Oz (insieme a Twin Peaks) può tranquillamente essere considerata la capostipite
delle serie tv moderne.
Nel lontano 1997, il canale via cavo HBO decise di fare un
esperimento che rivoluzionò per sempre il mondo della serialità. Produsse per
la prima volta uno show televisivo con episodi della durata di un’ora ciascuno,
nella speranza di riuscire a catturare la curiosità degli appassionati.
Il prodotto ideato da Tom Fontana riscosse un enorme successo, e gettò le basi per due capolavori del calibro di The Wire e The Sopranos. Al giorno d’oggi, nell’era del politically correct, è quasi impossibile vedere una serie tv così cruda, disinibita e provocatoria. Proprio per questo, la Scimmia ha deciso di proporvi un approfondimento che vi illustrerà 5 ottime ragioni per recuperare questa pietra miliare.
I penitenziari di massima sicurezza, sono da sempre location molto suggestive e affascinanti dove ambientare delle storie. Basti pensare a opere come Le Ali della Libertà, Il Miglio Verde, Prison Break o alla miniserie Escape at Dannemora.
La serie è ambientata in uno speciale “braccio” dell’Oswald State Penitentiary denominato Emerald City (chiaro riferimento al Mago di Oz), che nella versione italiana è stato tradotto come “Paradiso”. Quest’area è una creazione di Tim McManus, un visionario dirigente con un obiettivo (o sogno?) tanto ambizioso quanto folle: “correggere” l’indole dei detenuti attraverso attività alternative, in modo tale da renderli idonei al reinserimento nella società.
Le celle differiscono da quelle tradizionali, e vengono definite “acquari”. Come pesci d’acqua dolce infatti, i carcerati alloggiano in stanze circondate da vetri in plexiglas, tenute sotto stretta sorveglianza 24 ore su 24.
Chi si rende protagonista di un accoltellamento o di un’azione particolarmente grave, viene rinchiuso completamente nudo nella cosiddetta “buca”; una stanza sporca e senza finestre, simile ad una cantina, dove il colpevole avrà tutto il tempo per schiarirsi le idee.
Il 90% della serie è ambientata all’interno del penitenziario, e gli spettatori saranno costretti a vivere a stretto contatto con i detenuti, osservandone le ansie, paure e problemi. Questa caratteristica dona ad Oz un “che” di claustrofobico e opprimente.
2. Format rivoluzionario
Il format dei singoli episodi è qualcosa di rivoluzionario e assolutamente inedito. Le vicende infatti, vengono raccontate da un detenuto paraplegico di nome Augustus Hill (Harold Perrineau), che funge da narratore e cantastorie dell’intera serie.
Come nel più classico dei film alleniani, Augustusrompe la quarta parete, e coinvolge lo spettatore in riflessioni dall’alto contenuto filosofico. Durante queste scene, tutto si ferma.
L’atmosfera è resa ancora più onirica dalla presenza di un cubo rotante in plexiglas, dove il protagonista si trova durante i suoi lunghi e provocatori monologhi.
3. Kareem Said
Oz brulica di personaggi controversi e straordinari, ma Kereem Said (Eamonn Walker)ha risvolti etici, sociali e spirituali da non sottovalutare. Giudicato colpevole di incendio doloso aggravato, è stato condannato a 18 anni di reclusione, con la possibilità di usufruire della libertà vigilata non prima di 5.
Il nome Kareem in arabo significa nobile o generoso, caratteristiche che si
addicono perfettamente a questo detenuto.
Said è un personaggio pubblico, conosciuto in quanto scrittore di libri e attivista per i diritti dei neri negli Stati Uniti. È musulmano, devoto al credo di Allah e fermo sostenitore dei principi della non violenza. Tuttavia, reprimere la rabbia non è mai un bene, e Kareem Said si sente come un leone in gabbia, una bomba a orologeria pronta ad esplodere.
Si ergerà a leader carismatico, politico e spirituale della frangia musulmana; motivo per cui viene chiamato Imam o Ministro. Da segnalare anche un Christopher Meloni(Happy! e Law & Order) in grande spolvero nell’interpretare l’affascinante e misterioso Chris Keller.
4. Temi trattati
Ogni episodio affronta un tema interessante
e controverso, sviscerandolo fino al midollo:
Questi sono solo alcuni degli argomenti
che Oz utilizza per ammaliare lo
spettatore, catapultandolo in un’altra dimensione.
Un altro concetto molto affascinante e caro a questa serie tv riguarda la noia. Il tempo scorre lentissimo tra le mura di Oswald, e lo stile di vita ripetitivo e abitudinario rende i detenuti apatici, depressi e violenti. Tutto parte da lì, dalla mancanza di novità, e dall’impossibilità di investire il proprio tempo in maniera interessante.
Come ogni serie americana che si rispetti, anche il tema razziale/sociale ha un ruolo fondamentale nell’economia dell’intera narrazione. Le celle sono organizzate basandosi su religione, razza, credo politico e orientamento sessuale.
Perché in fondo il Paradiso è un esperimento sociale. Fa parte di un disegno più grande, che permette a Tim MCManusdi studiare e comprendere le tendenze degli esseri umani in determinati contesti.
5. Nessuna speranza
“Lasciate ogni speranza, o voi che entrate”.
Questa scritta,
posta sulla porta dell’Inferno Dantesco,
ammoniva i condannati che chiunque avesse superato tale soglia, sarebbe andato
incontro ad una pena crudele ed eterna.
Lo stesso accade
ad Oz. I detenuti sono costretti a
sofferenze talmente lancinanti, che sposteranno la soglia di sopportazione
dell’essere umano, su altri e inesplorati livelli. Nei rari casi in cui si
verificano eventi positivi, la giustizia divina interviene per ristabilire
l’equilibrio, gettando le loro miserabili vite in un oblio senza fine.
Con il passare
del tempo, i familiari e le persone care iniziano a prendere le distanze, la
fiducia viene meno e la solitudine prende il sopravvento su tutto quanto.
Oz ci farà capire che in determinate situazioni, forse, la
morte è la migliore delle soluzioni.
Nichilismo, scene di nudo integrale, pessimismo, crudezza, stupri…morte. L’ultima cosa che vorrete fare dopo aver visto questa sconvolgente serie tv, sarà finire in una cella buia e sporca, da soli, senza speranze o sogni da realizzare.