Mindhunter 2: le storie vere dei serial killer

La seconda stagione di Mindhunter ci ha presentato altri serial killer. Ecco le storie vere di questi folli e crudeli criminali

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Mindhunter 2: le storie vere dei serial killer

William “Junior” Pierce

serial killer

Tra i meno noti serial killer della storia, il nome di Junior Pierce è stato portato alla ribalta proprio da questa stagione di Mindhunter. La serie lo ritrae come un criminale con un basso quoziente intellettivo (Q.I. 70) e una scarsa autostima, mascherata da un atteggiamento da uomo colto (sostiene di parlare sette lingue) che stona totalmente con il contesto reale. Il risultato è un’intervista tra l’orrore e il grottesco.

Prince non “debuttò” in carcere per omicidio bensì per aver rubato reiteratamente. Gli omicidi coincisero con il periodo della libertà condizionale. Infatti, dopo solo sette mesi di carcere — la condanna era tra i dieci e i vent’anni — Pierce fu scarcerato nonostante le preoccupazioni degli specialisti che sempre lo indicarono come soggetto pericoloso per “se stesso e gli altri”.

Una volta per le strade, Pierce aspettò appena un mese prima di compiere il suo primo omicidio. In quei mesi di condizionale, il killer pose fine alle vite di ben nove persone, tra cui la tredicenne Margaret “Peg” Cuttino, la figlia del deputato della Carolina del sud James Cuttino. Oltre alla bambina, Junior uccise una cameriera, una casalinga, un benzinaio, tre commessi di un negozio e un ragazzo di diciotto anni. Tutte le vittime donne furono anche violentate.

Ben presto, dopo aver collegato Pierce all’omicidio della signora Vivian Miles, la polizia arrestò l’uomo. Una volta in carcere, Pierce fu collegato anche agli altri otto omicidi, compreso quello della piccola Cuttino, adescata e rapita vicino a un chiosco di hamburger. Nonostante le prove, il killer ammise solo tre degli omicidi e indicò alle forze dell’ordine i luoghi in cui erano stati nascosti i cadaveri. A sua detta, lo fece per “dare pace alle famiglie”.

La fragile difesa non gli permise di scagionarsi e fu condannato ad un totale di ottocentottanta anni di carcere. Ad oggi è ancora vivo e continua scontare la sua interminabile pena.

William Henry Hance

hance

Come Pierce, anche William Hance aveva un quoziente intellettivo al di sotto della norma. I limiti cognitivi lo portarono ad elaborare una strategia discutibilissima con lo scopo di allontanare i sospetti e per indirizzare la polizia verso altre piste.

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Durante il 1978, in Georgia, furono uccise quattro donne nelle vicinanze di basi militari. Poco dopo, l’esercito statunitense ricevette una lettera da una presunta banda, composta da sette uomini bianchi, in cui sostenevano di aver rapito una donna e che l’avrebbero ammazzata se le autorità non fossero riuscite ad arrestare “lo strangolatore della calza”.

L’agente dell’FBI Robert Ressler (personaggio che ha ispirato Bill Tench) non credette mai al diversivo (dovuto anche alle numerose falle logiche nella strategia) e continuò a seguire la pista dell’unico assassino. Tenendo conto del fatto che la maggior parte delle vittime fossero prostitute, le indagini portarono al “rastrellamento” di tutti i bar della zona. Proprio in una delle retate, le forze dell’ordine arrestarono Hance, un militare dell’unità di artiglieria.

Hance fu accusato di aver ucciso quattro donne ma non fu mai provato il suo coinvolgimento negli omicidi de “lo strangolatore della calza”, attribuiti, poi, all’americano Carlton Gary.

A differenza degli altri casi esaminati in questo articolo, Hance andò incontro alla pena di morte. Venne giustiziato sulla sedia elettrica il 31 marzo 1994.

Wayne Williams, Atlanta Child Murders

williams

Il caso noto come Atlanta Child Murders e in cui era coinvolto il giovane assassino Wayne Williams fu uno dei più scioccanti della storia degli Stati Uniti, sia per l’età delle vittime (tutti bambini e adolescenti) sia per la sua componente razziale. Come ben spiegato in Mindhunter, le autorità ben presto si concentrarono su un profilo preciso: l’assassino era un uomo di colore. Le vittime in totale furono ventotto e tutte appartenenti alla comunità nera di Atlanta. Gli omicidi sommati alle tensioni ataviche tra la comunità bianca e quella nera (Atlanta era terra del KKK) portarono ad uno scontro razziale di vasta portata.

Williams fu fermato per la prima volta su un ponte della città, dopo che le autorità appostate sentirono provenire dal fiume un tonfo nell’acqua proprio mentre Wayne attraversava, a passo d’uomo, la strada con la sua macchina. Inoltre, Williams era dedito reclutare giovani talenti per il suo lavoro di promoter musicale. I numerosi sospetti e la presenza di un alibi tutt’altro che solido portarono all’arresto del giovane.

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Dopo una lunga e travagliata indagine resa difficile anche dalla tesissima situazione in città —la comunità afroamericana credeva fermamente che gli assassini appartenessero al KKK e che Williams fosse solo un capro espiatorio — l’omicida fu condannato a due ergastoli, evitando il terzo per mancanza di prove e sfiorando per un pelo la pena di morte, poiché in Georgia una terza condanna al carcere a vita avrebbe portato automaticamente alla pena capitale.

Dopo la condanna di Williams, gli omicidi cessarono nonostante quest’ultimo fosse stato condannato solo per due di questi: Nathaniel Carter, di ventisette anni, e Jimmy Ray Payne, di ventuno. Le prove che incastrarono il promoter furono delle fibre tessili trovate sia nella sua macchina che sul corpo delle vittime. Dopo la condanna le polemiche non si placarono facilmente, buona parte dell’opinione pubblica (soprattutto quella afroamericana) credeva che Williams fosse stato incolpato ingiustamente. A contribuire a questa convinzione ci fu anche la mancata risoluzione di buona parte degli omicidi.

Attualmente, Williams sta scontando la sua condanna in Georgia e continua a dichiararsi innocente.

Abbiamo escluso da questo articolo due criminali presenti nella seconda stagione di Mindhunter: il primo è Elmer Wayne Henley — complice del serial killer Dean Corll alias Candyman— semplice adescatore e autore materiale solo dell’omicidio dello stesso Corll, pertanto non ci sembra calzante inserirlo nella categoria “serial killer”. Il secondo, invece, è colui che chiamiamo “l’uomo coi baffi”, la cui storia ci accompagna sin dalla prima stagione di Mindhunter attraverso poche e brevi scene che ce ne fanno intuire l’evoluzione. Da uomo qualunque a efferato omicida seriale. Per quanto le storie vere siano esenti da spoiler, come ovvio che sia, preferiamo parlarvi di questo serial killer solo una volta che Mindhunter abbia completato il suo percorso.

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