari metodi. Il rischio che il film assumesse i contorni di un teen drama strappalacrime era concreto, ma è stato eluso egregiamente.