Una musica intensa e dolce accompagna un’esplosione di colori e fuochi. È Laika di ritorno nell’atmosfera e dal suo viaggio tra le stelle. Un corpo spento avvolto da colori accesi e dalle fiamme che lo bruciano, liberando sulla terra lo spirito della cagnolina più famosa della storia. Il fantasma di Laika inizia a vagare per l’atmosfera, ma basta un attimo per ritrovare la strada di casa.
Sta tornando a Mosca.
Space Dogs racconta la leggenda del cane dello spazio per eccellenza, un tassello fondamentale nell’infinita partita a scacchi tra Unione Sovietica e Stati Uniti, giocata tra le stelle. Il documentario portato Locarno 72 racconta la corsa al cosmo da un punto di vista poco approfondito, quello delle cavie animali mandate nello spazio. Ma la più cruenta e ovvia soluzione, mostrare le violenze subite dagli animali, lascia spazio a un’idea artistica di grande impatto, supportata da scelte registiche e fotografiche a “misura di cane” e da una grande abilità tecnica.
Il fantasma di Laika ci accompagnerà tra le strade di Mosca, sarà i nostri occhi e le nostre orecchie, così da mostrarci gli animali più coraggiosi, forti e impavidi che lo spazio abbia mai potuto toccare: i cani randagi di Mosca. Immagini suggestive e dolci della vita di strada dei cani russi, si alternano a momenti più duri, con immagini di repertorio dei test e delle missioni compiute dai tanti cani che seguirono Laika. Il film non disdegna una critica verso i metodi usati dai sovietici per i vari Laika, o verso le crudeltà giornaliere subite dai randagi. È però la vita di strada di questi animali a stregarci con la sua bellezza, una vita da cani filmata ad altezza cane, letteralmente. Space Dogs è composto da immagini romantiche, così vicine ai randagi di Mosca che non possono essere altro che elogiate, soprattutto per la pazienza e la grande abilità del cameraman, nel seguire gli animali come fosse uno di loro.
Una capacità sopraffina nel disegnare un racconto poetico e intrigante.
La camera segue pazientemente gli animali lasciando che i tempi si dilatino e dandoci il tempo di ammirare questo nuovo punto di vista sul mondo. Un documentario anticonvenzionale, che Elsa Kremser e Levin Peter ci hanno portato, sottolineando la difficoltà nel girare delle riprese così vicine ad un mondo poco accessibile. Space Dogs propone una visione poetica della storia reinventandola con meraviglia, chiedendoci nel bene e nel male di riflettere sui passi del progresso scientifico attuati dall’uomo.
Proprio come uno spettro canino ci immergiamo nel loro mondo, seguendoli nel loro scorrazzare senza tempo e senza fine. La loro dolcezza e la loro forza si mischia inesorabilmente alla loro natura brutale e animalesca, mostrandoci due facce della vita tra le strade di Mosca. A fianco della spettrale presenza canina troviamo una profonda voce narrante, memoria storica dei passi compiuti dall’uomo sulle zampe dei randagi di mosca, per raggiungere nuove celestiali frontiere. Ma i cani non saranno gli unici animali che incontreremo. Tra scimmie e tartarughe si esploreranno le varie bestie capaci di sfidare il buio dell’universo, fino ad arrivare ad una nuova spaziale specie: i figli del cosmo.
Gli eredi dei figli del Cosmo
La missione spaziale sovietica non si limitò infatti ad utilizzare molti dei cani più idonei trovati per le strade di Mosca, ma si impegnò a far accoppiare quelli che tornavano incolumi dalle missioni. La nuova prole dei cani astronauti era stata così battezzata: i figli del cosmo. Di questi cani oggi non ne rimangono molti, ma il loro spirito, come quello di Laika, si aggira ancora per le vie della Terza Roma; è racchiuso in tutti gli impavidi randagi che ogni giorno lottano per sopravvivere, protetti dalle loro stelle.